LA CUCINA ITALIANA 1943

Q . ì a e c n i e r e « l e i m o m e n t o rate in cftsparte il recipienti, copritelo ed avvolgetelo superiormente e dattor- no con carte per aggiungervi infine una scodella arrovesciata per una magg i o- re aderenza dell'involucro. Venti a 25 minuti dopo, i capellini saranno pronti; ia temperatura oscillerà fra gli 85 ed i 90°, superiormente auspicata. Risul- tato: minor consumo di combustibile, brodo privo di collosità, pasta chiara e gustosa; a questa si aggiunga un in- gentilimento di sapore tanto più apprez- zabile qualora si trattasse della prepa- razione di una pasta asciutta nella quale si ritennesse utile il doverla scolare. Burro e formaggio a seconda dei casi. MI NE STRA DI PASTA CON VER- DURA. — Alla minestra di cui sopra si può aggiungere qualche cucchiaino di passato di spinaci, qualunque sia il brodo od acqua semplice. Un'altra vol- ta invece unitevi succo di pomodoro, un "tritino di prezzemolo ed insieme, ad evitare l'asprezza insita in tali vege- tali, una presina di zucchero; che nem- meno al gusto dei grandi dispiace. MI NE S TRONC I NO GRATTUG I A- TO. — Passate alla grattugia il giallo di una carotina, la polpa di una picco- • 1^. rapa, la parte incolore di poco se- dano, un pezzetto di patata cruda del- la grossezza di un turacciolo da botti- glia, ed un nonnulla di cipollina; rac- cogliete tutto nella casseruolina, bagna- te con quel tanto di brodo a gusto o con sola acqua (in questo caso aggiun- getevi 5 gr. di burro). Mescolate a do- vere ed avanzate sul fornello a calo- re moderato rimuovendo di continuo con mestolino tenuto a parte per que- ste sole preparazioni infantili. Dieci mi- nuti di ebollizione, se tutti i vegetali sono stati freschi e finemente grattugiati debbono essere sufficienti. Il minestron- cino apparirà debitamente legato e non richiederà aggiunta, per le prime volte, nè di riso, nè di pasta od altro. Odore di formaggio al momento e ben me- scolato. TEGAMI NO DI CREMA ALL 'OR- ZO RAPPRESA. — «Rappresa», dico, non « rovesciata » (come si legge nella pedissequa traduzione del vocabolo stra- niero), tanto se viene servita nello stes- so recipiente in cui fu cotta, anzi rap- presa, sia che venga rovesciata, sia pure sul piatto che si presenta à tavola. La dose di quest'ultima crema è di 12 uova per litro di latte od altro liquido; rap- presa e presentata invece nei vasetti sin- goli o nei tegamini o casseruola bastano 10 uova ed anche 9 cui si aggiungono 2 o 3 tuorli, specie se vale per bambini e signore. Pel nostro tegamino sbattete pianino 1 uova con 1 tuorlo (se ne avanzerà servitela per la cena), 2 cuc- chiaini di zucchero e una bella tazza fra latte e densa infusione d'orzo tumefatto. Sbattete pianino per non formare schiu- ma, altrimenti la crema avrebbe aspet- to poco simpatico. Fate rapprendere a bagno maria; ma guai se lo lascerete bol- lire. AME D EO PETTINI Capo-cuoco della Maestà del Re e Imperatore L'obbedienza al consiglio dato dalle autorità competenti di vuotare le sof- fitte per misura precauzionale, nei luo- ghi sottoposti ad eventuali incursioni ae- ree nemiche, porta di conseguenza, spe- cialmente alle donne, preoccupazioni, malinconie, fatiche non lievi e presenta un buon numero di problemi la cui ri- soluzione può essere oggi di grande uti- lità tanto alle singole persone quanto al- la collettività, ossia alla Patria m guer- ra. Le soffitte delle abitazioni dove una famiglia risiede da varie generazioni, of- frono maggior copia di lavoro e di sorprese provvidenziali. In esse riman- gono le tracce di epoche di maggior ab- bondanza, nelle quali la merce « ti- po » era ignota e generale era l'uso di coi servare tutto, anche le cose ormai in- servibili, come gli indumenti usati e 1 minimi ritagli di stoffa. Ma in ogni casa, sia pur modesta o modernissima, si può sempre trovare qualche cosa da utilizzare. Dunque, nel procedere all'operazione di sgombro, se un certo spazio di tempo vi è con- sentito, andate caute e riflettete prima di vendere al cenciaio, di gettare nelle immondizie, di bruciare nelle stufe. La scoperta di qualche rottame di ferro o di altro