l
l
l
7.36
7.37 a -b
7.36 Pietro Mazza, L. Deroy, Edifizio delle Beccherie
111
Parma.
Amw
1836
-
1837.
Litografia. Parma
-
Parigi, Tip. Paolo
Renouard,
1845.
taL•. 6. Maria Luigia ne aeemfinanziato co11
il
proprio erario primto la costmzione (CP - GAL)
7.37
La Duchessa il
12
gennaio
1838
faceva uj]ìcialmente dono
delle Beccherie alla città. Il Municipio, rico11oscente, f)()m!L'a
sullafronte dell'edificio una lapide a ricordo efaceva coniare da
Ellore Galli una medaglia ricordo reccmte al dir/Ilo
Il
profilo
della Duchessa e al rovescio Clio, Musct della Storia (CP - GAl.).
Degli altri due non v'è più traccia perché non fu
possibile distaccarli·.
Il gran quadro, ridotto di
dimensione e di forma tonda in seguito allo strap-
7.29
po.
è
oggi depositato presso la Galleria 'azionale
( BA , lnv.
1116)
L'iscrizione, dovuta, come s'è
detto, al Paciaudi, paragonava con esagerata cor-
tigianeria l'opera del duca Ferdinando di Borbone
a quella dell'imperatore romano Tiberio, co trut-
tore del grande macello Liviano.
'uovamente ristrutturato nel
1838
su progetto di
icola Bettoli,
iJ
Macello veniva soppresso nel
1898
e in tale occasione
-fu leva/a l'iscrizione su
marmo
-
oggi conservata nei depositi della
Galleria azionale -
e
il
gran quadro ad oliofallo
per I'A1te dei Macellai•.
el
1900,
con l'ape1tura di un nuovo macello
fuori Barriera Saffi, l'edificio cambiava destinazio-
ne e vi si installavano negozi ed abitazioni; della
vecchia costruzione rimane solamente il volume
esterno, ormai irriconoscibile.
Le Beccherie
Con la costruzione del macello di Pier Luigi
Farnese la vendita delle carni fre:,che. che fino al
XVT
secolo an•eniva in numerose botteghe ubica-
te nella zona di via Cavour, era stata concentrata
all'interno dello stesso edificio in Piazza Ghiaia.
Ma dal
1809.
per disposizione governativa, veni-
va sancita la scissione delle due funzioni e così
macellazione e vendita venivano separate.
Le
bot-
teghe di macelleria si diffondevano nuovamente
nella città, dando adito, tuttavia,
a
non rochi pro-
blemi di ordine igienico.
Già da tempo era desiderio dell'Amministraziom:
Comunale
·di riunire in un so/luogo
i
vari spacci
delle carni macellateM.
L"avvicinarsi di una epide-
mia di colera che, scoppiata in India e traversata
la Hussia, stava invadendo l'Europa facendo stra-
gi in Polonia. in Inghilterra, Germania e Fmncia.
spinse Antonio Lebrun. Podestà di Parma
083 L-
1836).
ad accelerare i tempi di realizzazione delle
Beccherie. onde eliminare i più pericolosi focolai
di infezione. Bisogna. infatti, ricordare che all'c-
poca non era possibile conservare la carne, se
non sotto sale e che gli avanzi della macellazione
erano destinati ben presto ad imputridire.
Ma
il
progetto, assai costoso, non poteva pesare
sulle già esangui casse comunali. Fu rivolto così
un appello alla Duchessa Maria Luigia.
E
l'appel-
lo non rimase inascoltato, tanto che ben presto
sulla
·Gazzetta•
venne pubblicato questo annun-
cio:
·Fra le più importanti cure di sctJtìtà e puli-
tezza, non sono ultime quelle che riguardano et/la
salubrità e alla vendita delle carni. Onde già da
gran tempo erasi da queslo Comune divisato di
raccogliere in un sol luogo le beccherie, sì perché
fosse più agevole
il
sopravvegliare a che non si
inlroducessero carni nocive, sìperché venisse tolta
l'impressione disguslosa che offrono sparse e mol-
tiplicate anche in alcune vie principali. Se non
che l'esecuzione del divisamenlo era rilardata
dalle slrellezze dei Comune e da parecchie a/Ire
circoslanze.
La
qual cosa essendo stata portata a
cognizione di S. M. da S.E. il Sig. Con/e di
Bombelles suo Maggiordomo Maggiore, al quale il
doli. Anlonio Lebrun Podestà di Parma aveva
· fallo umili e fervorose istanze, /Augusta Sovrana.
a. cui non sono giorni sì lieti come quelli né quali
può diffondere novelli benejìzi, l'ha mossa non
già soltanto a promuovere l'adempimento dell'ulìl
disegno, ma con ispontanea e regale 11Ut11iftcen-
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