tesi scaffardi silvia - page 7

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Nel corso del secondo conflitto mondiale, il complesso subì bombardamenti che
compromisero il recupero delle parti nord-orientali e quindi del chiostro maggiore. Nel
1951 un incendio aggravò lo stato di conservazione del monastero, che oggi possiede
soltanto il chiostro minore – oggetto di questo studio –, già dalla fine del secolo prece-
dente destinato agli usi parrocchiali e alle cure di don Giovanni Bernardi.
Nel 1963, infine, sulla parte distrutta del complesso sorsero le Scuole Medie “Fra Sa-
limbene” e la Scuola Elementare “Sanvitale”.
1.
2
Analisi cartografica del chiostro minore
Giacché la genesi del chiostro minore di Sant’Uldarico si ascrive alla fine del Quattro-
cento e non sussistono i disegni progettuali dello stesso, la prima testimonianza circa la
sua composizione planimetrica è contenuta nelle due piante della città di Parma di Sme-
raldo Smeraldi. Gli elaborati risalgono al periodo compreso tra il 1592 e il 1601, data della
dedica delle planimetrie a Ranuccio II Farnese. La prima mappa (fig.
1
), eseguita ad in-
chiostro rosso, raffigura il chiostro minore a schizzo, con due lati contigui porticati a nord-
est. Dal momento che la rappresentazione risale alla fine del Cinquecento e che
l’edificazione del chiostro terminò nel 1505 per volere della badessa Petra Carissimi, la
pianta di Smeraldi appare difforme dalla reale composizione del chiostro quattrocentesco
a noi pervenuto.
Sebbene le due piante della città comparate contengano spesso piccole incongruen-
ze, nel caso del complesso di Sant’Uldarico dalla seconda planimetria ad inchiostro scu-
ro (fig.
2
) non si evince alcuna variazione significativa. In luogo del chiostro piccolo è di
nuovo rappresentato il cortile con portico di nove colonne su due lati; ad occidente, al
posto della pre-ottocentesca corte di accesso al monastero, si dispone un piccolo chio-
stro a pianta quadrata con dodici colonne.
L’analisi degli elaborati di Smeraldo Smeraldi pone un consistente dubbio circa
l’origine del chiostro nella sua forma attuale; se si accoglie la rappresentazione di Sme-
raldi come attendibile, essa potrebbe documentare la fabbrica precedente il 1505, ma
l’ipotesi è arbitraria.
I disegni conservati nella busta 117 del fondo
Archivio del Comune di Parma
dell’Archivio di Stato di Parma documentano la configurazione planimetrica del chiostro
nel corso del XIX secolo. La busta contiene quattro planimetrie: la “Pianta del Convento in
1,2,3,4,5,6 8,9,10,11,12,13,14,15,16,17,...81
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