LA CUCINA ITALIANA 1943
grasso di maiale. Lasciarli rosolare, poi servire aspersi di sugo di carne e par- migiano, o se no di parmigiano solo. Ma non mi dite ora, come ha fatto una spiritosissima abbonata veneziana, che non avendo burro, o parmigiano! o grasso di maiale, o farina, o 'altro, trovate le nostre ricette... offensive! Per quanti sforzi si facciano, per eliminare o ridurre al minimo le sostanze contin- gentate, razionate, etc., è evidente che, per certi piatti, certi elementi ci voglio- no. Se no, mangiate i porri crudi,'" col sale. £ non domandate ricette. Per man- giare cruda, come vorrebbe il Prof. Pa- lanti, e come vorrebbero, con lui, tanti Igienisti, tutta la grazia di Dio che il nostro suolo benedetto produce, non a- vete bisogno di ricette: bastano la buo- na volontà, e buoni denti. TINA C... — Evidentemente ci deve essere stato, nella preparazione delle me- lanzane, qualcosa che non ha funzio- nato... o che ha funzionato troppo. Può darsi che sia stata la dose eccessiva del sale, ma più probabilmente voi dovete aver prolungato l'essiccazione di quelle povere melanzane fino a ridurle legno- -se. Allo stato delle cose, se nè l'im- > mersione di esse nell'acqua calda, nè la aggiunta di bicarbonato, soli .riuscite a intenerirle, dubito che possiate utilizza- re ancora le melanzane dell'anno scorso a meno che non le vogliate bruciare, in sostituzione del carbone, nella caldaia del termosifone. Poiché la ricetta è quella, e tutte noi prepariamo le melanzane senza aver gii inconvenienti che vi han- no amareggiata, cercate di usare, la vol- ta prossima, più avvedutezza: salatele con giusta misura, quel tanto che per- mette loro di esprimere l'acqua amara: e ancne come essiccamento non spingete le cose fino alla pietrificazione. Le me- lanzane debbono rimanere come i fun- ghi secchi: vale a dire flessibili, quasi cuojose. Per quel che riguarda il premio 1942, procurateci gli abbonamenti nuovi nella misura indicata, e ve lo faremo spedire. Come potete pensare che per due ab- bonamenti, del valore di L. 20, vi man- diamo un dono che costa L. 14.50, più una lira e qualcosa di spedizione (che vi siete dimenticata di mandare?) ELEONORA. — Abbiamo pubblicato, gli anni scorsi, la tabella dei tempi di cottura dei^ vari cibi, nella cassetta. È una cosa, ricordo, che prendeva una pa- gina intera. Ripeter la pubblicazione, con questa storia dello spazio che ci assilla, non è possibile: mandate L. 1,20 all'Am- ministrazione, e fatevi spedire la copia arretrata. Scusatemi, ma non posso far di più. N I NA 1 Carne ìisjiamiaìc e Figurarsi una comitiva avviata — con mezzi e carico diversi — per un lun- go cammino a una meta comune. Uno dei componenti la comitiva dispone di vitto abbondante e si diverte a lanciare bricioline o granelli ai passerotti, agli anatroccoli, ai pulcini. Diverte lanciare qualcosa agli alati. Ma S e al compagno vicino mancas- se il pane, continuare a divertirsi con anatroccoli e passerotti non cesserebbe di essere uno svago innocente compati- bile? Qualcosa di analogo esorta a pensare il consumo dell'energia elettrica. Ci sono sprechi derivanti da errori d'impianto nei locali pubblici e nelle ca- se private? Ciascuno potrebbe notare lampadine accese in camere, gabinetti, retrobottega corridoi, scalinate che — rispetto af torrente di luce solare che splende nelle belle giornate — assumono le meschine proporzioni d'un cerino ostentato da bi- richini. A quel cerino sempre acceso nes- suno bada più. Il possidente o il por- tiere talora pensano « E' una bagattella di pochi soldi di differenza » Ala qui non sono in causa i soldi in più: è in causa la massa d'energia sot- tratta a servizi più urgenti. Per adeguare il consumo dell'energia elettrica al momento attuale senza pro- vocare