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POETI PARMIGIANI
La nostra città ha dato vita a molti validi poeti. Ne segnaliamo alcuni perché si può cogliere
l’identità dei parmigiani, far emergere le connotazioni culturali, i grandi temi, del popolo parmense
attraverso la lettura delle poesie dei suoi poeti, comeAlfredo Zerbini eRenzo Pezzani, ritenuti i più
qualificati poeti dialettali del ‘900 parmense. Sono i due poeti che hanno rappresentato le due anime
di Parma, quella popolare dell’Oltretorrente in Zerbini e quella un po’ borghese della Parma ducale
inPezzani. Come pure vale per i bravissimi LuigiVicini eFaustoBertozzi.
FAUSTOBERTOZZI
FaustoBertozzi, ingegnere e dirigente d’azienda, ha l’hobbydella poesia e, in particolare, di quella
dialettale. Nel 1989 ha pubblicato un libro di poesie, dal titolo "Scarfulli" (Palatina editrice).
“Scarfulli” sono le prime piccole falde di neve, avvisaglie di una nevicata imminente; similmente le
sue poesie non sarebbero vere poesiema un inizio. GuglielmoCapacchi, fin da subito, ha assicurato
invece che non erano affatto "Scarfulli"ma "falùppi", (falde) vere e proprie. Nella premessa del
libro scrivevaBertozzi:
“Le cose che ho raccolto in questo libro sono il frutto dimomenti particolari durante i quali, vinta
la ritrosìa adaffrontare un foglio bianco, ho sentito più forte il desiderio di esprimere quelle
sensazioni che si avvertono nella vita. E proprio il dialetto è stato lo strumento più efficace. Io
penso, gioisco, m’addoloro e impreco ancora in dialetto”.
Il campani ädPärma
Da ‘na fnéstraäd lame ca
sént rivär tantimatén’ni
äd campani undin-don-dan,
a comincia il capusén’ni
“Coza crèddot, veh, putén’na?”
Agh’ rispónda la ‘Nonsiäda,
“Miga fär la zgalzarén’na,
cheancami sónbéllealväda!”
“Sarò vécia ilme ragasi,
mo ‘n’ gh’ò l’äzmane l’afàn.
Dedchì sumo si pranbasi!”
Sälta su còlla ‘d sanZvan.
“Al so zà!”, fàSantaCróza,
“però incómi són in fésta:
‘na ragasa la se spóza,
l’é za chi cój fiór in tésta”.
“Suputén’ni andì d’acordi
cónta (al siv?) sól ésor bón!
Campanär zò tutti il cordi!”
Sälta foraal Campanón.
Sèmma tutti dil campani
parlèmm tutti al stésdjalètt,
sèmmiaono tutti pramzani?
Ea s’ piäz sól parlär bél s’cètt.
Dauna finestradellamia casa
sentoarrivare tantemattine
di campaneundin-don-dan.
Cominciano leCappuccine
Cosa credi, vehbambina?
Le risponde l’Annunziata,
“Non fare la spiritosa,
cheanch’io sonogiàalzata!”
Sarò vecchia ragazzemie
manonhoné l’asmané l’affanno.
Da star qui su come sietebasse!”
Salta suquelladi SanGiovanni.
“Lo sogià, faSantaCroce,
peròoggi io sono in festa:
una ragazza si sposa,
ègiàqui con i fiori in testa.
“Subambineandated’accordo
conta (lo sapete?) soloesser buoni!
Campanaro, giù tutte le corde!”
Salta fuori il Campanone.
Siamo tuttedelle campane
parliamo tutte lo stessodialetto,
siamoono tutteparmigiane?
E ci piace soloparlarebel schietto.