LA CUCINA ITALIANA 1943
gna agitare sempre con una spatola di legno finché la massa non sia diventata densa e omogenea. Al lora s verisa in scatolette. Ma la più semplice eccola: prendete i o gr. di cera d'api e 40 gr. di vase- lina gialla: e mescolate. Quanto alle bracioline, l riasposta spetterebbe veramente alla nostra Fri- da, ma, trattandosi.... di bracioline sem- plici, posso rispondervi anch' io: si cuo- ciono in tegame, e non in padella, e me- no che mai sulla gratella: e si servono cosi col loro stecchino infilato. Natu- ralmente dentro ogni involtino di bra- •ciolina avrete messo qualcosa che dia sapore: una fogl ia di salvia, un pezzet- tino di grasso di prosciutto se c'è, un pizzico di condimento. C'è chi ci mette anche la propria fotograf ia, però non è necessario. Ma arrivata alla terza do- manda vedo proprio che ci vuole Frida, e allora faccio mandare a lei la vostra lettera. Cordial i tà. F I OR DI ME L OG R ANO. — Asciu- gandoli ogni volta, i pennini si conser- vano di più, perchè non s osisidano. Quanto all'inchiostro, non è proprio ne- cessario aggiungerci vino o aceto: s e è diventato denso, è stato per ef fet to dell' evaporazione. Ora che cosa credete che evapori, da una boccetta d'inchio- stro? Sciampagna? Tokai? Chianti o Ba- rolo? No certo: se no tutti starebbero con una boccetta di inchiostro in mano. Quello che se ne è andato è vapor ac- queo. Restituite a Cesare quel che è di Cesare, e all'inchiostro l 'acqua per- duta. G I A N N I N A . — Beata voi! Una par- te, quella che si vede, bella, gialla, un- tuosa, f ra carne e pelle, la potete to- gliere senz'altro, nell'atto in cui prepa- rate l 'animale per la cottura. L'al tra si libererà per ef fet to della cottura stes- sa: sarà quel grasso che si trova f ra i vari strati della carne, nel tessuto connet- tivo, nei muscoli, f ra fibra efibra.Li - quefatto, galleggerà, sul tegame dove co- cete la vostra (ahimè!) oca: voi lo rac- coglierete con un cucchiaio, lo metterete in un vaso, e lo utilizzerete per cuocere patate, altre carni, etc. II fascicolo che vi mancava vi è stato spedito. NO RMA DA BOLOGNA. — In fat- to d denitifrici... d famaigl ia posso darvi quanti consigli volete. Per i sal- pone da barba posso, ugualmente, indi- carvi una ricetta: ma dubito che pos- siate eseguirla, perchè è basata su so- stanze diffici li a trovarsi, in momenti come questi. Ad ogni modo, eccola: pren- dete 22 gr. di paraf f ina solida, fusibi- le a e 3 di sego di bue, 2 di sapo- ne. Mescolate insieme queste sostanze, facendole fondere a bagno maria. Ag- giungete 6S gr. di acqua bollente e se- guitate a mescolare: poi lasciate r a f f r ed- dare^ un poco e, quando la miscela ha raggiunto i 70 centigradi aggiungete a poco a poco 2 gr. di gomma dragante in polvere, e 2 di glicerina, oltre ad 1 gr. di olio essenziale di lavanda. Come vedete, questo è i lsignor Sapone da barba, il saponissimo. Mi pare che vostro marito potrebbe contentarsi di molto me- no, sia detto col dovuto rispetto. Per esempio, potrebbe contentarsi di quella specie di crema molle che si forma quan- do una massaia, raccolte pazientemen- te le scaglie che avanzano, o meglio, che sono diventate inservibili, del sa- pone fami l iare, perchè troppo piccole, le conserva e qu,ando ne ha una certa quantità le f a fondere a bagno maria. Riconosco che non è l'ideale, ma in tem- po di guerra... Mio marito, che in fat to di barba.... si, voglio dire, la farebbe venire anche a me, se non fossi decisamente negata a rappresentar la parte della donna bar- buta nei baracconi, si accontenta di que- gli avanzi, a cui mescola un po d i avanzi (!) del suo latte che f a bollire insieme a saplone per attenuare l a asprezza. Se vostro marito i laltte preferisce beverselo, ditegli che si faccia una cre- ma, la quale, eliminando il sapone, eli- mina anche l ' infiammazione data dalla potassa, o dalla soda, le quali costituisco- no sempre la base alcalina di ogni sa- pone. Egli potrebbe, vogl io dire, pre- parare da sè quella Crema d'Ossulus di cui parla l'ing. Ghersi: vaselina gr. 