La
famiglia Farnese prese dimora a Panna nell'anti-
co Palazzo Vescovile ove rimase, secondo
il
Drei,
fìno al 1568. 'el frartempo
il
Duca faceva costrUire
il
Palazzo della Pilorra, per ospitarvi i servizi di
Corte, nella "vicinia" di an Paolo e trasformare e
adornare l'antico castello sforzesco posto nell'Oltre-
torrente
(>
Volume
I,
Capitolo 3, pp 104-109),
dotandolo di una grandiosa fontana e di un ampio
giardino
(>
Volume
I,
Capitolo
4,
pp 138-141).
La
costru zio ne
è
attribuita all'architetto Giovanni
Boscoli da Montepulciano detto della Fontana, pro-
gettista della Pilorra e costrUttore del braccio che si
estende da levante a ponente del vasto complesso.
Per alimentare la fontana e nello stesso tempo
portare acque sane alla città, il duca Ottavio,
dopo aver esaminato vari progetti, decise la
costruzione di un acquedotto al servizio della città
di Parma preferendo le copiose sorgenti
"che
nascono 11ef!a villa eli Ma/andriano perché a quei
tempi sì reputavano eccellenti e perchéper la loro
altezza agevolavano la distribuzione dell'acqua
per ogni pane della città··.
1
el 1570
il
Duca dispose che la co truzione del-
l'acquedotto di Malandriano fosse fatta a pubbli-
8.26
8.27
8.28
8.25-26 Progettato da Guido Atbe11elli e realizzato dalla Società
Cremonesi
f.
C.
illlliOl'O acquedotto captaL·ale acque di Ma
m
no
attral'erso una galleria filtrante com'Ogliandole quindi con
apposi/e tubature alla rete di distribuzione cittadina. Untt
i111111agi11e dei lcu•ori di costruzione e la galleria a lavori ullimtlli
i11 due foto commissionate dctlla Società Cremonesi nel 1899
(ASAMP
-
GAL).
8.27-28 L'edìjìcio di accesso all'Acquedotto di Mai'tlllO costruilo
11el 1900 i11 1111a i111magtne coeva commissionata dalla Società
Crelllo11esi (ASAMPS ·GAL) e come appare ai nostri gior11i (AGG
•
GOC).
8.29 Una delle torre/te di
ispezione esistenti lungo la
tubatura
-
di circa olio
chilometri
-
dell'Acque-
dolio della cillà di Parma
realizza/a nel 1900 (AGG
-
GOG).
che spese. L'opera veniva portata a compimento
alla fine del 1573, come testimoniato dal giure-
consulto Lodovico Sacca che in una sua lettera
dell'Il settembre di quell'anno diretta al
Cardinale Farnese, lo avvertiva che l'acquedotto
era già fatto fino alla Piazza, mentre l'altro ramo
che doveva andare al Castello (ora Palazzo
Ducale del Giardino Pubblico) era
"ormai vicino
ad entrarvi dentro".
L'acquedotto, per la cui realizzazione intervenne
l'architetto Gian Francesco Testa (15?-1590), era
composto di due tubi accoppiati in terra cona (il
8.13
cui sviluppo era di circa serte chilometri e
mezzo), fasciati da una solida massa di calce-
8.14
struzzo di diametro variabile e non superiore a 15
cm., uno destinato a recare acque alle case del
Principe, l'altro ai setvizi del pubblico.
fn città l'acqua spettante al Comune veniva
immessa in due tubi minori in piombo (perché
l'uno servisse ad alimentare la grande fontana di
Piazza, posta nella piazzola del Palazzo Comunale
e l'altro a diverse fontane minori) che scorreva no
nella Galleria delle Fontane, camminamento sot-
8.21
terraneo che scorreva - e tuttora scorre - per o ltre
enecento metri al di sotto di strada Farini. Tale
condotto, alto l metro e 90 e largo l metro e
40,
venne restaurato nel 1844 all'epoca di Maria
Luigia e conserva tuttora la teoria di mensoloni
che sostenevano i rubi
in
piombo graffato entro
cui scorreva la fresca acqua di Marano fino alla
vasca di distribuzione costruita a ridosso del
palazzo comunale verso Esr.Per alimentare con
continuità l'acquedotto vennero acqui rate dal
Duca, con speciali atti notarili, (ASPR, rogito
Cristoforo de TutTe, 16 luglio 1584; rogito Ottavio
Manlio, 16 agosto 1584) diverse sorgenti di acqua
dai pro prietari dei terreni di Malandriano.
La spesa totale per la costruzione dell'acqueclouo,
assai rilevante, fu sostenuta per metà dallo Stato e
per metà dalla Comunità, che sul finire del 1590
196