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cheletro e da un'ampia scala elicoidale che si
s noda lungo le pareti.
A undici metri dal suolo si apre un ambiente sor-
montato da una vasta cupola attraversata al cen-
tro da un vano circolare emro cui si insinua una
scaletta a chiocciola che consente di superare
il
primo serbatoio, a forma di ciambella, a 17 metri
da terra, contenente
280
metri cubi eli acqua. Alla
sommità di questo primo bacino chiuso, là dove
l'edificio si allarga in aggetto, un passaggio rica-
vato nell'intercapedine interna consente di rag-
giungere la sommità del serbatoio principale,
della capienza di
700
metri cubi d 'acqua potabile,
attraversato diametralmente da una passerella
metallica sospesa. Uno sfioratore permette di eli-
minare l'acqua che dovesse accumularsi in ecces-
so. Una scala metallica "alla marinara" che parte
dalla passerella consente di raggiungere la "lan-
terna", le cui finestre consentono di dare luce
all'interno dell'edificio, sormontato da una bande-
ruola segnavento in ferro battuto con incisa la
agoma del torello, antico emblema cittadino.
11 28 aprile 1937, con ano del Podestà Mario
Mamovani (1888-1972),
il
servizio dell'acquedotto
cittadino gestito in economia fu trasformato in
Azienda Autonoma a norma della Legge sulle
Municipalizzazioni, con amministrazione e bilan-
cio autonomi. Con
il
l
o
gennaio
1938
ebbe inizio
la vita della nuova Azienda Municipa lizzata.
Dal
gennaio
1951
le Aziende Municipalizzate
umuo
Acqua, Gas ed Elettricità vennero raggruppaLe in
un 'unica Azienda, l'A.MEAG, dalla quale, dopo
varie trasformazioni, sarebbe sorta l'anuale
AMP
che gesti ce tuttora con professionalità, oltre ad
altri servizi, anche la rete idrica cittadina.
Il
ervizio Acqua deli'AMP , ospitato, a fianco
del ervizio Gas, nell'officina eli via Lombardia ,
nel dicembre
1993
si trasferiva nella nuova sede
unificata di strada Santa Margherita
(>
Volume
rr,
ca pitolo
8,
p
200).
L'acqua che arriva oggi ai nostri rubinetti proviene
per la quasi totalità da una serie di pozzi che furo-
no scavati nel dopogt1erra sia nel cemro storico
che nella periferia cittadina, mentre le acque di
Marano, pur abbondanti, ma di livello superficiale,
non sono artuaJmente utilizzate perché la loro qua-
lil:à
è
andata degradandosi, probabilmente
a
causa
dei fertilizzanti utilizzati in agricoltura.
Ricordiamo invece in funzione
il
campo pozzi e le
vasche di raccolta di Marore, la vasca di via
Fleming,
il
serbatoio di via Solari che, dall 'alw dei
suoi trenta metri, si pone come vero e proprio
"riferimento idraulico" deiJa città ed
il
più moder-
no serbatoio pensile costruito nel 1982 ad
Antognano, nei pressi del Campus Universiralio.
Dalle arterie di maggior diametro che avvolgono
con maglie chiuse ad aneUo ampie zone della città,
pattono
i
tubi di minore portata che percorrendo
le strade sotto l'asfalto, provvedono silenziosamen-
te ad alimentare
i
rubinetti delle nostre case.
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