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trassegna l’allungamento con il simbolo °, posto dopo la forma verbale; esempi:
pjoóva°?
“piove?” (≈
a pjoóva
“piove”) ,
neéva°?
“nevica?” (≈
a neéva
“nevica”).
Iprincipi visti per le formeperifrastichevalgonopureper lecostruzioni nellequali
ésor
in funzionedi copulaè la testadi unguppoverbalechecomprendeunaggettivo
o eventualmente un nome; cf., per es.,
a sèma^stùf
“siamo stanchi”,
sèm’ja^stùf
?
“siamo stanchi?”,
at sì^’n sjoòc
“sei uno sciocco”.
Analogamente a
ésor
in funzione di copula, i verbi modali
podeér
“potere” e
vreér
“volere” seguiti da una forma di infinito (che da essi dipende) si appoggiano
di norma a questa, come, per es., nelle frasi
a’l poòs
^
f
r
“posso farlo”,
al se
voól
^
v
è
dor
“vuole vederci”,
al poòs’ja
^
f
r?
“posso farlo?”,
a·s voólo’l
^
v
è
dor
“vuole vederci?”.
Si può ampliare un blocco avente come testa il verbo, inserendo una parola con
accento proprio che può essere, per es., il negatore (
ne
)…
miìga
o una forma av-
verbiale di una o due sillabe che ha unamobilità ridotta o una posizione fissa nel-
l’ambito della frase: la prominenza tonica rimane nella medesima sede se questa
parolanonoccupa l’ultimaposizionedel blocco,mentre incasocontrarioviene spo-
stata sudi essa. Esempi di frasi assertive:
an’al pòrt^m
ga
“non loporto”,
al ne la-
voóra
^
m
ga
“non lavora”,
i n’én^miìga
^
gn
ù
“non sono venuti”,
a’l pòrt^v
ì
a
“lo
portovia”,
al và^s
ù
“va su [= sale]”,
al lavoóra
^
b
é
n
“lavorabene”,
al lavoóra
^
s
é
m-
por
“lavora sempre”,
al lavoóra
^
’nc
ò
ra
“lavora ancora”,
a’t l’ò^sémpor^d
è
“te l’ho
sempredato”,
l’é^béle^riv
è
“ègià arrivato”. Frasi interrogative corrispondenti:
n’al
pòrt’ja^m
ga?
“non loporto?”,
lavoóro’l
^
m
ga?
“non lavora?”,
n’én’i^miìga
^
gn
ù
?
“non sono venuti?”,
al pòrt’ja^v
ì
a?
“lo porto via?”,
và’l^s
ù
?
“va su [= sale]?”,
la-
voóro’l
^
b
é
n?
“lavora bene?”,
lavoóro’l
^
s
é
mpor?
“lavora sempre?”,
lavoór’l
^
an-
c
ò
ra?
“lavora ancora?”,
t’l’ò’ja^sémpor^d
è
?
“te l’ho sempre dato?”,
é’l^béle^riv
è
?
“è già arrivato?”,
a són^sémpor^st
ù
f
“sono sempre stanco”,
al n’é^meèj^s
si
“non
èmai sazio”. Dagli esempi ora riportati si puòvedere che due parole accentate suc-
cessive possonodiventare dei semiclitici, appoggiandosi entrambe aduna terza che
le segue.
Nelle frasi principali non imperative, inoltre, il blocco fonicodel verbopuò com-
prendere anche unnome posto alla sua destra, che può avere non solo la funzione di
soggetto, ma anche quella di complemento oggetto (diretto o indiretto), obliquo o,
eventualmente, circostanziale; cf., per es.,
al cómpra^’l l
ì
bor
“compera il libro”,
cóm-
pro’l^al l
ì
bor?
“compera il libro?”,
i scrìvn’^aj rag
s
“scrivono ai ragazzi”,
scrìv-
n’i^aj rag
s?
“scrivono ai ragazzi?”,
at vè^aP
è
rma
“vai a Parma”,
vè’t^aP
è
rma?
“vai aParma?”. Se poi i gruppi nominali sonodue, il secondo, come si vedrà nei ca-
pitoli seguenti, tende a costituire un blocco fonico autonomo.
Nelle frasi imperative il blocco fonicodel verboha inveceunacurva intonazionale
conorientamentodiscendentenella suaparte finale. Iblocchi più semplici sonoquelli
che terminano con il verboo conunpronome personale clitico avente la funzione di
complementooggetto: come si èaccennato sopra, lacurva intonazionalediscendente
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1...,31,32,33,34,35,36,37,38,39,40 42,43,44,45,46,47,48,49,50,51,...329
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