75; naf tolo Beta gr. 10; glicerina gr. 10; bo- race gr. 5. Questa crema può essere da- ta al volto con le dita, o cori una sp i ana: il che risparmia anche i pe!nnello E ' antisettica; può esser profumata a pia- cere. 1 ornando a denitifrici, v traiscrivo una ricetta: la più semplice, la più eco- nomica: prendete un litro d'acqua, e met- tetelo al fuoco. Quando bolle, buttateci dentro 25 gr. di fogl ie fresche di ver- bena, e altrettante di menta. Più, 5 gr. di zucchero. Lasciate bollire per un po- co, poi togliete, filtrate, e adoprate que- st'acqua quando è fredda. Ma l paiù spiccia èdi comprare in farmacia della Magnesia usta (magnesia calcinata) che costa poco, e profumarsela da sè con una goccia di essenza di garofano o di menta. La magnesia carbonata, oltre al vantaggio di essere finissima, e quindi di non graf f iare lo smalto, ha anche quello di essere potentemente antacida, ossia neutralizzante della acidità della sali- va. E l 'acidità è quella cosa... si, insom- ma, che faci l ita l caorrosione dello smalto. R E G G I O C. — Se il vostro ragazzo perde i fazzoletti, è, lo riconosco, un bel guaio; ma non so che cosa sug- gerirvi: se non i rilmedio classico d i cucirgli la mattina il fazzoletto in qual- che tasca, per un angolo, assicurandovi che egli possa arrivare a soffiarsi il naso senza dover f are l'uomo, ossia i rla- gazzo, serpente. La sera, naturalmente, dovrete scucirglielo, per passarlo in bu- cato. L' importante, dopo quello che è successo a Desdernona, è che non li per- diate voi: i chle sarebbe un bel guaio, anche se vostro marito non.è geloso, per- chè oggi comprare un fazzoletto non è un a f f a re da nulla. Senza contare poi che se vostro marito fosse geloso ci sa- rebbe da aver sempre davanti agli oc- chi l'ultimo atto dell 'Otello. Lo sentivo alla radio, l 'altra sera, e pensavo che, anche così barbaro come appare, quel moro era sempre una persona più ci- vi le di certi bianchi vissuti prima di lui: ho letto infatti, nel Dktionnaire di Alembert, che sotto i rlegno di Car lo I I , in Spagna, il Marchese d'Astorgas si vide of f r i re, a tavola, dalla moglie, un cibreo ch'ella aveva, disse, particolarmen- te curato per lui. E lo mangiò con pia- cere. — L'hai trovato buono? — domandò con tenerezza l daolce signora. — Buonissimo, rispose i mlarito lec- candosi ybaf f i. — Ci ho piacere: è i cluore della Signora.... (e disse un nome). Tu l 'ama- vi, ed io l'ho uccisa. Contemporaneamente fece apparire sulla tavola la testa, ancora sanguinolen- ta, di quella ch'essa aveva sospettato sua rivale. La civiltà per fortuna ha eliminato di questi pericoli: se no, chi mangereb- be più frattaglie? M I L A NO SO. — Per la ricotta occor- re il siero del latte fresco. Per l 'amido, non saprei davvero quale surrogato con- sigl iarvi: c rivoilgeremo alle lettrici, nella speranza di trovar la massaia che conosca il segreto. Ma il segreto che cer- tamente non troveremo mai chi lo co- nosca, è quello che riguarda il problema ancillare. Voi dite: la mia famigl ia è piccola, e i clibo è, com'è doveroso in questo momento, razionato per tutti. O- ra, la domestica, che nelle famigl ie nu- merose si avvantaggia del fat to che, f ra tanti, qualcosa si può risparmiare, sul- le razioni, così da consentire una più abbondante pietanza per l cameriera, nelle famigl ie composte di due perso- ne non ha modo di arrangiarsi se non im- ponendo particolari trattamenti di f a- vore, incompatibili con la disciplina a- limentare, e col bilancio domestico. La vostra arr ivava a pretendere l 'uovo sbattuto, la mattina, e non si accontenta- va del c a f fè e latte. E voi avete ri- nunciato a tenere una domestica a servi- zio completo, ma la cosa non è senza grave sacrificio per voi. Un suggerimento? E chi porrebbe dar- vene, amica mia? Personalmente io sono convinta che la madre di famigl ia deb- INVESTIGAZIONI INFORMAZIONI PRIVATE - INDAGINI DELICATE R I N T R A C C I O V U N Q U E - ISTITUTO NAZIONALE «I.N.I.C.» Piazz d Siapagna , 7 H2 - ROM A 58
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