LA CUCINA ITALIANA 1943

RISCALDAMENTO A. . . POL P E T TE Col razionamento del combustibile, e il f reddo bi ibone che d' inverno spif- fera nell ' Italia settentrionale, bisogna t rovare il mezzo di supplire in qual- che maniera al carbone e alla legna. Bel discorso! E come si fa a t rova- re... un surrogato? Non è certamente cosa facile, ma si può, lambiccandosi il cervello, venire a degli accomodamenti anche con la pro- pria stufa. C'è sempre il vecchio e mai abbastanza lodato sistema delle palle di carta. Ma hanno lo svantaggio di svi- luppare poche calorie. Allora occorie t rovare un mezzo di far sì che ne ab- biano di più. Ho provato (e mi riesce abbastanza bene) un sistema, che, se non è l'ideale per la bellezza delle ma- ni, lo è almeno per il caldo della mia stanza. Come al solito, metto a bagno la carta (cii giornale, di tappezzerie vec- chie, di qualsiasi genere la trovi, com- prese le buste di tut te le lettere che ricevo). Lascio questa carta mol to tem- po nell 'acqua finché si spappoli propr io per bene e si riduca in poltiglia. Allora la levo, la strizzo, ma lasciandoci un pochino (poco poco poco) di acqua. Mi son fa t ta dare, in precedenza, della polvere di carbone da un carbonaio. Quel la polvere che rimane quando si vuotano le casse e i sacchi. Distendo la poltiglia di carta su un tavolo che si possa poi lavare, cosi da renderlo pu- lito nuovamente. Su la carta distesa, dello spessore di due centimetri circa, met to un bel po' di polvere di car- bone: la intrido bene con la carta come se facessi la pasta. Quando ho bene amalgamato la polvere di carbone alla carta, allora comincio a confezionare le palle. Quando sono fat te e ancora umide, le passo come se ' fossero pol- pet te da impanare, ancora una vol ta nella polvere di carbone. E le metto ad asciugare. Ci vogliono parecchi giorni perchè debbono seccare molto bene. Una volta asciutte, preparo la stufa con un po' di carta, con qualche pez- zet to di legno, piccole schegge, che ho ricavato segando tutti i bastoni delle vecchie scope che — chissà per quale strano spirito di conservazione! — non ho mai get tato via, e accendo. Quando car ta e schegge hanno preso fuoco met- to una delle palle, di carta e carbone. Lascio prender fuoco ben bene, poi ag- giungo le altre. Voi non ci crederete: mi riscaldano che è un piacere, ed il calore è assai più for te e ha una du- rata molto maggiore di quello che non diano le solite, comuni palle di carta. Il tut to sta a t rovare la polvere. Per f a r questo una mia amica ha mobilitato suo figlio, un ragazzino di 12 anni, nelle ore di ricreazione! Lo manda dai carbonai, e quando scaricano il carbo ne e preparano i sacchi o le casse, lui chiede di por tarsi via quanto ha potuto spazzare e raccogliere. È commovente vedere questo ragazzo lavorare per far riscaldare la propr ia mamma. E veniamo alle mani! Naturalmente, dopo aver fa t to le palle di carbone e impastata la carta con la polvere nera, le mani sono in uno stato deplorevole. Anche perchè il carbone tagliuzza e guasta la pelle e poi penetra terribil- mente nelle unghie, si infiltra negli an- goli e nei pori, rende la pelle nera, fa un'or latura tut t ' intorno all' unghia! Un vero disastro insomma. Così che ci si trova poi alle prese con spazzo- lino sapone pomice... senza ottenere un gran risultato. Occorre, allora, adoperar anche un po' di scorza di limone. Fat- ta questa prima pulizia, prendete un po' di crema su uno stecchino abba- stanza resitente, e passatela tut t ' intorno all 'unghia. Poi spalmate di crema la mano, mettendone pochissima, e con una pezzuola pul i ta strofinate le mani e passate tut t ' intorno alle unghie. La maggior par te di nero se ne verrà via a quel modo. Allora mettete per qual- che minuto la mano in acqua tepida dove avrete versato qualche goccia di candegina. Ri lavate le mani. E spalma- tele, facendo ben penetrare una crema sulle mani e sulle dita, anche intorno alle unghie. Strofinate finché la crema sarà penetrata del tut to. Una buona crema per rendere alla pelle morbi- dezza e freschezza è naturalmente la To-Radia. Si capisce che con questo lavoro si perde del tempo ma quando bisogna arrangiarsi!... Se qualche lettri- ce ha t rovato qualche al tro sistema, è pregata di comunicarcelo, aff inchè que- sto possa essere messo a profi t to e an- dare anche a beneficio delle altre per- sone che si t rovano nelle circostanze comuni a tut t i, ma specialmente a chi abita nelle regioni più f redde del no- stro Paese. R I NA S I MON E T TA PELLICCERIE V I A D E L LA V I T E , 5 4 p. p. - R O M A I l m i g l i o r e a s s o p i m e n t o di A O £ L L I in Iurte le linfe CA P R E T T I - L ON T R I NE - T A L P E P A N NO F I X - a l t r e SIGNORE ELEGANTI VISITATECI II! Corrispondenza fra le abbonate Pantoiìoli ne Una nostra gentile abbonata di Tor- riglia (Genova) vorrebbe fare un paio di pantolol ine lavorate a maglia, e con la suola di pelle rossa, come si usa in Croazia e in generale nei paesi costi- tuenti la ex Jugoslavia. L'abbonata spe- ra di trovare f ra le amiche lettrici chi sappia darle le spiegazioni necessarie, pensando che si t rat ti di un lavoro piut tosto complicato. Giriamo la richie- sta alle nostre care abbonate che abbia- no esperienza di lavori d'Oriente. VIA TRITONE 59 R O M A Dolci del DoJecanneso Un ' al t ra abbonata, che ha risieduto qualche mese a Stampalia, bellissima - isola dell'Egeo, ci scrive per dirci che , 1 quando era colà, ha gustato molte voi- te dei dolci d'uso locale — che non e- 1 rano locum: taluni erano grossi come gnocchi, ed erano cosparsi di miele e . semi di sesamo: altri erano di forme nssortite, candidi e leggeri come pa- stine frolle. L' abbonata ci chiede se qualche lettrice possa favor i r la delle ri- cette: compresa di quella per fare certe ciambelle con olio e semi di sesamo, che essa (l 'abbonata) aveva imparato a fare, e di cui ha dimenticato le dosi. I dolci con miele e semi di sesamo (pensiamo noi) debbono essere quelli che, anche in Egitto, vanno sotto il no- me di baiava. Ma la nostra scienza in proposito si limita a ricordare che era- no effet t ivamente buoni. E benché ora non sia tempo di dolci, ma di rigida fiera e sana economia, pure consentia- mo volentieri a passar la richiesta alle nostre lettrici che abbiano esperienza di dolci del prossimo oriente, pronte a man- giarli con gioia quando la vi t toria sarà venuta a coronare l'eroismo dei nostri soldati. Pangialio di Rimini Una nostra carissima abbonata di Ri- mini desidererebbe di sapere come si prepara il pane giallo, all'uso di Bel- luno. Sarebbe quindi gratissima a chi volesse informar la in proposito. A T HOS G A S T O NE BANTI, Direttore F A N NY DINI, Condirettrice e gerente Stab. Tip. E. Armani di M. Courrier 32

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