PAR0559686_0001_d.pdf - page 201

8.39
8.40
8.39 Contatore per la misurazione dei consumi di t1cqua ntiliz-
zatojìno ctgli t111ni Quaranta del Novecento. il contatore a gel/o
multiplo presentava
il
quadrante bagnato e tu/ti
i
mecca11ismi
erano immersi 11ell'acqua.
La
lellura avveniva clf/raveiSo una
lcmce/lct. Oggi
i
nuovi contatori a secco applicano wt meccanis-
mo tt
ntlli
che consente la lellura diretta dei co11sumi su ruote
mmterate fASAMPS - GAL).
8.40 Perle aumentate esigenze idriche della ci/là. Nel 1982 vcmi-
L'a
realizzato daii'IL\fPS
1111
nuovo serbatoiopensilead Antognmto
nel pressi del Campus L'niversita1iO (AGG- GOG).
di Corte Alexandre Ennemond Petitot (1727-1801)
per la costruzione di una macchina idraulica atta
a sollevare l'acqua dei canali che correvano intor-
no alle mura della città, da porsi a porta San
Michele
''da usarsi per vaghezza difontalle pub-
bliche".
L'operazione, ricostruita nel dettaglio da
Giuseppe Cirillo con la pubblicazione di alcune
tavole inedite, era finalizzata ad aumentare la por-
tata
e la pressione dell'acquedotto della città per
alimentare le progettate fontane per la Piazza
Grande,
il
Palazzo Ducale e altre fontane pubbli-
che. Petitot delinea la costruzione di una torre
delle acque con pompe idrauliche azionate da
cavalli. Il progetto esterno dell'acquedotto
è
oggi
con ervmo al Museo Lombardi, il meccani mo
interno della pompa
è
visibile
in
un disegno pres-
so la Fondazione Cassa di Risparmio (Inv. CRP
62526), che custodisce pure una variante della
torre con salita per capillarità (Inv. F. 908) mentre
pianta e spaccato si trovano
in
collezione privata.
La proposta eli Peritot, in concorrenza con quella,
ben più modesta, avanzata dalla "Congregazione
dei Cavamenti" per risolvere il problema idrico
della città, non ebbe esecuzione e l'architetto di
Corte dovrà accontentarsi solo di un doveroso
cenno postumo sulla lapide sepolcrale:
'·corri-
vandis in urbem fontibus l suam diutine operam
prcebuit
l
inter hcec''.
essuna soluzione avrebbero portato gli anni a
eguire, se non
il
progressivo diffondersi dello
cavo di pozzi ad uso delle abitazioni private e
anche dopo l'unità d'Italia
il
problema dell'ap-
provvigionamento dell'acqua alla città sarebbe
stato oggetto di studi
e
ricerche per giungere ad
una conclusione solo con l'inaugurazione di un
nuovo acquedotto cittadino H 15 luglio del 1900.
Ma l'antico acquedotto farnesiano, seppure con
portata limitata e non più potabile, avrebbe con-
tinuato a svolgere la sua funzione fino al 1944.
Il nuovo acquedotto della città
di Parma
1
el 1883 I'Amminjstrazione Comunale, dopo aver
accertata la scarsità dell'acqua dovuta alle nuove
esigenze della popolazione. decise di iniziare uno
tudio serio per una nuova
e
più abbondante
provvista di acqua potabile. Studio che si conclu- \ /
se con la relazione del prof. i-ng. tanislao Vecchi ...\
(1843-1905)
Sul risanamento della Città di Parma
dallo stesso pubblicata nel 1888 in qualità di
Assessore Comunale
e
membro della commissio-
ne di studio.
Le ricerche erano state lunghe e meticolose con
esplorazioni verso le sorgenti dei Lagdei in pros-
simità del Lago Santo e sul versante Ovest del
monte Sporno tra Marzolara e Calestano, abban-
donare per ragioni tecniche, finanziarie e di pota-
bilità dell'acqua. L'll luglio 1893 Domenico
Ferrari (1856-1922), futuro ingegnere capo del
Comune dal 1899 al 1912, proponeva la costru-
zione di otto pozzi artesiani praticati nel sotto-
suolo di borgo Felino e borgo Regale; progetto
abbandonato perché, secondo gli esperti dell'e-
poca, la sua esecuzione avrebbe portato danni ai
pozzi privati e alle fondazioni delle ca e.
A conclusione di questo compie so lavoro prepa-
ratorio,
il
Consiglio Comunale presieduto dal
indaco Giovanni Mariotti, con gli atti 27 luglio e
10 agosto 1893 dava in concessione alla Ditta
Francesco Garrè la costruzione e l'esercizio di un
acquedotto forzato
"per condurre un volume di
acqua potabile non inferiore a 85 litri al minuto"
per usi potabili e domestici degli abitanti della
città e del Comune di Parma.
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