on esiste coerenza tra i cronisti nell'indicazione
della ua altezza, variabile, secondo le varie fonti
fra i 100 ed i 140 metri, ma
è
concorde l'afferma-
zione che superasse in altezza il campanile del
Duomo di Cremona, che misura
113
metri.
Indebolita nella zona mediana dalle numerose
alterazioni e aperture praticate per l'orologio e gli
aULomi e a causa delle infiltrazioni e dell'umidità
prodotte alla sua base dal contiguo deposito cit-
tadino del sale, l'ardita costruzione iniziò, alle
soglie del
XVTI
secolo, a dare segni di instabilità:
numerose fenditure si aprirono alla sua base tanto
che gli Anziani
il
25 gennaio 1606 scrivevano
preoccupati al Duca Ranuccio. Ma i provvedi-
menti urgenti auspicati dal Duca non potranno
avere effetto perché venerdì 27 gennaio 1606, San
Cristoforo alle ore
15
e tre quarti,
•mentre
il
Co-
mune faceva lavorare attorno l'antica Torre,
!et
quale minacciava di cadere, per vedere di conso-
lidarla nel fondamento, precipitosamente ruinò.
Vi restarono morii diecisette persone tra lavorau-
ti, sopraintendenti, curiosi e passeggieri...•.
·Allargandosi le mura della banda verso il
Palazzo grande et San Vitale-
si apriva la base
della torre, come si legge nella dettagliata relazio-
ne inviata al duca dagli Anziani
-poi vene gitì in
mezzo il restante, et empito quel vacuo sbuzzò
il
1·esto del Palazzo
[...],
diede fondo nella piazzo!/a
della Fontana ed ìl lanternone non fece rumor
inculandosi in quel mezzo et [ap]parve uno vento
con nebbia per aria, et morse
[morì]
molta gente,
fra gli altri il Signor Agostino Zurlino ed il Signor
Christoforo Va/bruno tutti doi Anciani•.
Tirata u mattone per mattone con perizia pro-
digiosa, la
·sublimis et allìssima·
torre, orgoglio
di turri i Parmigiani, era crollata invadendo in
un'allucinante commistione di calcinacci e di
pietre la piazza della Fontana (verso San Vitale)
e parte della Piazza Grande e distruggendo il
Palazzo Comunale.
Informato del disastro
il
Duca Ranuccio, che si
trovava a Piacenza, si affrettò a raggiungere Par-
ma, dove arrivò a tarda notte, ansioso di verifica-
re di persona l'entità dei danni subìti dai vari edi-
fici prospettanti la piazza.
Il
quadro era terrifican-
te. Un cumulo di rovine copriva oltre un quarto
della platea mentre dagli squarci aperti nelle varie
costruzioni devastate ancora uscivano nuvole di
polvere che rendevano irrespirabile l'aria. Lo
sgombero delle macerie sarebbe durato diversi
giorni, portando a identificare con precisione
il
numero delle vittime in ventisette.
Il
Duca pub-
blicò un bando col quale ordinava che la piazza
rimanesse sgombra da geme per due giornate,
facendola presidiare dai soldati, per impedire la
sottrazione di oggetti e carte travolti nella rovina
della torre e di gran parte del palazzo comunale.
·De' suoi mattoni e calcinazzi chefurono condot-
ti
sul Piazzale del Carmine, se ne formò come un
monte... Vi restarono infrante te statue, colonne,
campane sonore ed il bell'horologgio, alla cui imi-
tazione era stato fatto fare da ' Cremonesi il Suo,
6.8
6.8 Pierre Vander, Panne, Capitale du Ducbé du meme nom. Incisione su rame, 1740. L'illustre cartografo dt leida, a distanza di oltre
un secolo dal
StiO
crollo, riporta ancora l'esistenza della torre, che superava tn altezza quella della Cattedrale. (CACRPP 4798 - GAL).
19