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Il macellaio appariva tra le colonne del gran pctlazzo delle Beccherie. sotto il paludamento scenografico
dei tendoni e. insanguinato come
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giustiziere da melodramma. attendet:a il cliente come se at'esse
dot'llto sacrificar/o sul suo gran zocco di pioppo tra incorruttibili fronde d'alloro.
La
pollit•endola offriua
pollastre e galle/li di primo canto tra un irrequieto chiocciar di galline che sforzaL'ano il collo dalle slie
basse come pagliaccetti da scatole a so1presa. Le oche filosofe, sempre ves/ile di nozze, ingioiellate di
t/Il
becco similoro, gridavano intorno parole solenni con voce di canonico infreddato, e. vicino, tnt canestro
pieno di pulcini gialli corne d'arcmci, forato da
tlll
pi-pì" di pneumatico che si sgonfia.
La pizzicagnola dal gran ciuffo nero e lustro, da dietro la stadera automatica sorrideva al cliente e cava-
va le leccornie da barattolifondi; staccat'a dctll'arcohalello dei barili lepestifere saracche, spiccava i sa/et-
mi verdastri come monete romane e li sfogliava con lungo coltello alla maniera di un libro con le pagi-
ne rosse; incideva la forma di stravecchio con disi11voltct abilità geometrica, e invitava il cliente ci/fiuto,
sollecitandone gli appetiti più costosi; prendendo/o addirillura per la gola...
.
il marito non era da meno, ma pitì sole111te, lodava co11 competenza, quasi con religiosità, i suoi com-
mestibili; assegnava una fede di nascita ai salami, dava una gerarchia al formaggio, si commuoveva
davanti alla fragranza della rnostarda multicolore, comunicava all'interno la grazia della propria sen-
sibilità gastronomica.
E'
un 'arte anche questa!
La
parte si recitava dietro i banchi della Ghiaia nelle ore matlutine davanti a un pubblico cbe .faceva
ressa... perché quando si tralla di mangiare!
Fra tanta folla discendevano ancbe le arti: la musica e la poesia. E si mostravano dietro ifogli rosa delle
canzonette stampate e gli accordi disallenti d'una chitarra ricciuta. Il cerchio del pubblico era grande e
la donna girava intorno a vendere le parole mentre con voce intasata conduceva l'aria popolare a far
pitì piccante
il
doppio senso della strofa. E i soldati sentivano passare in quel momento una t•entctta d'a-
ria defloro paese nei dì di sagra.
"Ora udrete le vicende della Carolina, donna d'amore e eli piacere, che ebbe
il
cuore trafillo da
Wl
pugnale.
Mae', attacca! Umpeppè, umpeppè, umpeppè!
La Carolina al balcone
aspetta che venga sera
sente la primavera
ha voglia del moros.
Ma
li
moroso
è
lontano
e quella vuole un bacio
fa segno con la mano
e cbiama un soldatin.
Ma il suo moroso bello
in licenza
è
arrivato
la vede in mezzo al prato
e la ferisce al cor.
A-/orta la Carolina
adelio mia bella addio,
voglio morire anch'io
un colpo e resta
lì".
7.80 Carlo Bavagnoli. lc1 Ghiaia il giorno di mercato. Fotografia moderntt (FCRP-
C.
Bttvagnoli).
Pare impossibile. ma qualche lagrima rurctle si trovava sernpre sulla faccia di qualcuno eli questi ragaz-
zoni col numero sul
chepì,
che ascoltavcmo e dovevano cmclarpresto in licenza laggiù dove avevano unct
Carolina da amare ad aspettarli.
C'era eli tutto: l'ombrellaro e
il
venditore eli pizzi, dijèllucce, di bottoni; il ciarlatano che vendeva
il
cal-
l(fugo e lo smaccbiatore sovrano; il cinese che clct un ombrello aperto offriva a
tle lile
cravalle di seta ita-
liane e sorrideva, giallo e misterioso co1ne una pagina d'atlante».
Tratto da R. Pezzani,
Strenna dellwovo mercato in Parma per
/'an110
1930.
Parma, Fresching, 1930.
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