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Allarme sociale
Una sorta di allarme sociale per la perdita del dialetto è ormai avvertito anche dai non
addetti come dimostra il seguente episodio autentico. La signoraSilvana, una
simpaticissima settantenne proprietaria di undialettooltretorrentinodoc raccontava al
sottoscritto che, avendoperso le chiavi, ed era andata in via d’Azeglio per far fare un
duplicato. Dopodi aver salutato, indialetto, disse all’artigiano:
“Ch’alme scuzamoa ghe dmand al piazér äd färom il ciävi puala zvelta ch’al pól
parché j én sénsa. Cuand posja gnir a tórja su?
L’artigiano esclamo ammirato
:
“Cära che bél djalètt!L’ éraunpés ch’an’al sintiva
!”
Eproseguì dicendo:
“Sjora ch’ la véna dmatén’na bonóra ch’a gh’ ja faròala zvelta e an’ vój gnanun
borr!”
Continua Petrolini dicendo che attualmente si ha l’impressione di un timido ritorno
all’usodi parlare parmigiano sotto la spinta di iniziative ricreative che forse più che
valorizzarlo in senso strettomirano a riderne o a sorriderne, come è avvenuto per
secoli a partire dal ‘500nella letteratura del teatro dialettale. Per la verità vi sono
anche altre iniziativemeno ludiche tese alla valorizzazione del dialetto che cercano
(con difficoltà) di coinvolgere ilmondo della scuola, produrre corsi di dialetto,
redigere raccolte di aneddoti, tradizioni e poesie evidenziandone anche gli aspetti
culturali e persino educativi.
Il piacere di parlare indialetto
Se si escludono certe sporadiche situazioni in famiglia o con amici, le persone che
parlano indialetto sono sempre più rare. Ed è un peccatoperché quandoparlano in
dialetto sentono il piacere di parlarlo perché parlandolo esprimono l’orgoglio di
essere figli di questa amatissima città dal glorioso passato. Parlare indialetto è bello.
I dialetti sonopiccole lingue che sono state usate per secoli opermillenni dai nostri
antichi, sono state le sole a disposizione della stragrandemaggioranza di noi Italiani,
le sole con le quali i nostri vecchi si sono sempre parlati, con le quali hanno riso e
hanno pianto.
Un lessico storico etimologicodelle parlate parmensi
Pur apprezzando le iniziative di cui si è accennato prima, Petrolini nonnasconde il
suo pessimismo sul fatto che si possa tornare a parlare in dialetto come una volta.
Egli pertanto ritiene che ilmodo più efficace per valorizzare il dialetto sia quello di
archiviarne lamemoria (già largamente archiviata) e di approfondirne lo studio. A
questopropositoha annunciato di avere finalmente concluso una impresa ambiziosa,
forse “velleitaria”, quella di un lessico storico etimologicodelle parlate parmensi.
Un commento
A fine lezione, il prof. GiovanniMori, ha commentato convenendo che esiste il
rischio che il dialettonon venga più parlato. E il rischio è più forte per il Parmigiano
che per altri dialetti, a causa della spocchia con cui la grande corte della piccola
capitale ha per secoli considerato chi parlava il dialetto, cioè come un ignorante e un
poveraccio che non si è potuto permettere nemmeno la scuola elementare. Tuttavia,