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Pure lavocaledellasillaba inizialeatonadiunaparolavienesincopatasequestapa-
rola si lega adunaprecedente che termina convocale accentata; cf., per es.,
a’s fà^’csì
(<
a’s fàacsì
“si fa così”).Quandopoi anche lavocaledellaparolaprecedente è atona
si sincopa l’unaoppure l’altra, asecondadei casi;
séns’^aveéro’l^vìst
(<
sénsaaveéro’l
vìst
“senza averlovisto”),
al lavoóra^’ncòra
(<
al lavoóraancòra
“lavora ancora”).
Si riscontrano infinenumerosi casi nei quali unavocale atonaoriginaria è caduta e
successivamente il dialettoparmigianoneha inseritaunanuovaper evitare taluni nessi
consonantici; cf., per es.,
arfileèr
(<*
rfileèr
)≈ it.
rifilare
,
acsì
(<*
csì
)≈ it.
così
,
fùrob
(<*
fùrb
) ≈ it.
furbo
,
mànog
(<*
màng
) ≈ it.
manico
,
veédor
(<*
védr
) ≈ it.
vetro
58
§ 5. La semivocale
j
Questo suono, che si propone di scrivere con la lettera
j
59
, non è riconducibile ad
un fonemadistinto,mava consideratoun allofonodel fonema
i
in contestovocalico.
E’ l’unico allofono di
i
ammesso dinanzi ai fonemi vocalici. Viene usato sia
quandoappartieneallamedesimaparoladel fonemavocalico (come, per es., in
j
uteèr
“aiutare”,
co
j
ón
“sciocco”,
ses
j
ón
“sezione”,
maà
j
a
“maglia”,
j
a
“foglia”
60
), sia
quandoè l’elemento finaledi uncliticoche si appoggiaadunaparola iniziante invo-
cale, unendosi conessa inununico segmento fonico (come, per es., in
d
j
apoòǵ
“degli
appoggi”,
a
j
amiìg
“agli amici”,
a
j
ò
“ho”).
Si usa
j
puredopounavocaleprecedentenell’ambitodi una stessaparola; cf., per
es.,
j
“aglio”,
m
j
“meglio”,
m
j
“mai”,
m
è
j
“mie”,
r
è
j
“rete”,
c
ò
j
“quelli”.
Quando invece
i
accentata è seguita da un’altra vocale, si preferisce la grafia
ì
a
quella
ìj
, che è “pleonastica”, in quanto in tale contesto
i
è sempre seguita dalla se-
mivocale
j
; si scriverà dunque, per es.,
famìa
anziché
famìja
.
§ 6. Le occlusive:
sorda sonora
bilabiale
61
p b
alveolare
t d
velare
k g
58
Per ulteriori dettagli su questo problema abbastanza complesso, cf. D. Passino,
La fo-
notassi dei dialetti emiliani: osservazioni tipologiche e implicazioni teoriche,
in “Quaderni
di lavoroASIt”, nr. 16 (2013), pp. 57-74.
Pubblicato in internet nel sito
.
59
Per influssodellagrafia italiana, nella tradizionedialettalesiutilizza talora la lettera
i
, scri-
vendo,peres.,
sioòr
“signore”,
sioòc
“sciocco”,
pioòpa
“pioppo”,
gabiàn
“gabbiano”.Siconsiglia
di usare sempre la lettera
j,
preferendo levarianti grafiche
sjoòr
,
sjoòc
,
pjoòpa
,
gabjàn.
60
Gli ultimi due esempi mostrano che il suono
j
corrisponde pure alla liquida palatale
(scritta
gl
) dell’italiano. SecondoRohlfs (op. cit., vol. 1°, p. 396), inquest’ambitoessoè il ri-
sultatodi un sviluppo successivo apartiredalla liquidapalatale, che l’italianoha conservato.
61
Con i termini “bilabiale”, “alveolare” e “velare” si indica l’orientamento della punta
della lingua all’interno della bocca: verso le labbra, verso il punto di congiungimento tra i
denti e il palato duro, verso il velo palatino (o palatomolle).
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