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ne in metallo con sfiatatoio per i fumi, tuttora pre-
·ervati, nonostante la trasformazione ad elenricità.
lei 1914 veniva deliberalO nella seduta del
Consiglio Comunale del
30
ottobre il completa-
mento del raccordo ferroviario dell'Officina del
Gas con la stazione Piccola Velocità. L'operazione
..renderà utili all'Azienda del Gas per oltre 25.000
lire annue, grazie alle economie ottenute ne/tra-
sporto del fossile e concorrerà inoltre
et
sviluppare
le industrie private•.
Grazie all'arrivo, operativo nel 1916, dei binari
direttamente a fianco del distillatore, veniva
modificato
il
sistema
eli
caricamento con carro
ponte e benna meccanica, che poteva così funge-
re anche da scarico dei vagoni ferroviari, come
previsto nel progetto iniziale.
Venti di guerra
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale l'Azienda
si trovava alle prese con le richieste di estendere
la rere di distribuzione e la conseguente nece sirà
di aumentare la sezione dei tubi, alcuni dei quali
datavano ancora al lo ntano 1847. In particolare la
zona Ovest delJa città, oltre il torrente era servita
in maniera insufficiente . Ma lo scoppio del con-
flitto avrebbe porrato ad accantonare i progetti in
corso per affronta re i problemi contingenli.
In Italia, infatti, l'industria del gas si dibatteva in
una gravissima situazione dovuta alle enormi dif-
ficoltà di approvvigionamento del fossile da distil-
lare,
il
cu i prezzo, inoltre, era nel 1916 più che
se tuplicato rispeno a quello dell'anteguerra.
A Parma la crisi era aggravata dal fatto che
..i/
costo
dell'Officina, che fu all'incirca di
2
milioni
è
di
molto superiore al suo valore d'uso, perché avendo
essa una potenzialità tecnica assai superiore al
bisogno, non può questa potenzialità tecnica essere
economicamente iftuttata, e perciò si trova un
maggiore costo della quantità di prodollo. che alla
richiesta degli utenti deve essere subordinata•.
el 1916
il
Comune di Parma aderiva al Consor-
zio costituitosi fra le Aziende Municipalizzatc del
Gas allo scopo di
..
ottenere più facilmente l'ac-
quisto del carbone ed anche a prezzi più conve-
nienti•.
Ciò nonostante, alla fine del 1916 le con-
dizioni dell'Azienda erano
Ntali da far seriamente
pensare se non era
il
caso di provvedere fil/l 'imme-
diata chiusura dell'Officina•.
Il 16 gennaio 1917 veniva stipulata una conven-
zione in base alla quale le officine consorziate del
gas si obbligavano a
"non cessare per nessuna
ragione la produzione degli o/ii leggeri per gli
esplosivi·
mentre lo taro si impegnava a fornire
alle Officine stesse
-il carbone necessario... fis-
sando tanto il prezzo di acquisto del carbone,
quanto quello di vendita
o
di cessione allo Stato
dei sofloprodolli·.
Per poter sopravvivere, dunque,
l'Azienda doverre funzionare alle dipendenze del ').,
Ministero della Guerra e garantire l'estrazione
..
dei
sofl oprodotti occorrenti agli Stabilimenti che lavo-
rano per l'Esercito•.
Per quanto rigua rda l'illuminazione pubblica, nei
primi mesi del 1917 furono licenziati gli operai
accenditori e vennero applicati accenditori auto-
matici ai 182 fanali funzionanti e ad altri
220
allo-
ra spenti e che sarebbero stati arrivati
·al ritorno
dell'Italia allo stato normale•.
Poco tempo dopo,
però,
-in seguito alla crisi del carbone dipendente
dallo stato di guerra·
veniva approvato dall'Ufficio
d 'Arte
,if
progetto per l'impianto della nuova
il!tt-
minazione elettrica in sostituzione di quella a
gas•.
che sarebbe stato completamente attuato,
terminato
il
conflitto, nel 1924.
Addio ai lampioni a gas
arebbero così scomparsi per sempre i fanali a gas
che avevano arredato le vie cittadine per q uasi
ottant'anni. I lampioni delle piazze. con la base in
B.71
granito, opportunamente adattati alla luce elettri-
ca, sarebbero stati trasferiti, recuperandoli da lle
varie collocazioni, dal Podestà Mario Mantovani
(1888-1972) nel viale principale del Parco Ducale,
8.63
dinanzi al Palazzo del Giardino.
E coi fanali scompariva anche la figura dell'ac-
cenditore, addetto alrartivazione puntuale delle
fiammelle, ben tratteggiato dalJa penna di ltalo
Clerici:
"M01velo lo vedevi girare all'imbrunire e
all'alba con una enorme pe11ica all'apice della
quale stava una fiamma che serviva ad accende-
re e nello
tempo a spegnere i fanali a gas
sparsi per
i
borghi e
per
i vicoli secondari. Lapiaz-
za, invece, era illuminata a lampade elettriche
[ad arco] a carbone. M.orvélo era un ome/lino pic-
colo di statura, dipendente da/t'Azienda del Gas.
Le donne lo prendevano in giro e solitamente così
lo apostrofavano "L
vera, Morvélo, che l'Azienda
l'à sarnì vu, ca sì picèn,
spendor
mellO?".
Al
che Morvélo rispondeva: "No,
i
m 'han tot mi par
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