Parma per l arte 2022

246 di Polini (1808-1881), riscontrabili anche nell’apparato decorativo della ringhiera dei balconi, disposti a precisi intervalli nei tre pia- ni, scanditi dagli assi delle finestre (9), entro semplici cornici con trabeazione superiore, sottolineate da modanature inscritte in un rettangolo, che corrono tra le fasce marcadavanzale e marcapiano. Sulla sommità lo conclude un cornicione a dentelli. Con ben diversa configurazione stilistica si presenta il fronte di accesso su Borgo Paggeria: piane sono le incorniciature sia delle aperture dei locali ad uso magazzino e delle finestre del piano ter- reno, che delle finestre (13 assi) dei tre superiori piani abitativi, i balconcini sono su mensole squadrate in cemento di forte aggetto, e hanno ringhiera in ferro a griglia geometrica. Appena disegnati i tre archi in cui sono inserite le tre porte finestre dei balconcini del pri- mo piano. Unico elemento decorativo due formelle scolpite a rilievo, apposte al piano terreno, in posizione simmetrica ai lati del portone d’ingresso, raffiguranti l’una un putto che regge una cornucopia, ricolma di fiori, simbolo benaugurante di abbondanza e prosperità, e l’altra un putto alato con piatto reggente un vassoio con bicchie- re e bottiglia. (Figg. 7 e 8) Questo assetto, di rigoroso impianto compositivo, si deve alla progettazione dell’architetto Ennio Mora (Parma, 1885-1968), figura di spicco nel panorama dell’architettura parmense dei primi decenni del Novecento. Allievo di Edoardo Collamarini, stimato dall’allora direttore dell’I- stituto di Belle Arti Cecrope Barilli, diplomatosi professore di dise- gno architettonico, iniziò giovanissimo la carriera di architetto, dopo aver frequentato un corso di scenografia presso il teatro alla Scala di Milano. La sua produzione oscilla tra l’adesione allo stile tardo- ottocentesco e l’adesione agli stilemi dell’art nouveau , come nei nu- merosi villini urbani borghesi, collocati soprattutto in via Emilia est, viale Solferino e viale Campanini, caratterizzati dalla presenza di una torretta di gusto medievale. Da segnalare nelle immediate vicinanze di Piazza Garibaldi, l’imponente Palazzo della Camera di Commercio, progettato nel 1923 in collaborazione con Alfredo Provinciali, ispi- rato a caratteri classicheggianti, e arricchito nelle riquadrature ret- tangolari che corrono sotto il cornicione fortemente aggettante dagli affreschi di Paolo Baratta, illustranti l’allegoria del commercio. Nelle costruzioni residenziali risalenti al terzo decennio del Nove- cento, come è il caso del palazzo in esame, la critica ha sottolineato (Capelli) che già affiora una certa sensibilità razionalista , che sarà

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