LA CUCINA ITALIANA 1943

sferza del sole, come i lavoratori dei campi o i bravi nostri metropolitani in mezzo alle piazze, (per non parlar dei gloriosi soldati che vigi lano lungo le co- ste della Patria) mi pare che ci si pos- sa vestire come ci pare, o come si può. L' insolazione, per la gente che non è costretta dal dovere a lunghe stazio- ni al sole, è un disturbo che colpisce soltanto chi trascura di prendere le precauzioni più elementari. Per quel che riguarda le cure di sole, fatte senza di- scernimento, sulle spiagge, le terraz- ze, etc. veggo che ne parla in questo numero la nostra collaboratrice Signora Marcoaldi: mi risparmio perciò tempo e spazio,^ rimandandovi alla sua rubri- ca. Grazie per gli abbonamenti: spedito il romanzo. EMMA. — Per far riprendere al Ka- pok la sua morbidezza, basta esporlo al calore del sole. Questo è proprio il momento di disfare le materasse e la- sciare che il Kapok ritorni sof f ice co- me era. _ Che cosa è il Kapok? E' una specie di bambagia, una lana vegetale, che ricopre i frutti di un albero o- rientale, tropicale, e ad ogni modo sem- pre dei paesi caldi. Il Kapok è, si po- trebbe dire, eterno: le sue fibre sono ricoperte di una speciale cera che le rende imputrescibili; gli insetti non lo attaccano; come morbidezza, il Kapok non ha nulla da invidiare alla lana. Anz i ! F E L I C E T TA DI L E ON F OR T E. — Prima di tutto, i miei auguri cordiali, per voi e per tutte le care massaie del- la vostra terra generosa. Il cuore di tutte le donne italiane è con voi, in un palpi to di solidarietà e di fede nel- la vittoria, Per rispondere poi alla vo- stra domanda vi dirò sinceramente che io non ho una esperienza personale, in materia di vino, perchè sono astemia dalla nascita, e, in famiglia, siamo tutti astemii, sicché il vino lo compriamo sarebbe più esatto dire lo comprava- mo — a fiaschi, o a bottiglie, quando avendo degli ospiti dovevamo neces- sariamente of f r ir loro la bevanda ge- neralmente gradita. Ma, per quel che ho letto, lo spunto è una malattia del vino, che viene dalla presenza di aci- do acetico, determinato dalla nascita di speciali bacilli. E' consigliato di scio- gliere in acqua calda 100 o 200 gram- mi di tartrato neutro di potassa per ogni ettolitro di vino inacidito. Quando la soluzione è fredda si versa nel vino: il tartrato si trasforma in acetato e in bitartrato di potassa che si deposita sulle pareti del fusto. Al lora il liqui- do perde l 'acidità, ma va travasato in un fusto pul ito, che sia stato preventi- vamente sottoposto a sol forazione. Il vino è ora privo di ogni acescenza: ma ha perduto un poco della sua al- colicità.^ I produttori a cui capita que- sto guaio sogliono rimediare aggiungen- do dell 'alcole, nella misura dell'uno o due per cento. Ma oggi la cosa non si deve fare per non sottrarre l 'acole al consumo, ed è meglio bere il] vino così come è risultato dall 'operazione. La fabbricazione casalinga dell 'aceto è facile, specie se il vino che vorreste convertire in aceto ha già preso lo spunto. Occorre che prendiate un reci- piente di legno, fusto o botticella, e vi pratichiate due fori: uno al l 'altezza del terzo superiore, l 'altro al l 'al tezza del terzo inferiore. Versate prima nel fusto del buon aceto scaldato a 50°, e lascia- tevelo per 24 ore. Se il vino da con- vertire in aceto ha già preso lo spunto, basterà poco aceto: se il vino è sano, ne occorrerà di più. Il vaso sarà subito a- cetizzato e potrete, dopo un giorno, spil- lare un po' d'aceto dal foro inferiore, so- stituendolo con vino che verserete dal foro superiore. E' consigliabile adoprare per questa seconda operazione un imbu- to a collo lungo, che permetta di im- mettere il vino senza rompere la pelli- cola, il velo, che si forma alla superfi- cie dell'aceto. In una settimana quel vino sarà divenuto aceto e potrete aggiunger- ne dell 'altro. Il vaso deve essere lasciato in un ambiente dove la temperatura sia di circa 20 gradi. Ogni volta che avre- te bisogno di aceto lo toglierete dal foro posto al di sotto del velo superfi- ciale, e ogni vol ta che vorrete far dive- nire aceto del vino lo immetterete dal foro superiore, con la precauzione indi- cata. Se possedete già un vaso con la madre, ossia quella pellicola, più o meno spes- sa, che si forma alla superficie dell'aceto, potete senz'altro iniziare la fabbricazio- ne casalinga dopo aver preparato accon- ciamente il vaso. Questo deve rima- nere col foro superiore aperto, ossia il liquido deve esser in contatto con gli agenti atmosferici. Un pezzo di velo, un cencio pulito qualunque servirà a proteggere questo liquido dalla polvere e dagli animali. Cordial ità. A N T O N I E T TA - Firenze. — Certo, le frutta fresche sono più ricche di vi- tamine. Ma tuttavia anche le frutta sec- che ne contengono. Ricordo d'aver letto uno studio che diceva che la vitami- na A è spesso presente: le vitamine Bi e B2 sono sempre presenti. Quanto alla ' vitamina C, bisogna dividere la frutta in due gruppi: i datteri, le albicocche sec- che, le pere secche con buccia, conten- gono 1-2 per cento di vitamina C : le prugne _ secche, le noci, le mandorle e le nocciuole non ne contengono. La ca- stagna che, cruda, fresca, ha un conte- nuto altissimo di vitamina C uguale a quello del limone, che, come è noto, è uno dei frutti più ricchi di questa vitamina, quando è secca, o è cotta, non ne contiene quasi più. A B B O N A TA L OD I G I A N A. — Il crescione, mangiato crudo, anche senza nessun condimento, è prezioso per la sa- lute. Solo che è difficile a trovarsi, nei mercati, perchè trattandosi di una pianta che nasce in riva ai corsi d'acqua man- cano spesso, nelle città, le condizioni per la sua di f fusione: e la gente delle cam- pagne ha occupazioni più importanti e più redditizie della raccolta di questa pianta. Vi consiglio di coltivare il cre- scione nel vostro giardinetto. Se avete una vasca, la cosa è faci le: se no, pren- dete un vaso piuttosto largo (una conca da bucato, un mezzo barile, etc.) e met- C R E M A D E N T I F R I C I A CONCENTRATA IN POLVERE tetelo in una buca scavata nella terra in modo che soltanto l 'orlo superiore af- fiori. Riempite il vostro recipiente di acqua fresca, potabile, e, sopra, mette- tevi una griglia di legno, o di ferro gal- vanizzato. Su questa griglia stenderete dei ramoscelli freschi di crescione, che vi sarete procurata. Al contatto dell'ac- qua essi germoglieranno, metteranno ra- dici, ricopriranno tutta la griglia delle loro foglioline verdi. Mantenendo sempre Eacqua al livello giusto, vale a dire al- l 'altezza dell 'orlo superiore (in altre pa- role, aggiungendo acqua tutte le vol te che per l 'evaporazione e per l 'azione suc- chiatrice del crescione il contatto fra la pianta e il liquido venisse a mancare) vi assicurerete un modesto ma costante rifornimento della pianta così preziosa, come depurativo del sangue. 89*

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