metallo non lascia dubbi: è dovere di ogni Italiano di con- segnare metalli all'È. R. A., il cui po- tenziamento è una delle prime necessi- tà di guerra. La moda del novecento, che ha libera- to i letti dal cortinaggio e le finestre e le porte da ogni tenda, ha fatto sì che in certe famiglie esistano casse pie- ne di tali ornamenti del passato. Sceglie- teli con pazienza e cautela, esaminateli ad uno ad uno. Le tende ad uncinetto, disfatte, po- tranno dare del buon cotone the, la- vorato di nuovo, fornirà calzini da uo- mo, calzettoni da donna, secondo la mo- da presente, od altri indumenti perso- nali solidi e genuini i quali, se non pia- ceranno a voi, saranno una benedizio- ne, offerti a chi non ha l'abitudine di vestirsi di stoffe seriche e trasparenti. Delle tende di giaconetta ricamata, anche se consunte, potranno utilizzarsi le decorazioni che, applicate su nuova stoffa bianca o di colore, guarniranno tovaglie o lenzuola, conferendo loro Li- na originale e delicata eleganza. Le tende di tappezzeria pesante sono preziose: le parti sane possono rive- stire a nuovo divani e poltrone, e le parti scolorite fornirci i cenci da pas- sare sui pavimenti in luogo di quelli fatti colla ormai introvabile tela da im- ballaggi. In tema di umili, casalinghi, oggetti ricorderò che la biancheria anche molto usata, darà, volendo usufruirne, asciu- gatoi da stoviglie o spolveratoi. Tutto quello che è maglia vecchia è un valore e può, nelle abili mani fem- minili, rinascere a vita nuova, facendo scarti del troppo logoro, mescolanze sa- pienti per raggiungere la quantità di fi- lo voluta dall'indumento in lavorazio- ne. Per aumentare la consistenza di quello usato, si può dipanarvi insieme un filo autarchico, che gli ridarà la ro- bustezza perduta. Le calze vecchie e fini, disfatte, dan- no un buonissimo cotone da rammendo ora quasi sparito nelle mercerie, oppure raddoppiando il filo e lavorandolo di nuovo a mano, si ottengono calzini ro- busti tanto pratici per ragazzi e uomini di lavoro. Tutto può rivivere sotto nuova for- ma per merito dell'umana fatica! Ad Arezzo, per esempio, alcune fab- briche accettano vecchi abiti di lana e ne tessono nuove stoffe che risultano in quantità minore di quelle consegnate e di prezzo non indifferente, ma danno la sicurezza della qualità ottima e la soddisfazione di aver utilizzato un ve- stito ormai messo da parte! Se le vostre condizioni economiche ve lo permettono, siate larghe nel dare i vostri spogli a chi sta peggio di voi! Cercate però di dare bene, di dare cioè a chi sa lavorare, a chi saprà trarre vantaggio dalla vostra generosità. Un felice ritrovamento nelle soffitte può essere quello di cordoni e di corde con cui si possono fare suola da scarpe da casa, specialmente per bambini. Il cordone si adopra come è, mentre la corda si disfà prima, per formarne una treccia ben stretta e unita, che si cuce in tanti giri, cominciando dal centro, dandole la forma di suola della gran- dezza voluta; si applica quindi questa suola alla tomaia, ma per renderla più consistente si spalma di catrame e su- bito dopo vi si posa sopra uno strato di rena. Il catrame, incorporando la rena, formerà una superficie resistentissima all'uso. Ma una particolare attenzione meri- tano gli avanzi degli abiti, specialmen- te se di lana. Già una geniale iniziativa ha promos- so l'uso, tra gli "scolaretti, di of frire un pezzo di tessuto, uno « straccetto » solo ma di lana, che portato da migliaia di tenere mani concorrerà a formare un ammasso ingente, il quale sarà ridotto in stoffa gqgioverde. Il bambino si abituerà così, fino dai primi anni, a far tesoro anche di un ritaglio di panno, comprenderà l'intima poesia di questa offerta e sarà orgoglioso di concorrere alla deficienza di una di quelle materie prime indispensabile ai nostri valorosi combattenti per resistere al nemico e continuare la guerra -fino al raggiungimento dell'attesa vittoria! V I R G I N I A OTT FRANCOBOLLI Collezioniste di francobolli eh? vo- gliano [are scambi di doppioni si r " volgano alila C U C I NA I TAL I ANA. 37

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