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In tal modo l’intera struttura di copertura si è trasformata in un insieme iperstatico in grado di
assorbire eventuali forze orizzontali, anche di origine sismica, e di trasferirle ai setti paralleli alla
direzione del sisma riducendo la probabilità di collassi per meccanismi di primo modo. Tutti i
tiranti dovranno essere tesi in fase di realizzazione per rendere immediatamente operativo
l’intervento. Questo stato di sollecitazione si perde però nel tempo per il rilassamento dell’acciaio
per cui si dovrebbe sistematicamente controllare la tensione nelle catene ed eventualmente
ritesarle. La controventatura di falda, eseguita con elementi disposti all’intradosso dell’orditura, ha
il vantaggio di poter essere attuata senza intervenire sulle parti strutturali secondarie e sul manto di
copertura. La realizzazione di una controventatura all’estradosso, sia essa costituita da croci di S.
Andrea o da tavolato incrociato, richiede invece lo smontaggio della copertura, comportando costi
maggiori.
Fra tutte le staffature, una in particolare è sempre da prevedere e riguarda il nodo fra puntone e
catena: è questo uno dei punti più delicati della capriata. Lo sforzo di compressione del puntone
trasmesso alla testa della catena attraverso l’intacca praticata sull’estradosso, produce infatti sulla
zeppa di contrasto una sollecitazione a taglio molto elevata. La corretta realizzazione del nodo
permette di scongiurare fenomeni di dissesto immediati, bisogna però tenere conto che le testate
delle travi tendono a deteriorarsi rapidamente, per cui si possono innescare meccanismi di rottura
molto pericolosi. La fasciatura metallica realizzata con ferro piatto fra la testa del puntone e
l’estremità della catena offre la sicurezza necessaria per garantire il funzionamento del nodo. E’
necessario comunque effettuare controlli frequenti della fasciatura, a causa dei naturali fenomeni
di ritiro del legno, che possono produrre l’allentamento e il distacco dei ferri.
2 Viste dei collegamenti sui nodi della capriata