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6.66
6.64-65
Ltt
Tomba di Niccolò Paga11i11i. eretta a Parma per
l'Oiontà del figlio Acbille, in una immagine del primi anni del
Not'ecento
(AFA 403 -
AMG) e inunajoto dei nostri giomi (AGG
-
GAl). Si possono notare le trasformazioni subite iu un secolo
dalle sepolture circostanti.
6.66 l'ingresso del Cimitero della Villetta ai nostri giorni, dopo
i
restauri dell'accesso nt01111111entale (AGG- GOG).
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In queste ultime - e
il
ritmo serrato degli amplia-
memi lo testimonia: 1876, 1890, 1898 - un nume-
ro sempre maggiore di persone vuole conquistar-
si, pagando, il suo piccolo spazio in una conce -
sione per lo meno centennale e sfuggire al ritor-
no alla terra. iente terra, niente cielo, solo uno
spazio costruito, ·urbano' in cui la borghesia citta-
dina si
è
conservata e si
è
rappresentata soprat-
tutto nel marmo e nel bronzo.
Per poter esistere come individui, i morti •Si rac-
contano• ai vivi, attraverso
il
codice comune del
linguaggio: o meglio i
vivi
parlano ad altri
vivi
dei
loro morti, attraverso iJ racconto funerario.
Monumento di monumenti, la Villetta conserva
numerose testimonjanze, non solo umane, ma di
carattere anistico.
Tra le tombe che meritano di essere ricordate
figurano quella di iccolò Paganini (1782-1840),
in stile neoclas ico e voluta dal figlio Achille, vici-
no alla quale i trova pure quella del mu icista
rldebrando Pizzetti (1880-1968). Pure di gusto
neoclassico
è
la tomba Rosazza, dell'impresario
edile costruttore del Ponte sul Taro e del Teatro
Regio. cenografico
il
famedio di Cleofonte
Campanini (1860-1919), ubicato all'incrocio dei
viali, con una straordinaria fuga di canne d'orga-
no, eretto dall'architetto Gian Giuseppe Mancini
(1881-1954) nel 1927. L'architetto Ettore Leoni
(1886-1968) ha eretto le cappelle Romanini (deco-
rata nel 1929 da un mosaico opera di Daniele de
Strobcl (1873-1942) raffigurante un gueniero, e la
cappella Bormioli.
Sono da ricordare anche la cappella Romanelli
con sculture dì Emilio Trombara (1875-1934), la
cappella Corazza, dell'architetto Ennio Mora
(1885-1968), Grassi e Milza
di
Camillo Uccelli
( 1874-1942), Daii'Aglìo-Zanzucchì di Mario
Monguìdi (1896-1960) e le tombe di Padre Lino
Maupa (1866-1924)
(>
Volume TI, Capitolo
6,
p
132), ulla destra dell'ingresso; del sindacalista
Alcesre De Ambris (1874-1934), e del poeta Renzo
Pezzani (1898-1951) sulla traversa di destra; dello
cultore Marino Mazzacurati, autore del Monu-
mento al Panigiano
(>
Volume
n,
Capitolo
6,
pp
112-116) una cui statua, danneggiata da un atten-
tato,
è
oggi collocata a destra dell'ingresso della
Galleria orci fra i caduti della lotta di liberazione.
Ogni tempo e ogni epoca ha lasciato, in questa
vasta area, traccia del suo stile e del suo gusto e
la ·Città dei Morti• si presenta oggi come una
straordinaria lezione di architettura e di storia,
così come lo
è
la città dei
vivi.