per evidenziarenella scritturagli elementi costitutivi di tale fenomeno, si proponedi
allontanarsi dallagrafia tradizionale (che rappresenta il segmento fonicoconuna suc-
cessione ininterrottadi lettere), separando la formaverbaledal cliticopermezzodel-
l’apostrofo.Esempi:
part
ì
’v?
“partite?” (cf. con
apartì
“partite”),
cò f
è
’t?
“cosa fai?”
(cf. con
at fè
“fai”),
blizgar
ò
’ja?
“scivolerò?” (cf. con
ablizgarò
“scivolerò?”),
far
à
’l
al lavoór?
“farà il lavoro?” (cf. con
al farà al lavoór
“farà il lavoro”),
dormir
ì
’v?
“dormirete?” (cf. con
a dormirì
“dormirete”). Nelle frasi interrogative questo feno-
meno avviene pure quando la desinenza
-àn
con intonazione semplice di 3a plurale
del futuro e le formemonosillabiche di presente indicativo
àn
“hanno”,
én
“sono”,
fàn
“fanno”,
dàn
“danno”,
vàn
“vanno”,
stàn
“stanno” sono seguitedal pronome cli-
ticodel soggetto
i,
come, per es., in
gh’andr
à
n’i?
“vi andranno?” (cf. con
i gh’andràn
“vi andranno”),
al f
à
n’i?
“lo fanno?” (cf. con
j al fàn
“lo fanno”).
Al contrario, l’intonazioneascendente tendeadiventare semplicequando si trova
in una parola che viene accentata più debolmente del solito perché si appoggia (in
modo simile ai clitici) adun segmento fonico successivo, che più spesso è il signifi-
cantedi unaparola accentata (per es., nei sintagmi c
av
à
l pìst
“cavallopesto”,
al sj
ò
r
Giànni
“il signor Gianni”,
còl p
è
l chì
“questo palo”,
al n
ò
stor prét
“il nostro par-
roco”),mentre taloraèuna sequenzacompostadal significantedi unclitico (/gruppo
di clitici) edaquellodi unaparolaaccentata, cui il clitico (/gruppodi clitici) si unisce,
come, per es., nel gruppo nominale
t
ò
c ed lègn
“pezzo di legno”.
Una vocale ha l’intonazione semplice pure nei casi nei quali è seguita da
r
/
l
/
n
/
m
+consonante (come, per es. in
m
è
rs
“marzo/marcio”,
cu
à
nt
“quanto”,
p
è
rla
“parla/
perla”,
c
ó
mpor
“compro/ compri/ comprato [aggettivo]”): essa forma con
r
/
l
/
n
/
m
un dittongo con intonazione ascendente, possibile in quanto
r
/
l
/
n
/
m
si avvicinano
più delle altre consonanti alle vocali. Soltanto assai di rado tale dittongo ha un’into-
nazione discendente piuttosto che ascendente; si pensi, per es., a
bènla
“puzzola”,
tènra
“tenera”,
sèndra
“cenere”,
pòlvra
“polvere”.
Un discorso a parte va fatto per le frasi imperative, nelle quali il blocco fonico
32
del verbo deve concludersi con una curva intonazionale discendente. Se tale blocco
si componedi almenodue sillabe, lacurva intonazionalediscendentepuòvenire rea-
lizzata senzamodificarne le vocali; restano così immutate anche le vocali delle frasi
di due sillabe, formate dal verbo e da un pronome clitico del complemento oggetto,
per es., come
fà’la!
“falla!”,
dì’la!
“dilla”,
scrìvo’l!
“scrivilo!”,
fà’ja!
“falli/falle!”.
Se invece il blocco si compone di una sola sillaba, l’intonazione semplice della sua
vocale deve essere cambiata in discendente, al fine di poter realizzare lo schema in-
tonazionaledelle frasi imperative; si pensi, per es., alle frasi
fà!
“fa’!”,
dì!
“di’!”,
fà’l!
“fallo!”,
dì’l!
“dillo!’”.
Un’intonazione discendente, o comunque affine ad essa, si usa pure quando una
parola è il rema contrastivo (cioè segnala una nuova informazione che contrasta con
32
Questa nozione viene definita alle pp. 25-27.
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