“sopra”
20
, che tuttaviaprevedonopure l’usooccasionaledi varianti con l’intonazione
ascendente.
L’
intonazioneascendente
, inusuale in italiano, consiste inunadiversapronuncia
della vocale accentata: anziché un solo tono, si usa una curvamelodica ascendente,
che si compone di un tono più basso all’inizio della vocale e di uno più alto alla sua
fine; di conseguenza lapronuncia èpiù lunga rispetto aquelladi unavocale con into-
nazione semplice. Esempi di intonazioneascendente:
b
ò
ta
“bòtta”
21
,
p
à
n
“panno”,
à
n
“anno”,
d
à
n
“danno” [nome]
22
,
v
é
n
“vengo, vieni””
23
,
p
ò
s
“posso”
24
,
s
ó
l
“sole”
25
,
s
ó
ra
“suora”
26
,
l
è
dor
“ladro”
27
,
v
é
dor
“vetro”
28
,
m
ì
ga
“affatto”
29
,
c
ò
sta
“costa, costola”
30
.
Quando la vocale tonica compare in fine di parola, viene esclusa l’intonazione
ascendentee l’unicaalternativapossibileè l’usodi quella semplice (come, per es., in
c
à
“casa”,
vedr
à
“vedrà”,
cant
è
“cantato”,
bont
è
“bontà”
31
). Tuttavia questa vocale
finalemuta lapropria intonazione in ascendentenell’ambitodelle frasi interrogative
nelle quali i pronomi personali clitici con la funzione di soggetto vengono collocati
dopo la forma verbale e si uniscono ad essa, formando un unico segmento fonico;
gruppo idiomatico
còsta chì
, nel quale
còsta
si appoggia a
chì
.
19
Continua *
sól
[< lat
sōlu
(
m
)]. Viene usata l’intonazione semplice quando la parola si
appoggia a quella che la segue.
20
Continua *
sóra
[< *
sóvra
< lat
sŭpra
]. Viene usata l’intonazione semplice quando la
parola èun connettorepreposizionale che si appoggia aquella che la segue,ma l’intonazione
ascendente quando è un avverbio, come, per es, nella frase
a vàg sòra
“vado sopra”.
21
E’unprobabileprestitoda it.
bòtta
, paroladi origine francese.Quando l’occlusivaden-
tale si abbreviò,
ò
prese l’intonazione ascendente.
22
Queste parole muovono rispettivamente da lat
. pănnu
(
m
),
ănnu
(
m
) e lat. volg.
dănnu
[<
dămnu
(
m
)]. Quando la nasale finale si abbreviò, senza tuttavia indebolirsi come la nasale
breve originaria,
à
prese l’intonazione ascendente.
23
Continua lat.
věnio/ věnis
tramite una forma intermedia *
vèn
oppure *
vènn
[< *
vèn
,
con allungamento “espressivo” della consonante].
24
Continua *
pòss
[< lat.
pŏssum
].
25
Continua *
sól
[< lat.
sōle
(
m
)].
26
Continua
sóra
[< lat. s
ōror
tramite una forma *
sōro
, rifatta in *
sōra
per analogia sui
temi di femminile].
27
Continua*
làdor
[< lat.
lătro
], tramiteuna forma intermedia*
làdr
, nellaqualeè stata in-
serita
o
, vocale eufonica (o “irrazionale” secondo la terminologia di Piagnoli, op. cit., p. 46).
28
Continua*
védor
[< lat.
vĭtru
(
m
)], tramiteuna forma*
vétr
, nellaquale è stata inserita la
vocale eufonica
o
.
29
Continua *
mìga
[< lat.
mīca
(
m
)) “briciola”].
30
Continua
còsta
[< lat
. cŏsta
(
m
)].
31
La forma
cantè
è riconducibile a lat.
cantātu
(
m
),mentre
bontè
a lat.
bonitāte
(
m
): in en-
trambi i casi laconsonante intervocalica
t
del latino si è sonorizzata in
d.
In seguitoallacaduta
dell’ultima vocale e poi di
d
[<
t
], la vocale tonica (trasformatasi in
e
è per un fenomeno pe-
culiaredei dialetti emiliani; cf. Foresti, op. cit., p. 122) èvenuta a trovarsi inposizione finale
di parola e, di conseguenza, non ha acquisito l’intonazione ascendente.
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