LA CUCINA ITALIANA 1943
Prendendo le mosse dalle difficoltà di importazione e di produzione, che le attuali contingenze belliche hanno pro- vocato nel campo farmaceutico e tera- peutico — il collaboratore scientifico del- ì'Osservatore Romano osserva che il dan- no è però forse più limitato di quello che apparentemente possa sembrare. Il mondo era invaso da una quanti- tà di specialità, di prodotti che in gran parte erano imitazioni, ricchi soltanto nei nomi e nella propaganda, infondati scientificamente: sicché un po' di «piaz- za pulita »>, col ritorno a formule più semplici, sembra allo scrittore oppor- tuno. Basta pensare, dice, che mentre le scan- sie delle farmacie erano ripiene di f la- coni e di scatole dalle etichette multico- lori, le farmacopee ospedaliere con più semplici preparazioni galeniche e ben poche specialità facevano fronte,^ con ri- sultati mai inferiori, alle più svariate ma- lattie. D'altronde la natura ci of f re me- dicamenti semplici che l'esperienza po- polare aveva convalidato contro i palu- damenti della scienza ufficiale. s Per esempio, per il diabete (una delle malattie più strettamente legate, dal pun- to di vista terapeutico, al progresso scien- tifico moderno), si può osservare che se la cura del diabete ha il suo fonda- mento razionale nell'insulina, insostitui- bile nei casi gravi, in realtà nei casi leg- geri, stazionari, non complicati, si può ricorrere, insieme a una stretta osservan- za delle norme dietetiche, a qualcuno di quei rimedi tradizionali, che l'uso po- polare ha consacrato. Rimedi che rien- trano pure nella composizione di nume- rose specialità. Uno dei rimedi più comuni in Italia sono i semi di lupino. Torrefatt i, se ne ottiene una specie di caf fè, che agisce effettivamente sul ricambio dello' zucche- ro per la presenza di una sostanza atti- va: la lupinina. Questa esercita un'azio- ne depressiva . sul sistema nervoso cen- trale, produce disturbi del sistema neuro- vegetativo e gravi alterazioni della cel- lula epatica. Negli animali alimentati con lupini si manifesta infatti una ma- lattia epatica con ittero maligno quasi sempre mortale. Il caf fè di lupini nel- l'uomo provoca di fatto un miglioramen- to dei sintomi diabetici, per un'azione tos- sica sul fegato. Azione tossica che in alcuni casi supera i limiti della tollera- bilità e provoca disturbi più o meno gra- vi, in alcuni casi anche mortali. Questa azione è in rapporto con la varia origine dei semi di lupini, con il metodo di pre- parazione, la tollerabilità individuale, lo stato del fegato. Non si potrebbe perciò mai raccomandare abbastanza prudenza nell'uso empirico di questa sostanza. Un rimedio molto usato in Germania e di recente importato in Italia è il tè di « barba di granturco » che si ottiene con un decotto al 2-5 per cento degli stili lunghi che vengono fuori dai cartocci del granoturco. Di questo decotto si bevono un paio di bicchieri al giorno. L'azione, effettivamente dimostrata nel ricambio dello zucchero è dovuta ad una sostanza amara speciale, che agisce sul simpatico e che in alcuni casi di diabete ha una reale indicazione. Ma di altre piante nostrane possiamo far uso: l'infuso di cipolla, ad azione so- pratutto diuretica; l'infuso delle radici di genziana, molto in uso nell'America del sud. La genziana è adoperata in medi- cina come amaro stomacico: è probabi- le che attraverso la funzionalità gastri- ca ed epatica possa influenzare benefi- camente il diabete. Per la stessa proprietà di « amaro » è adoperata, specie in Tunisia, la salvia. In Asia minore, in Etiopia e successi- vamente anche da noi è stato adoperato l'incenso, ad azione astringente. Più usati