SETÉMBER! , almegat
- Iomi affeziono subito, poi nonguariscopiù, equandohoperso ilmiogatto, hopianto comeunbambino.
Ma tranquilli: non èmorto ilmiogatto; solo cheunamattinanon èpiù tornato a casa, e senzadi lui èdiventata vuota e fredda lamia casa.
Gli hovolutobene, gli hovolutobene almiogatto, e anche lui si lasciava accarezzarebene: divideva conme tutte lemiegioie e imiei dolori; era il primo, il più alto
deimiei pensieri.Manon ero io il suoprimopadrone e, seoranon epiùqui, è soloquesta la ragione.
Mi sembrava che solomio fosse ilmiogatto, che soltanto ame fosse affezionato;ma invece si dibatteva, teneva ancora il ricordodella suaprima casa, làdov’ era. E
adesso chi lo tiene inbraccio, e lo accarezza, sente, come sentivo io, tanta, tanta contentezza.
OTÒBBER!, nuäter
-Già allamattina, solo immaginandounpaiodi buoi che stanno arando la terra, pensiamo, con attenzione, che cosa sarebbe, almomento, utile
seminare, ancheperché, qui, c’ è tanta gente straniera e forestierada accontentare, e tanti di questi, non tutti, nonvoglionopiùquello che abbiamo sempre seminato.
Intanto che ariamo la terra noi tocchiamo la libertà che diventa un gigante, se siamo tutti pronti a seminare, e non solo in tanti: abbiamo imparatoda chi ci vuole
veramentebene le strade giuste e sicureper fare ancora emeglioquello che abbiamo fatto inmaniera superba anche ieri.
Noi guardiamo lanostra terra come solonoi la conosciamo e tutto il restodelmondo, sempre e soltanto, come ancoraqui lodesideriamo, sicuri chequello chenoi
facciamo, lo facciamo con il cuore, perché si può fare. Euna lepre corre spaventatadauno sparodi fucile; èAngiolino che sta arando.
NOVÉMBER!, parSanMartén
-Per SanMartino i favori li fanno tuttimalvolentieri, o forzatamente; piùnessunodàunamano con il cuore. E inquel giorno lì, per
SanMartino, dei nostri peccati non facciamomai l’inventario: ci limitiamo, per SanMartino, solodi dire che sono tanti, come i grani belli lisci di un rosario.
Per SanMartinomi impressiona sempre lapoca fortunadi chi vuoleportareviadalla cantinaanche il tino. E inquelleore lì, per SanMartino, se intornoanoi tutto
il verde scompare, non ce lodomandiamomai, per SanMartino, perché a chi fa il dannogliela facciamo sempre fare franca.
Manessuno, per SanMartino, ha il coraggio, quellodi unbambino che lasciaquella che era la sua casa, i suoi ricordi, e tace, perchéhapietàdei grandi, per quello
che la gente fa epoi dice.
DZÉMBER!, la speransa
- La bambina vuole un vestitino tutto nuovo; lamammina, però, non ha i soldi per comprarlo, cammina da una vetrina all’ altra per non
perdere subito la speranza.
Lamammina tieneunabellabambola sul suo letto, labambinanonè tantopiùgrande, ècosì piccina; si incammina, lamamma, verso la sua stanzapernonperdere
adesso la speranza.
Labambinavolevaunvestitinonuovo, lamammina lehamessoquellodellabambolinache incantina, adesso, staal freddoconpazienza: cosanon si fapernon far
perdere la speranza.
Èutile sapere che
per questa raccoltadi
poesie dialettali e innocenti storielle
il dizionariodi riferimento è il “Dizionario Italiano-Parmigiano”diGUGLIELMOCA-
PACCHI. Va detto però che non sono rimasto sempre fedele al testo, poiché nel dizionario sopra citatomancano le parole più specificatamente proprie dell’idioma
del sorbolese e, d’altraparte, vi sono suffissi edesinenzediversi: inquesti casi ho seguito l’usodelmiodialetto sorbolese. Sono, invece, proprie anchedel sorbolese le
regole grammaticali inerenti alla coniugazione verbale.
Per quanto riguarda la grafia, ho introdotto l’accentoquando esso si trova infinedi parola e, per ragioni di chiarezza edi comprensione, anchenelleparolepiane e
sdrucciole quando la vocale tonica e rappresentatada a
e
ed
o
.Di questeho sempre indicato, quando toniche, il gradodi apertura edi chiusura, rispettivamente con
l’accentograve (
è
,
ò
), o acuto (
é
,
ó
).Nel caso in cui leparole sonomonosillabiche, hoposto l’accento, acuto, soloquando le e e leo sonodi pronuncia chiusa.
Laparticolarebrevitàdi una singola vocale è rappresentata col raddoppiamentodella consonate immediatamente seguente (per es.
andèmma
“andiamo”); comun-
que, nellaparola
andèmma
, la geminata vapronunciatanon come la si pronuncerebbe in italiano,ma conun’intensità ametà via tra la scempia e la geminata.
La a turbata (
ä
) si intende sempre tonica, ehaunapronuncia tra
a
ed
e
aperta.
Questo lavoro è fruttodell’abbinamento tradialetto sorbolese e immagini di Sorbolo rappresentatedanostri pittori.
Ipittori rappresentati sono:GiorgioBrea, 1926-1984,OrlandoGandolfi, 1912-1978,NunzioGarulli,nato1957,CesarinoMora, 1927-2001,GaetanoSechi, 1911-1996,
FrancoSoncini, nato1957.
La sceltadi questi nomi, checertononpretendedi rappresentare tutto ilmondopittorico sorbolese, è statadettatadal desideriodi legare il testoall’immagineconuna
pertinenza a volte evidente a voltemeno,ma semprepresente.Nonmancheranno certooccasioni per rappresentare altri pittori ed altreopere.
Ringrazio tutte le famiglie sorbolesi chemi hannogentilmenteofferto lapossibilitàdi riprodurre leoperedi loroproprietà.Ungrandissimograzie aVanniMurelli
che leha fotografate rendendo così possibile la realizzazionedi questo calendario.
Grazie infine all’AmministrazioneComunale chequesto calendariohaprodotto.
PaoloTerenziani
Curatore edautore dei testi indialetto