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Lo spettacolo del mercato in piazza
Lo spettacolo pittoresco del mercato in piazza Grande ci
è
stato tramandato dal noto dipinto di Giulio
Carmignani (1813-1890)
La
Piazza Grande il giomo di mercato,
1850 ca. (Parma, Collezione Ferramela),
dalla tela di Luigi Marchesi (1827-1862),
La
piazza di Parma,
(Parma, Galleria azionale, Inv n. 991) e da
una vivace descrizione databile all'ultima decade del XIX secolo dovuta ad Emilio Casa (1819-1904), medi-
co, letterato e storico liberale:
·La Piazza Grande era il cuore della città, pi1ì di CJIIeiLo che lo sia ora: essa costituiva il moto, la vita, il
Forum rerum venalium,
e il luogo in cui i cittadini, per tanti diversi motivi. s'incontravano. Vt era il mer-
cato delle erbe, delle frutte, delle g1'C1Scie
[vettovaglie],
della polleria; e nel Mercoledì e nel Sabato cmcbe
quello della granaglia. Tutto il piccolo commercio sifaceva in piazza; la quale non aveva la precisa figu -
m
che ba presentemente.
Nel quadrato detto di San Pietro, esisteva un antico e ampio palazzo che il popolo appellava
del Bondani,
perché appa11eneva alla famiglia del Conte Bondani. intorno a/1857gli edili credettero che le grosse colon-
ne di marmo veronese che sostenevano
il
muro di facciata, ti'Cipiombassero alquanto e potessero, co/tempo,
esser cagione di un grave danno. Sorse, e si dibatté ancbe nei tribuna/i, la questione intorno al modo diprOli-
vedere, e finì perprevalere l'idea di sopp1imere il po11ico e 1iti1'C1re di quanto esso era profondo il muro della
facciata. Così infatti avvenne.
La
piazza guadagnò perla simmetria e la riquadratura, ma vi perdette in seue-
lità architettonica, perché /a facciata del Palazzo Bondani ricordava (comeché in modo disadorno)
il
L't!C-
chio stile lombardo...
.
Nel compcutimento a mane della piazza, (detto quadrato delle anni) quello del qualeforma un lato il palaz-
zo conumale, si riunivano nei giorni di mercato i mercanti di campagna, i granaioli, e. in genere, la gente
dedita al minuto commercio, e nell'attiguo, vasto e maestoso portico del Comune si vendevano le biade:
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un angolo di esso stavano soldati a g11ardia, entro
il
basamento di quella torre che crollò nel 1606. (. ..)
L'altro scompartimento della piazza, quello detto di San Pietro presentava un altro aspetto. Vi stavcrno
accampati i merciaioli coi loro banchi, o, per dir meglio, casotti coperti la cuiprimafila seguiva/a traversa-
la che adduce alla Strada de' Genovesi (Or'CI Farini) e le altre tre o quattro file si susseguivanoparal/elamell-
te verso la chiesa di San Pietro. Infatti S! tlla porla principale dell'antica chiesa di San Pietro, eraui, sopra le
imposte, la misura di controllo delle due braccia di tela, poi trasportata altrove.
Queste bottegucce mobili, tappezzate di cotonine e di.Jàzzoletti a colori vivissimi, messi in mostm con qual-
che appariscenza, e
i
piccoli vela'ri bianchi tirati per difendere il merciaio dal sole, facevano bella rallegran-
te ueduta. Aggiungevano vit'CI al quadro il brulichìo de'popolani e de· contadini, e le offerte de ' merciaioli e
i
dialoghi de' contrattanti, condili spesso confrasi argute. Era anche piacevole vedere sul mezzodì
i
padroni
di bottega imbandire alla presenza di tutti il/oro modesto desinare, e gustarlo in mezzo a quel frastuono.
Pareva di essere in una borgata del contado nel dì di.fiera. Gli abitanti di quellapiccola cillà di legno appar-
tenevano alla classe minore dei negozianti: gente tranquilla, operosa, rispettosa per dovere, per abitudine e
per tornaconto...
.
Dietro alle baracche, nello spazio che 1imanevc1 libero sino alla chiesa di San Pietro e al po1tico Bondani, i
pescivendoli tenevano mercato il Venerdì ed il sabato. Il pesceproveniva da Genova e da Chioggia per mezzo
di traspotto accelerato, e arrivava freschissimo. (...)
il Bazar de· merciaioli era utilissimo ai contadini che
11011
s'arrischiavano d'entrare nelle botteghepitì appa-
riscenti: ma era unfastidio grave per quelli che abitaverno le case sulla piazza o nelle vie vicine.
l
regolamenti
comunali prescrivevano che la piazza dovesse essere ill ogni sua pa11e interamente sgombera nei cn di festa:
le baracche di legno dovevano scompatire il sabato !lOtteper ricomparire
il
lunedì mattina; e così le d11e notti
in cui si scomponeva e ricomponeva la città di legllo, erano perdutepei vicini che avevano il sonno leggero.
Un rumore indiavolato di cassoni tirati, di tavole che cascavano, di picchiamentt sgarbati coll'accompagna-
mento della voce de'facchini che si chiamavano l'un
senza riguardi e discrezione.
Nell'Archivio del Comune si conserva un modellino dei banchi de' merdaioli, e chi amasse di averne li/l 'i-
dea esatta, potrà andado a vedere; e vi è da scommettere che non gli verrà la voglia di farne fare di simili
[Il
modellino, risalente al 1875 ed impiegato quale esempio normativo per
j
commercianti,
è
stato restaurato
da Ruggero Monica nel 1995 ed
è
visibile nella sala di studio dell'Archivio Srorico Comunale, oltre ad esse-
re riprodotto a pagina 144].
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