disturbi visivi è assai importan- te verificare dove esistono lampadine di cui il numero di candele sorpassa di troppo la funzione alla quale sono de- stinate. Una lampadina destinata a illumi- nare il lavoro d'una persona sola a un tavolo può avere un numero di candele assai ridotto rispetto a una lampadina destinata a illuminare il lavoro di varie persone nella stessa sala. E ancora. Ci sono palazzi costruiti col lucernario di ampia superficie. Al prin- cipio della guerra, dovendo provvede- re all'ora dell'oscuramento alcuni fe- cero tingere o schermare in azzurro notturno i vetri del lucernario, e tenne- ro accese le lampade per le scale notte e giorno. Non sarebbe meno dispendioso collo- care rasente i vetri del lucernario una tenda spostabile mediante un filo e usu- fruire di mattina della luce naturale per le scale? Anche ai gai lucernari, ai doviziosi candelabri dei teatri si può rinunziare, limitandosi alle lampadine strettamen- te indispensabili all'estetica e alla sicu- rezza dello spettacolo. R i s t o r a n te S. C A R LO Corso Umberto, 120 - Tel. 62.518 PREZZI MODICI pr im' ord i ne, ser- vizio s c e l t i s s imo All'ora dell'oscuramento si può ve- dere emergere in vari locali, quattro, sei lampadine sotto campane a imbuto fondo che vorrebbero circoscrivere l'ir- raggiamento elettrico in modo che la luce non • si spanda fuori del locale, sprovvisto di tende. Il provvedersi di tende consentirebbe d'illuminare l'interno del locale con una riduzione di lampadine — senza più cap- pe funeree deprimenti che abbassano il tono — e s'avrebbe il vantaggio di muoversi, riconoscersi, leggere, scrivere, risparmiando il consumo' di due o tre lampade. L'essenziale sarà che la sorgente di luce non si spanda fuori durante l'oscu- ramento, non che si faccia una atmosfe- ra funerea e snervante nei locali pub- blici. E non sembri irriverenza il suggerire che tenere anche a guisa di lumicini dozzine di lampadine dinanzi a ogni imagine sacra potrebbe ridursi a una sola lampadina per tutte le immagini d'Un tempio. La devozione deve vibrare nell'intimità del pensiero, sovratutto. Non raramente si vedono lamDadi- ne collocate a distanza sproproziònata dagli abitanti d'una casa, talvolta addi- rittura nel soffitto alto cinque o sei me- tri: lampade che rischiarano la volta come se l'ospite dovesse ammirare chi sa quale preziosità del soffitto, anziché usufruire della luce per lavorare a quat- tro palmi dal pavimento. Collocando le lampade troppo in al- to occorrerà poi moltiplicare per due o per tre il numero delle candele, op- pure collocare altre lampadine più vi- cine al suolo. Si ha, così, un consumo- doppio o triplo di energia elettrica. Collocata una lampadina accanto al- la scrivania o alla mensolina per leg- gere dal letto, parrebbe facile ricordar- si di smorzare quella del soffitto. Tut- tavia si dice «Oh via, un po' d'allegria» E si lascia accesa anche quella che non serve. Qualora sarti e sarte, stiratrici, mas- saie dopo aver riscaldato il ferro da sti- ro al punto giusto, ricordassero di stac- care - di tanto in tanto — la spina, l'innestandola quando il grado di ca- lore accennasse a scendere a! disotto del grado sufficiente alla stiratura... e qualora chi cucina con l'energia elettri- ca, una volta avviata la bollitura d'una vivanda, diminuisse il passaggio della corrente — ottenendo lo stesso' risultato di cottura — non si contribuirebbe a realizzare un serio risparmio d'energia? Varie operazioni sono regolate ancora coi criteri di quando non esistevano le limitazioni imposte dalla guerra, e i cittadini soffrono delle conseguenze che ne derivano tanto più ove si ritarda ad adeguarle concordemente alla situa- zione. L ' IGI ENI STA
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