I restauri settecenteschi
e il mercato in Piazza Duomo
Florido e frequentato doveva essere nel Sette-
cento il commercio dei rivenditori di panni usati
e dei rigattieri piazzaioli, stante la immensa pove-
raglia e i molteplici regolamenti al loro riguardo.
Pure essi dovevano essere muniti di licenza e
potevano comparire nei mercati di biancherie,
pannilini e canape il dopopranzo del martedì e
venerdì, a prò della povera gente
•excludendoui
così quei rigattieri che altrove fan no pagar di più
il povero bisognoso».
7. 11
7.10
Biagio .lfat1ini, Festa popolare del Duca di Flal'igny in
Piazza Grande. Acquerello su cana. 1782.
La
piazza. già nella
t'eSte data dal Peli/o/, si presenta gremila di gente per lafes/{1, iu
modo non dissimile dal giorno di mercato. Si notano capmmel-
11
di gente, cuochi che cucinano all'apet10. al ce111ro della platea,
Lll1
sen'O che traina 101 carretto con sopra
il
SIIO
padrone (GNPR
l
182-
GAL).
7. 11
Giuseppe Bertoluzzi,
Il
p011ico di Palazzo Bondcmi.
Acquerello,
XVIII
sec. L'acquerello settecentesco dell'archi/ello
Bertoluzzi (7771-1829) ci mostra, attraL'erso uno scorcio
illllsuale, il portico di Palazzo Bondani con
i
magazz ini soller-
ranei dei mercanti e la visione della piazza con ltt nuova fac-
ciCIIa di San Pietro, visibile tra
i
pilastri, e la cupola della
Stecca
w
o/fondo (CP- GAL).
7. 12
7. 12
Giovcmnt Ballista
De
Gubenzalis, Veduta della Piazza di
Parma con bancarelle del mercato e maccbiette. Acquerello su
cana,
1807.
Ne/voluto effetto di chiaroscuro, la piazza si pre-
sell/a nel suo cJbilo seuecentesco. con le tre aree dalla pal'inum-
Utzione riquadrata. delimitate da colonnotti e occupate dalle
capannucce e dalle baracche dei commercianlf. Lo spellacolo,
forse non troppo elegante, spingerà le alltorità con11111tlli ad
ctdollare ww tipologia eli bancarella co11 ntote idonea ad essere
facilmente spostata. (Torino, Galleria Civica d'Atte .ltoderna.
11.
l 71.
Legato
De
Gubematis
-
GAL).
el
1760,
al tempo dei Borbone
e
per espressa
volontà del Primo Ministro Guglielmo Du Tillot
(1711-1774),
l'architetto di Corte Ennemond
Alexanclre Petirot
(1727-1801),
conferiva alla piazza
l'impianto che
in
buona pa!te tuttora conserva, vol-
gendo la facciata della chiesa di San Pietro, ftno ad
allora orientata verso Ovest, uniformando le co1tine
murarie dei vari edifici e ripavimentando la platea
a riquadri geometrici
in
cotto e pietra, delimitando
le varie aree con file di paracarri di marmo.
Da tempo immemorabile si téneva un mercato
anche nella piazza del Duomo, chiamata allora
Piazza Vecchia. Vi fa riferimento un capitolo degli
tatuti del
1255,
che vietando di usare come gra-
naio la cattedrale, probabilmente non ancora
compiuta, allude ad un mercato nella piazza della
quale gli tatuti stessi fanno conoscere i confini.
E la piazza Vecchia sarebbe stata utilizzata a
periodi alterni per scopi mercantili quando la
Piazza uova non poteva ospitare i banchi. Così,
terminati i lavori di risistemazione della Piazza
all'epoca del Du Tillot, in un
Avviso
del
10
dicem-
bre
1763
il
Governatore,
in
esecuzione dell'ordi-
ne del Duca di trasferire il mercato dalla Piazza
del Duomo alla sua sede originaria nella Piazza
Grande, stabilisce
il
modo
in
cui i banchi dei ven-
ditori debbano essere sistemati.
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