Innanzi tutto abbiamo la
cornice in terracotta
che
corre continua lungo tutti i quattro lati al di sopra
delle arcate e che rappresenta teste di cherubini
alati congiunte da festoni. Si tratta di un tipico
recupero dell’iconografia classica, da parte
dell’arte rinascimentale, che, nell’arte romana,
rappresentava i venti con testine alate e soffiante e
che ora esprimono la natura aerea degli angeli. La
terracotta era coperta (e protetta) da un sottile
intonachino di colore rosso, utilizzato su tutte le
altre decorazioni in laterizio del chiostro anche per
dare un senso di continuità cromatica all’argilla.
Questo ornato in cotto è il risultato di uno stampo costituito da
una matrice in legno e che risulta quindi riproducibile all’infinito.
Nel caso del chiostro del S. Sepolcro il modello dei cherubini
alati con festoni viene fatto arrivare da Cremona (venne
acquistato da canonici Lateranensi nel 1494 e pagato 27 lire),
celebre per le sue fornaci, e dove esiste un piccolo chiostro
nell’ospedale di S. Maria della Pietà dove compare proprio il
motivo del cherubino alato con festone.
E un analogo modello compare a Parma nell’architrave di una
finestra di Palazzo Tirelli.
A questa decorazione plastica in cotto si accompagna la
decorazione pittorica policroma delle porzioni di muratura poste
tra il cornicione e le arcate e che hanno rappresentato una
autentica scoperta sia dal punto di vista quantitativo che
qualitativo e testimoniamo come a Parma, sul finire del XV
secolo, avesse fatto il suo ingresso l’uso di sposare la pittura
all’architettura anche nell’esterno degli edifici. Ed il chiostro
delle Luigine, a Parma, ne rappresenta sostanzialmente l’unico
esempio rimasto.
Sotto al fregio in cotto abbiamo una fascia orizzontale formata dal ripetersi del motivo di una coppia di
aquile affrontate con un fiore interposto, una paniera e dei festoni (elementi derivati dal repertorio della
grottesca).
Abbiamo poi una seconda parte, divisa dalla precedente
da una sottile cornice dipinta e che interessa i pennacchi
degli archi: la parete dipinta in finto marmo, nel punto in
cui non ha una funzione portante, appare
illusionisticamente sfondata da grandi oculi dove
compaiono busti di santi e padri della Chiesa.
Affiancano i tondi coppie di angeli inginocchiati mentre
in basso fa capolino una testa alata che sorregge il
cartiglio con il nome del personaggio rappresentato.