quanto atteso) nell’ambito di frasi diverse da quelle del tipo
l’é al putén ch’à fàt còl
lavór chì
“è il bambinocheha fattoquesto lavoro”/
l’é stèal puténa fèr còl lavór chì
“è stato il bambinoa farequesto lavoro”; cf., per es.,
aRòmaal gh’andrà lù
“aRoma
andrà lui (piuttosto che un altro)”,
nuètor a farèmaal lavór
“noi (piuttosto che altri)
faremo il lavoro”.
§ 3.
Poiché in sillaba accentata si hanno due intonazioni differenti - semplice e
ascendente -, è necessario usare simboli grafici che le distinguano. Tenuto conto del
fatto chequestedifferenze foniche riguardano levocali, si ritiene inadeguata la tradi-
zione inusoancoraoggidi rappresentarepeculiaritàdellevocali con il raddoppiamento
delle lettere consonantiche
33
, che crea confusioni pericolose con l’italiano
34
: sono in-
dubbiamente preferibili alternative grafiche inerenti alle lettere delle vocali stesse.
Si propone innanzituttodi usare le lettere
à, è, é, ò, ó, ì, ù
per rappresentare le sole
vocali con intonazione semplice
.Queste lettereverrannousatepurenell’ambitodei
nessi costituiti da vocale tonica +
r
/
l
/
n
/
m
+ consonante, in quanto, come si è detto
sopra, lavocalehaun’intonazione semplice,mentre l’intonazioneascendente riguarda
il gruppo (dittongo) formato da questa vocale e da
r
/
l
/
n
/
m
; va aggiunto che in tale
ambito la lettera
è
sostituisce nondi rado
ä
della grafia tradizionale (così si scriverà,
per es.,
sèlta
“salta”
, pèrla
“parla” in luogo di
sälta, pärla
). Quanto poi ai rari casi
nei quali questodittongoha l’intonazione discendente, è sufficiente inserire unpun-
tino in alto dopo la vocale, scrivendo, per es.,
bè·nla
“puzzola”,
tè·nra
“tenera”,
sè·ndra
“cenere”,
pò·lvra
“polvere”.
Perquanto riguarda la rappresentazionedelle
vocali con intonazioneascendente
,
sono possibili alternative diverse; tre di esse, tutte nuove per il dialetto parmigiano,
meritano un’attenzione particolare:
a) usodelle lettere
â
35
, ê
36
, ệ
37
, ô
38
, ộ
39
, î
40
, û
41
; esempi:
pân
“panno”,
dân
“danno”
(nome),
ân
“anno”,
mêdra
“madre”,
lêdor
“ladro”,
parlêr
“parlare”,
vệdor
“vetro”,
vện
“viene”,
pôs
“posso”,
bôta
“bòtta”,
alộra
“allora”,
fộg
“fuoco”,
mîga
“affatto”,
sûga
“asciuga”;
33
Tra l’altro, le lettere consonantiche raddoppiate permettono di rappresentare le vocali
con intonazione semplice seguite da una consonante (scrivendo, per es.,
bòtta
“bótte”,
pànn
“pane”,
pòss
“pozzo”,
contintèssa
“contentezza”,
éssor
“essere”,
insònni
“sogno”), ma non
quelle finali, come per es., in forme quali
andè
“andato”,
gnirà
“verrà”.
34
In questa lingua, come si è già detto, le lettere consonantiche raddoppiate indicano un
altro fenomeno, cioè l’allungamento delle consonanti.
35
Simbolo 00E2.
36
Simbolo 00EA.
37
Simbolo 1EC7.
38
Simbolo 00F4.
39
Simbolo 1ED9.
40
Simbolo 00EE.
41
Simbolo 00FB.
10