Parma per l arte 2022
232 Ed è stato sottolineato come la progressiva chiusura di questa istitu- zione formativa interna alla corte nel corso del XIX secolo, a favore dei collegi dei Gesuiti, dei seminari diocesani e dei collegi per i nobi- li, sia chiaro segnale della fine del sistema cortigiano. Non faceva certo eccezione sotto questo aspetto la corte dei Far- nese a Parma: come ci informa Giuseppe Bertini 3 già all’epoca di Ottavio, nel 1550-51 a corte erano presenti dieci paggi, assistiti da un governatore e tre persone al loro servizio (un cappellano-mae- stro, un barbiere e uno scalco-spenditore), e nel 1554 nei registri di pagamento compaiono vari maestri, uno di lettere, uno di scherma e uno di cantar e sonar . Nel primo decennio del Seicento, regnante Ranuccio I, su diciassette paggi solo sei sono sudditi (quattro parmi- giani e due piacentini), mentre numerosi i forestieri provenienti da diverse località (Brescia, Ferrara, Gubbio, Imola, Lucca, Milano, Modena, Reggio, Terni, Venezia) a conferma del prestigio della cor- te farnesiana e di come grazie ad essa si allacciassero rapporti fra Parma e città di altri Stati italiani . 4 Col consolidarsi del potere farnesiano, un secolo più tardi, nel 1675, sotto il duca Ranuccio II (1646-1694), il numero raggiungerà le 25 unità, simile a quello della corte sabauda e superiore a quello della corte dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo (18/20). La Paggeria parmense ricadeva entro la competenza del Mag- giordomo maggiore o Governatore di casa , così come nelle corti di Mantova, Ferrara e Firenze. Quali preziose fonti iconografiche della figura e del ruolo dei paggi alla corte di Parma vogliamo citare due testimonianze di qualche decennio più tardi, e precisamente riferite ad un momento molto significativo per la corte parmense. Si tratta del famoso dipinto di Pier Ilario Mercanti detto Spolve- rini, conservato presso il Palazzo Municipale di Parma ( fig. 1 ), raf- figurante il Convito nuziale di Elisabetta Farnese, sposa di Filippo V re di Spagna nel 1714 (1715-1717): in primissimo piano è lo stuolo di paggi, sotto la guida del governatore, che trasportano le vivande, come in un corteo, nella sala destinata al pranzo, mentre altri al centro della scena le porgono ai ‘gentiluomini di bocca’. 3 G. BERTINI , Una città di corte in Storia di Parma, I, I caratteri originali , a cura di D. VERA, Parma 2008, pp.249-283:257. 4 Ivi , p. 261.
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