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Monge. Il disegno di dettaglio, che subisce nei decenni precedenti il nuovo secolo un re-
cesso, legato anche ad una certa perdita di interesse per gli edifici antichi, torna ad esse-
re avvalorato e indirizzato ad una funzione conoscitiva divulgativa. Ciò si allinea alla na-
scita di una cultura archeologica dalle rinnovate finalità rispetto al culto rinascimentale
dell’antico: le scoperte di Ercolano e Pompei nella prima metà del 1700 simboleggiano
l’aspirazione a documentare il passato, sottoponendo la stessa pratica del rilevamento
ad una filologica rappresentazione del dato. Del resto, già dalla metà del Cinquecento il
rilievo diviene prassi condotta in gruppo, non più singolarmente e per interessi personali.
Nel contesto delineato si pone l’eccezionale esperienza di Giovan Battista Piranesi, la
cui produzione artistica raggiunse la massima espressione tra il 1756 e il 1777. Egli ope-
rò, nell’ambito del disegno di rilievo dell’antichità, un personale atto di trasfigurazione
che, senza mutare il dato oggettivo, lo filtra attraverso la suggestione. Altrove, Piranesi e-
liminò il contenuto soggettivo, nel totale rispetto della realtà del dato (fig.
3
). Il disegno di
dettaglio piranesiano conserva la simbologia e il linguaggio delle tavole di particolari dei
trattati cinquecenteschi; la rappresentazione è sottesa dall’obiettivo culturale di rivendica-
Fig. 3 – Giovan Battista Piranesi, “Vari capitelli” da “Del-
la magnificenza dell’architettura de’romani”, 1761.