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chimico ed atmosferico dei materiali, indispensabile in un ambito di restauro conservati-
vo.
Tale scelta è conforme alle finalità di questo rilievo, volto a discernere, partendo dal
dato morfologico, peculiarità stilistiche in grado di attribuire una plausibile datazione
all’apparato decorativo.
La fase di rappresentazione dei dati acquisiti ha tuttavia condotto ad alcune riflessioni
circa lo stato di conservazione dei capitelli. Il degrado subito dalle parti scultoree trae ori-
gine da cause diverse, le stesse che interessano il deterioramento di tutti i materiali lapi-
dei.
L’aggressione chimico-fisica si è dimostrata, tra le considerazioni successive alla resti-
tuzione, la più evidente causa del degrado. Essa ha prodotto, nel caso specifico del
complesso di Sant’Uldarico, sfarinature e gessificazioni (fig.
4
), annerimenti (fig.
5
) e de-
positi. Il restauro a campione condotto in anni recenti su alcune colonne del chiostro, limi-
tandosi alla sola base, non nega il riscontro di tali fenomeni di deterioramento nelle parti
non restaurate.
Un’ulteriore causa di degrado è da attribuire all’errata conservazione dell’edificio du-
rante l’occupazione militare, già menzionata in precedenza. La “desacralizzazione” dello
spazio architettonico del chiostro, negli ultimi due secoli, ha comportato, tra l’altro, la di-
struzione della maggior parte dei capitelli delle semicolonne angolari, la cui rappresenta-
zione è stata perciò trascurata dal rilievo condotto, come affermato in precedenza.
Fig.
4
– Sfarinatura e gessificazione.
Fig.
5
– Annerimento.