sono l'infuso di foglie di noce, o l'infuso di foglie di eucalipto, o di foglie di mirtillo. Con la farina di radice di bardano si fanno dei biscotti a limitata attività te- rapeutica per la presenza di acido tan- nico ed insulina. In Francia si mangia- no le foglie crude di crescione. Rimedio più usato e scientificamente più giustificato è il lievito di birra, che agisce per il contenuto di Vitamina B, abbondantemente in esso contenuta, e che oggi è dimostrato che agisce in modo benefico sull'alterato ricambio del- lo zucchero nei diabetici. La farmacopea dei semplicisti ha per- ciò un'abbondante ricchezza di rimedi antidiabetici. Nessuno di essi può nem- meno lontanamente eguagliare l'azione ra- zionale e sovrana dell'insulina. Non è escluso però che in casi lievi, sotto il con- trollo del medico, in mancanza di insu- lina, anche i rimedi semplici possano trovare una loro applicazione. #4<S> ^ ^ INVESTIGAZIONI INFORMAZ IONI PRIVATE - INDAGINI DELICATE R I N T R A C C I O V U N Q U E • ISTITUTO NAZIONALE «I.N.I.C.» P i a z z a d i S p a g n a , 7 2 H - R O M A C O N S I G L I P R A T I C I C O N C I A T U RA PELLE DI CON I - GL IO. — Scuoiare il coniglio e lasciare la pelle a seccare per circa due mesi. Metterla poi in un bagno d'acqua pura, togliendo ogni residuo di carne e cam- biare l'acqua ogni tanto (per due gior- ni). Quando la pelle è ben pulita, met- terla in un secondo bagno con una so- luzione così composta: un litro d'acqua, un etto d'allume e mezzo etto di sale da cucina. Lasciare a bagno per due gior- ni. Tol ta dal bagno, metterla ad asciu- gare sopra un'assicella stendendola bene, puntata con chiodini, col pelo verso il le- gno. Quando è ben asciutta toglierla e batterla con un bastoncino. Se è dura, stropicciarla ancora. SMA C CH I A T ORE DI GUERRA. — Far bollire in un litro d'acqua un et- to di saponaria per venti minuti. Colare attraverso un panno. Unire a freddo un cucchiaio di alcole denaturato e un cucchiaio di ammoniaca. Si usa per smacchiare indumenti scuri (ad esempio abiti per uomo). Sui tessuti chiari la- i da un alone che va cancellato con acqua fresca. G U A N T I A DUE FERRI. — Iniziare con tante maglie quante bastano per l'intero polso. Lavorare ad un diritto e un rovescio per circa 4 cm. poi lasciare un punto nel mezzo, per il pollice, e au- mentare una maglia per parte (facendo due punti in uno). Da questo punto la- vorare tutto liscio oppure con qualche motivo; a seconda della grossezza del dito, i due punti si aumentano ogni ferro o ogni due ferri. Contemporanea- mente si aumenta anche ai lati, qualche punto ogni 4-5 ferri. Quando si arriva all'attaccatura del pollice (si devono a- vere nel mezzo circa 20 punti) si raccol- gono con due spilli i dunti del dorso e quelli del palmo, si aggiungono due pun- ti per parte e si prosegue sino alla fine del dito. A mezzo cm. dalla chiusura, si lavora un ferro intero prendendo due maglie insieme, si fa il ferro di ritorno e si lavora un altro ferro prendendo in- sieme due maglie. Poi si chiude il dito. Si riprendono le maglie del dorso e del palmo raccogliendo tra di esse i quattro punti che si erano aumentati per il pollice. Lavorare tutto diritto fino al- l'attaccatura delle altre dita. Incomincia- re l'indice dividendo le maglie in otto parti uguali, con una o due maglie in più nelle parti centrali. Raccogliere i punti da una parte e dall 'altra con due spilli. Al le maglie che rimangono si aggiungono due punti per parte come si è fatto per il pollice e si prosegue lavorando diritto fino alla chiu- sura dell'indice. Così si fa anche per le altre dita. # # *
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