Mezzadri_Impariamo il nostro dialetto - page 7

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QUALEDIALETTO?
Del dialettoparmigiano, parlato in tutta la
si possono riscontrare
almeno tre varianti:
,
approssimativamente da
al fiume
Po;
areadi
e
,
dove la parlata si avvicinamolto al
orientale della
,
dove vi sono alcune
inflessioni
Le variazioni tra questi dialetti sono riscontrabili, oltre che in alcuni termini,
soprattutto nella pronuncia delle vocali.
In queste lezioni sia come termini che come grafia parleremo unicamente del dialetto
della città di
tralasciando quello “arioso”.
Anche il dialettodi città non è del tuttoomogeneo soprattutto per l’accentazione della
vocale
“e”.
Anche se, fortunatamente, è quasi sparito il dialetto strascicato, aborrito
dal Bocchialini, esiste una differenza tra quello dell’Oltretorrente
(
dedlà da l’acua
)
e
quellodella riva destra
(
dedsà da l’acua
).
Facciamo un esempio.
è bello
si può tradurre induemodi;
l’è bél
in cui la
“è”
voce
del verbo essere ha la pronuncia aperta di
“erba”
oppure con
l’é bél
in cui la
“é”
ha
la pronuncia stretta di
“chiesa”.
Nell’Oltretorrente si usa quella in cui la
“e”
ha
pronuncia stretta.
Il prof. GuglielmoCapacchi ha scelto di adottare la grafia della pronuncia
“oltretorrentina”
pur dicendo che, per lui, la questione non è ancora definita.
Io ho scelto di seguire le indicazioni del Capacchi, che considero ilmiomaestro, e
utilizzerò la grafia relativa alla pronuncia più stretta. Nel parlare però tendo ad una
pronuncia più aperta.Aquesto proposito ricordoquando, tanti anni, nella redazione
del
“Lunarioparmigiano”
si è optato per quella
“stretta”
soprattutto per decisione
di VittorioBotti, caro amico non più tra noi, io inutilmente feci obiezione.
Scherzosamente accusavoVittorio di essere
“Un capanón ‘dbóroghBartàn”
e di
rimando luimi diceva:
“E ti a t’si unpaizàn ‘dSanLazor”.
POETIEPOESIE
Il 1900 è il secolo che ci darà poeti e poesie scritte in dialetto parmigiano, studiosi e
pubblicazioni, canzoni e cori popolari, commediografi, piece teatrali e attori
dialettali. Il governo politico e culturale di Parma, fino a metà del 1800, era stato
gestito da autorità esterne alla città; era quindi dominante, logicamente, anche nella
cultura parmense un respiro europeo.
Il dialetto prima veniva usato per suscitare comicità, per esprimere battute argute e
sconce, saghe popolari; dal ‘900 invece il dialetto scritto sarà una lingua usata anche
da intellettuali locali, da operatori politici per esprimere la forza e la vita autentica del
popolo parmigiano.
Il 1900
sancirà l’affermazione di una cultura popolare che si esprime con un proprio
linguaggio, sopito per secoli. Sarà, infatti, il secolo dei poeti dialettali Giovanni
Casalini, Alfredo Zerbini, Renzo Pezzani, Luigi Vicini; di commediografi come
Zileri, Clerici, Adorni, Aimi, Pesce, di attori come i Clerici,Montacchini, Lanfranchi;
dei burattinai come i Ferrari. Sarà il secolo che cercherà di dare una logica ed una sua
nobile anima al dialetto; verrà meglio definito il dialetto parmigiano attraverso le
ricerche di studiosi come il Gorra, il Boselli e JacopoBocchialini.
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