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mercato della "Giara·· o "Giarra" fu anche in
:.eguito frequentato perché ad esso venivano con-
\'Ogliate dall'Aurorià merci e be tiami con se,·eri:.-
:.ime Gride intese soprattutto a riscuotere
il
Dazio
:.ulle merci vendute
·Scorgendosi ogni giomo {.../
diuerse fraudi in danno notabile dell'Illustrissima
Comunità...•
sul Dazio del bestiame e di altre
merci deMinme alla "Giara·• il Governatore di
Parma, Marchese Domizio Tedaldi, su iswnza
degli Anziani, il 25 ottobre 1653 pubblicava una
·Grida sopi'CI le bestie et uve destinate per il mer-
cato della Giarra di ParmaA.
Secondo la Grida, il
venditore che recava in città
·bestie lalliObovine,
quanto porcine et pecorine et simili, come anco le
uve per vender/e sul pubblico mercato della
Gittrra, dover andare direttamente sul dello mer-
cato...•
e ciò unicameme perché non si stipulas-
sero affari lungo la strada per sfuggire
il
paga-
mento del dazio.
La
Grida insisteva sull'obbligo di
sottoporre tutta la merce agli agenti del dazio,
:.otto pena della perdita del be tiame o delle uve.
e in pitt una multa di due scudi d'oro per ogni
capo bovino e per cadauno carro d'uva venduto
o contrattato illeciwmente, cui I'Amorità poteva
aggiungere anche pene corporali.
Il Pubblico Macello
La piazza della Ghiaia oltre che
il
bestiame e le
merci, ospitò dal 1509,
il
pubblico macello voluto
da Pier Luigi Farnese (duca dal 1503 al
1547),
ampliato poi durante il Ducato dei Borbone sono
la direzione dell'architetto Gian Battista Ferrari nel
L780,
e rientrato in funzione l'anno seguente.
trovava fra Borgo Paggeria
e
Piazza Ghiaia.
Interes ·ame per la cronaca la visita che fece il
Duca al nuovo Macello. così riferita dalla
Gazzella di Parma
il
28 settembre 1781:
·Giot'edì
dell'antecedente settimana
[e quindi il 20 euem-
bre]
ua Altezza Reale Signor Inja11te verso le ore
cinque della sera con nobile comitiva recassi ad
ossermre ilpubblico macello di questa citlà, risto-
ralo, ampliato e ridotto a rniglior forma
dall'Archi/ello Gianbattista Ferrari abile panni-
giallO e che più volte ha riportato premi della R.
Accademia di Belle Arti, a spese di questo
Pubblico e solto /'inspezione (sic) de' deputati civi-
ci, Signori Pietro Fedolfi aiutante maggiore de'
Reali Alabardieri e Tenente Bortesi. Meritarono ltl
reale compiacenza tutte le parti destinate alla
sezione, conserlJa da nelJe. distribuzione epulizia.
siccome l'inscrizione scolpita di fronte alla porta
maggiore dall'aurea penna del Padre Paciaudi.
Regio Bibliotecario. che da sè sola indica la solen-
nità e ill'alore dell'opera•.
Se all'esterno, sopra l'ingresso, troneggiava la
lapide dettata dal Paciaudi, internamente era col-
locato un dipinto che raffigurava San Rocco,
il
protenore dell'Arte dei Macellai e si trovavano
due lunene ove erano rappresentati due buoi,
dipime su muro dal parmigiano Antonio Olivieri
7.28
(1749-1811),
presumibilmente in occasione della
ristrutturazione borbonica. Vi si ammirava anche
un grande dipinto ad olio su muro con la
Madonna, il Bambino e ant'Antonio, illustrato
nello spaccato del Macello disegnato dal
Sanseverini.
·Lno dei tre dipinti, venne. per cura del restaura-
tore prof Bigoni modenese. distaccato ed asporta-
to. Ora
è
custodilo nei locali della Pinacoteca.
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7.33
7.34
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7.33·34
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11 progello del 1809 risalenle alla dominazione fran-
cese, prel'edet'a la coslmzione di un ediJìcio per le macellerie
lu11p,o l'argine della Parma. Si sarebbe lullm•ia dol'IIIO allendere
il 1836per L'edere realizzato un simile proposllo (ASCPR- PR).
7.35 Mcola Belloli (allO.
Le
Becci:Jelie. China acquerellata su
cw1a, 7836 ca. Pianta e alzato dell'edificio progellato dal Belloli,
addossato al m11raglionejarnesiallo d 'argine, in grado di ospita-
re 21 bouegbe e
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ghiacciaia nell'augolo Nord-Occidentale. Il
prop,ello di riunire, per ragioni igenicbe, 11111e le macellerie ci/la-
dille in Piazzct Gbiaia, nei pressi del Pubblico Macello, già avan-
zato nel 1809, venne riproposto nel 1836 alla duchessa Maria
Luigia dagli A11zia11i del Comune, preoccupati per l'al'tii1Zare del-
l'epidemici di colera proveniente dalla Russia (CP- GAL).
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