Mezzadri_Impariamo il nostro dialetto - page 46

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ESPRESSIONICOLLOQUIALI
Dal dizionario ITALIANO-PARMIGIANOdi G.Capacchi (ed.Artegrafica Silva)
MANGIARE
Roba dam..
robadamagnär,
bocònica;
m. a crepapelle
.
magnär adoganasi,magnär a creppapansa
ne homangiato pochissimo
,
al
nem’
à gnanca tochè i dént;
m. dimagro
magnär damägor;
m. poco emale
,
magnär damalè;
m. con regolarità,
stär apast;
mangia continuamente
,
al ne fa che magnär,
a gh’ tén’ pu j oc’ che la
pansa;
m. alle spalle di altri,
magnär con la tèsta in-t-al sach;
m. la foglia
magnär la fója, nazär al stras,
mangiarsi il fegato
rozgär
’s al fìddogh,
magnär
’dla féla;
mangiato dalla ruggine
rozghè dala ruzzna;
TESTODATRADURRE
Sulle etádell’uomo
Un tempo erano in uso dei modi di dire che descrivevano bene e in modo
pittoresco, le caratteristiche delle varie fasce d’età.
“Bräga bojuda”
,
letteralmente
“braga bollita”,
si diceva ai bimbi molto piccoli. Era
molto calzante, quando non c’erano i pannolini e, per i neonati, venivano usati i
“ciripan”.
Avevano forma triangolare e servivano a formare una
“braga”
e che, per
motivi igienici, erano fatti bollire, dopo ogni utilizzo, aggiungendo anche perborato
all’acqua.
“Pista pòcci
”,
letteralmente
“pesta pozzanghere”,
si diceva dei bambini già più
grandicelli che, com’è noto, amano pestare le pozzanghere.
“Gamba äd sènnor
significa
“gamba di sedano”.
La gamba del sedano è lunga e
fragile e l’epiteto era affibbiato ai ragazzini che, nell’età dello sviluppo, aumentano
rapidamente in altezza, ma non essendo ancora del tutto formati, hanno spesso gambe
lunghe emagre.
Se il ragazzodiventava particolarmente alto poteva sentirsi dire:
“Sta ‘tent a dvintär acsì ält ch’a t’ ve a fnir in sménsa”.
(Vai in semente – come fa l’erba che, se non viene tagliata in tempo, diventa alta e
produce la semente). Oppure:
“Vät a alver i nì?”
(vai a prendere i piccoli dai nidi?).
“Spumarén” e “spumarén’na”
,
i ragazzi e le ragazze lo diventano quando
cominciano a guardarsi insistentemente allo specchio.
“Bacucch”
o
“Véc’ cme ‘l cucch” sono
titoli meno ambiti e per conquistarli
servono anni.Molti anni.
Miamamma usava anche l’espressione:
“Vec’ da insucär”.
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