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Con la geslione municipalizzala del se1vizio, enlrano in
fw1zio11e 11110vi aulomezzi diesel in sostiluzio11e dei gl01'iosifur-
8011i elellriciper la raccolta dei bidoni (ASCPR- SPR).
inadempiente rispetto ai parametri fissati dalla
convenzione. Richiami, contestazioni, lamentele
da parte del pubblico
e
della stampa si ripeteva-
no, tanto che
il
Comune decideva di procedere
alla municipalizzazione dell'intero servizio.
La
decisione di riscattare anticipatamente la con-
cessione, fissando come termine iJ
l
maggio 1964,
veniva vorata dal Consiglio Comunale
il
15 gen-
naio 1963 all'unanimità. L'operazione comportava
una spesa eli 97 milioni per un patrimonio, valu-
tato alla stessa data, di 171 milioni. Parallelamente
si provvedeva ad un investimento di 67 milioni
per nuove attrezzature, mentre il Consiglio
Comunale approvava
il
progetto di ampliamento
dello stabilimento di viale Piacenza per un inve-
stimento di 103 milioni.
Veniva deciso di gestire in economia
il
servizio in
attesa dell'approvazione dell'autorità tutoria. Il 31
maggio 1965
il
Consiglio deliberava ad ampia
maggioranza la relazione sulla gestione del setvi-
zio di nettezza urbana. Si poteva così procedere
alla municipalizzazione del settore avvenuta
il
l
ottobre 1965, che diveniva , così
il
quinto servizio
municipalizzato dopo elettricità (1904), gas
(1912), acqua (1938) e trasporti urbani (1950).
Nasce la municipalizzata
Ma per esplicita richiesta delia Prefemrra, che non
vedeva con favore la costituzione di una azienda
autonoma municipalizzata di nettezza urbana,
il
nuovo servizio veniva aggregato alla già .esistente
AMETAG (Azienda Municipalizzata Elettricità,
Trasporti, Acqua, Gas), per l'occasione trasformata
in Ai\IP (Azienda Municipalizzata Pubblici Servizi).
La
raccolta dei rifiuti col metodo del ricambio dei
bidoni, migliorata in frequenza e automatizzata per
quanto possibile nell'officina di viale Piacenza
venne sfnmata al limite delle capacità dell'impian-
to, mentre nelle zone periferiche si consolidava la
raccolta con travaso dei bidoni negli autocarri a
compressione. Nel1967, per ridurre l'incidenza dei
costi di esercizio, venivano introdotti i primi sacchi
a perdere, dapprima sperimentalmente, in seguito,
con graduale distribuzione, in tutte le zone.
L'11 giugno 1970 aveva termine - dopo 40 anni di
esercizio -
il
servizio di raccolta
e
ricambio dei bido-
ni e l'impianto veniva smantellato definitivamente
per utilizzare diversamente gli spazi disponibili.
11 l
0
marzo 1971
il
servizio diveniva autonomo,
sganciandosi dall'AMPS. asceva così l'A.M..U.,
Azienda Municipalizzata Jettezza Urbana, impe-
gnata ad attuare un impegnativo programma di
automazione e modernizzazione.
Dal 1973 tutti i rifiuti potevano essere raccolti con
sacchi a perdere, con autocarri a caricamento
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semi automatico nella periferia e con piccoli
8. 139
motofurgoni nel centro cittadino, che andavano
8. 140
conferendo la raccolta ad appositi
conlainers
dislocati su l territorio in aree anrezzate.
La crescita esponenziale dei rifiuti urbani, che nel
1975 raggiungeva i 290.000 mc. per 177.000 abi-
tanti, costringeva l'AMNU e l'Amministrazione
Comunale ad abbandona1'e la soluzione delle
discariche individuate di volta in volta in aree
comunali, adottata fino agli anni Settanta, per
imboccare vie alternative.
Il forno inceneritore
A fianco della rivoluzionaria e precorritrice campa-
gna dellà raccolta differenziata della carta (1974),
prima
in
Italia e anticipatrice della raccolta diffe-
renziata del vetro (ottobre 1978) e della plastica
(1985), maturava, sull'onda di una crescente
coscienza ambientale nella popolazi9ne e grazie
alle esperienze dei grandi centri urbani, la decisio-
ne di realizzare un forno inceneritore per i rifiuti,
abbandonando l'opzione delle discariche.
Veniva identificata la zona del Cornocchio, all 'e-
strema periferia Nord, oltre la Zona Annonaria,
dove su un'area praticamente disabitata di 115.700
mq. 'era
il
1974 ed
il
1975 yeniva realizzato dalla
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Società Tecnitalia
il
forno inceneritore per i rifiuti
8. 143
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