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L'altro gmnde rei/angolo della Piazza. che nella suct lunghezza COITisponde ai due quadretti. di San Pietro
e delle Armi. servwa allora da mercato delle erbe e ai ril'enditori infimi di grascie e salumi.
Era tlltche il campo aperto al burattinaio cbe t•i p011at'a la sua baracca. e ad
1111
numero non piccolo di pez-
zenti, cbe si accttlal'Cino al muro del palazzo del GotY?matore, fra bo/lega e bottega. a goderui il sole
CJiftl/1-
do si ojfrica e a pigliare qualcbe soldo dai passanti.
A mezzodì t111to erct scomparso: né banchi 11é Ol1olane, né hurallini né cani e can·etti: portato via ogni cosa
e messo mano allo spazzamento, non restauano cbe i pezzenti, i qualifacet.•ano il comodaccio loro.
Allorquandopoi soprat;ueniua un temporale, era unfuggifuggi generale con una confusione caotica e imer-
ciai dol'evano abbandonare, se non/e armi,
il
bagaglio e le loro carabattole con una serqua di imprecaz io-
ni e df bestemmie contro il cielo irato.
In
cola/frangente, l'ampio jJOitico del municipio ospila1;a patema-
mente /fuggiaschi e risuonava di un vocìo indescrivlbilejìno al cessare della bufera.
Fra i
ICI/Ili
frequentatori della piazza , resi 1t0ti e quasi famosi, era il Signor Sante Ferrari, detto
Sanrén,
Do11zello del Comune, banditore delle leggi, ultimo erede eli 11n antico mestiere. Un uomo di mezza11a sta-
l/Ira, piullosto grasso e grosso, colle gote rubiconde e l'espressione del volto tra il dottorale e il canzonatorio.
Nell'esercizio della sue funzioni di banditore, il Signor Santino passava per una celebrità. Usciva sul/et
ringhiera della torre, solo; con aspetto severo 111et così calmo eia al/irarsi la simpatia ge1zerale. Guardava
la folla colla sicurezza con cui si guarda uua ueccbia conoscenza; deponel.'a il cappello sul davanzale
della loggia e, imboccata fa tromba, manclat
1
a due squilli che equivalevano ai raschi dei predicatori,
prima di cominciare.
le l'iste eli g11ardare le carteperdar tempo al popolo di at•t•icinarsi; e q11ando
dall'alto al basso.
be11 jìlla la gente nella platea, cominciaua co11 l'OCe alta e sonora. Legge/Ja lungamente. senza stancarsi,
senza sbagliarsi mai, coll'armonia e le injlessioni eli quelli cbe capisco110 la sostanza dello scritto. Finila la
/el/urti, ripiegaca e intascai/a il testo della legge. si coprit•a il capo. e senza voltare le spalle all'auditorio scom-
jXIril'CI, jXIssando da un usciofino per fui w1 po· angusto•.
Tratto da E. CASA,
La
cita primta a Parma nella prima metà delle'OIIocento.
in
AP
IO (1926). pp 213-22- ,
pane
citato
in
P.
P.
1,11
mercato in Piazza Grande.
in
CP
19-9.
27 gen. p 3; ripreso in E.
DALL'OLIO,
Sagre. mercali..fìerediParma
e pmt•incia.
Parma, Sih·a.
19-9,
pp
88-97.
7.22 !.'Eroe dei due mondi, collocala al posto dell'Ara dell'Amicizia nel 1893. sovrasta la piazza gremita di follct
in
1111
freddo giomo di mercato di fine Ottoce1110 (CFIO
-
GAL).
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