9
Pezzana,
“
quanto al monastero di S. Uldarico, parmi probabile che, essendo, come si è veduto,
uno de’ Capitani di Porta Nova Gian Francesco Cantelli dalla famiglia del quale era uscita quella
Sandrina Cantelli che nel 1440 fece fabbricare una parte di esso monistero, egli avrà voluto usare
riguardo a questo, lasciandolo immune dal saccheggio”
13
. Essendo Gian Francesco Cantelli
parente della badessa ha voluto risparmiare il monastero dai saccheggi.
La badessa Sandrina Cantelli, appunto, fece aprire il cortile di forma rettangolare che venne poi
trasformato in chiostro alcuni anni dopo dalla Badessa Petra Carissimi:
“
Un’altra parte di questo
monastero fu fatta fabbricare dopo dalla
Badessa Pietra (Petra) Carissimi, ed in
marzo 1846 si è levato dagli avanzi di esso
monastero una pietra in cui è scolpito lo
stemma di lei, cioè un torello rampante
”
14
.
Presenta sui lati minori cinque archi gotici,
mentre i due lati maggiori, di sei campate,
sono caratterizzati da un’architettura
rinascimentale. I capitelli sono di fogge
diverse e le decorazioni a fogliame si
alternano a motivi allegorici. Ricorre
spesso il bastone pastorale (simbolo del
Vescovo Uldarico) e il toro rampante (simbolo del casato dei Carissimi). Si può sicuramente
pensare che il sottostante teatro romano fornì sicuramente materiale per la nuova costruzione,
come pare essere confermato nel particolare di due colonne in marmo rosa, che per forma e
materiale si diversificano senza un preciso motivo dalle altre. Per quanto riguarda il periodo di
edificazione del chiostro sono nate varie ipotesi: l’esistenza di archi gotici ha portato a pensare ad
una possibile mancanza di continuità nei lavori, negata però dalla linearità stilistica delle cornici e
dalla presenza costante nei capitelli dello stemma della famiglia Carissimi. I lavori possono
collocarsi nel periodo posteriore al 1453 anno in cui fu eletta Badessa Petra Carissimi, ma la data
di ultimazione non è certa. Nonostante l’unitarietà stilistica delle cornici e dei capitelli,
osservando la planimetria di Smeraldo Smeraldi del 1592 si vede chiaramente che il chiostro in
questione era stato realizzato solo per metà.
Secondo il Prof. Giovanni copertini, la forma romboidale del cortile, in cui furono aperte le arcate
al pianterreno, fa supporre che i muri perimetrali del chiostro preesistessero. L’artista si trovò di
13
A. PEZZANA,
Storia della città di Parma
, 1837-1859, IV t., p. 21
14
Ibidem
1 Interno del chiostro