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L’edificazione della chiesa e del monastero di S. Uldarico è riconducibile al fenomeno di
espansione urbana che intorno al mille vede sorgere oltre i confini della città alto-medievale
alcuni monasteri, attorno ai quali verrà successivamente ad integrarsi il circostante tessuto
edilizio.
Dopo il 1005 diversi documenti confermano l’esistenza e l’importanza del monastero delle
monache benedettine di S. Uldarico, ma la frammentarietà di queste testimonianze non consente
un riferimento sicuro per ipotizzare lo sviluppo delle fabbriche in periodo medievale. La scarsità
di materiale archivistico è una costante dei monasteri femminili dal XI al XV secolo, che a Parma
erano ben ventisei, sei dei quali benedettini. Pertanto per ripercorrere le vicende di questa
fabbrica ci si è dovuti affidare perlopiù agli eruditi settecenteschi e alla documentazione
superstite scampata al trauma dela soppressione napoleonica del 1810. I gravi avvenimenti che
sconvolsero l’Europa alla fine del secolo XVIII e agli inizi del nuovo, ebbero forti ripercussioni
anche sul monastero parmense. La soppressione del 1810 ordinava ai religiosi di abbandonare
l’edificio. Molti libri e oggetti di valore furono consegnati ai monaci che si disperdevano nei vari
luoghi di rifugio, perché li custodissero e , passata le bufera, li riconsegnassero al monastero.
Alcuni però morirono durante il periodo di esilio e i loro familiari non sempre sentirono il dovere
di restituire quanto era stato loro affidato. Ma già nella visita pastorale del 1776, in riferimento
all’archivio della parrocchia e ai beni del curato si legge: “Non vi è l’archivio ma solo quattro
libri si conservano. Non vi è l’inventario dei beni giacchè il curato non ne ha.”
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Probabilmente la
quasi totalità dei documenti dell’archivio parrocchiale erano già andati perduti prima ancora della
soppressione napoleonica.
La difficoltà nel ricostruire la situazione patrimoniale del cenobio benedettino non può però
esentare dal proporre alcune considerazioni in proposito: non vi sono per il monastero di
Sant’Uldarico accenni a difficoltà di tipo economico-finanziario, anzi il notaio Cristoforo Torre
in un documento redatto il 3 dicembre del 1560 lo definisce ricco:
“Monasterium Monialium S.
Odorici Ordinis Sancti Benedicti subest Episcopo, et gubernator per Abbatissa annale, et est
satis opulenter, et habet cura annexa, qua exercent per Capellanum”
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. Oltre a possedere
numerosi terreni e case il cenobio detiene in proprietà un mulino sul Canale Maggiore e un
mulino sul Canale Comune.
È possibile concludere che anche il monastero di Sant’Uldarico dovette difendersi dai saccheggi e
dalle scorrerie perpetrate dalle squadre nei momenti di maggiore tensione ma, come sottolinea il
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ASD, Fondo Sant’Uldarico, Visita pastorale del 24/07/1776
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BBPAL,
Fondo Moreau de Saint Méry, B. Pal., Fondi documentari, XIX, cass. 34, fasc. 3, inserto 3, Chiesa
parrocchiale di Sant’Uldarico custodita dalle Monache Benedettine Cassinensi.