Tesi Ziliotti completa - page 27

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Incuriosisce indubbiamente il fatto che i due Chiostri non siano a contatto diretto, ma
risultino separati da un sistema di stanze che ne impedisce il collegamento. Essi appaiono
come due organismi a sé stanti, conclusi. La possibilità di raggiungerli è infatti unicamente
affidata a corridoi che li collegano con l’Orto o con le altre corti interne. Il “Chiostro
piccolo”, a differenza del “grande”, ha un accesso anche dall’esterno del Complesso
monasteriale, e più precisamente dal piazzale antistante la Chiesa, così com’è tuttora, ma
pur sempre filtrato da un vano d’ingresso (la distribuzione interna di quest’ultimo è oggi
però cambiata) .
Chiesa, Coro e Sagrestia non si collegano al resto del complesso, ma restano distaccati, con
le uniche possibilità di comunicazione verso l’Orto interno percorrendo una sequenza di
vani, e verso il Sagrato ed i borghi adiacenti la costruzione in modo invece diretto.
L’abitazione del Parroco appare come un’appendice laterale al Complesso.
Il disegno complessivo del Monastero e la lettura dei percorsi non fanno pensare ad una
concezione unica e primitiva del Complesso, ma piuttosto ad una serie di modifiche ed
aggiunte postume alla costruzione della Chiesa.
Lo smarrimento della legenda allegata non ci permette di capire che cosa possa essere quel
segno nell’Orto contrassegnato con le lettere C e D. Che sia la raffigurazione dei resti di un
vecchio muro? Tuttavia, confrontando la sagoma perimetrale con quella dell’Atlante Sardi,
non sembra essere cambiato nulla.
Da notare la grande fontana nell’Orto delle Monache ( raffigurata anche da Sardi ) di cui si
trovano spesso notizie nei libri contabili fin dal 1500 e che viene menzionata anche da G.
Cocconcelli nel 1811 fra gli scritti a commento del rilievo del Monastero di Sant’ Uldarico,
all’epoca appena soppresso.
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