Se i testi vengonodestinati inveceapersonechehannounaconoscenza sufficiente
del dialetto, si dovrà alleggerire notevolmente questa grafia, eliminando in primo
luogo i simboli
^, °
, inquantoconcernonoaspetti fonetici dei gruppi di paroleedelle
frasi, chenel parlato si ripetonoconnotevole frequenzaedovrebberopertantoessere
noti. Per lamedesima ragionenon si userannonemmeno i digrammi vocalici conac-
cento sullaprimadelledue lettereper segnalare il cambiodi intonazionenell’ambito
dei blocchi fonici monosillabici del verbo delle frasi imperative, ma si preferiranno
adessi le lettere singole: lepersoneconunaconoscenza sufficientedel dialetto sanno
che in tali blocchi l’intonazione semplicemuta indiscendente per poter realizzare la
curva intonazionale delle frasi imperative.
Dandoper scontato che tali persone sappiano anche inquali parole levocali toni-
chedi timbro
e
,
o
sono semiaperteed inquali (più raramente) semichiuse, si propone
di nonmettere segni d’accento sulle letterevocaliche raddoppiate, in considerazione
del fatto che queste, oltre a rappresentare l’intonazione ascendente, indicano la sede
dell’accento di una parola. Quando poi una vocale accentata ha l’intonazione sem-
plice, si può seguire il principiodi aggiungere alla sua lettera il segnod’accento sol-
tanto nei casi nei quali essa si trova nella sillaba finale oppure (abbastanza di rado)
nella terz’ultima sillaba. Se invece si trova nella penultima sillaba di una parola po-
lisillabica, che l’apostrofo permette di separare nella grafia da eventuali clitici uniti
ad essa, una vocale con l’intonazione semplice può essere scritta senza segni d’ac-
cento, visto che i singoli clitici sono al massimomonosillabici e soltanto in casi ec-
cezionali facilmente riconoscibili i gruppi di clitici comprendenti più di una sillaba
vengono scritti senza separarne i componenti (come, per es., le preposizioni “artico-
late”
ala
“alla”,
dala
“dalla”).
Scrivendo i testi sulla base di questi principi si possono seguire comemodelli gli
esempi di scritturacorrenteper lepersoneche sanno il dialetto, elaborati nell’appen-
dice “Modi diversi di scrivere unmedesimo testo dialettale”. Ovviamente, lamede-
sima grafia può essere utilizzata anche per scrivere i testi, innanzitutto letterari, dei
quali si vuol far comprendere il “contenuto” (ovvero il senso) senza fornire indica-
zioni troppo precise sulla loro pronuncia perché il lettore non deve leggerli ad alta
voce o declamarli: a ben vedere, pure i testi in inglese vengono scritti in unmodo
che non rappresenta esattamente la loropronuncia emolti stranieri li capisconoper-
fettamente, pur non essendo in grado di pronunciarli inmodo corretto.
La sceltadi usareuna scrittura abbastanzadettagliataper ladidattica eduna sem-
plificataper l’uso corrente (oltre cheper una lettura silenziosa) non èunanovità: per
es., nella scrittura dei testi lituani usati per l’insegnamentodella lingua agli stranieri
si indicano per le parole accento e intonazione
106
, mentre tali indicazioni mancano
106
Così, per es., nei testi delleparti I-IV (pp. 15-150) dell’antologiadello
Handuchder li-
tauischen Sprache
di A. Senn (vol. 2°:
Lesebuch und Glossar
, Heidelberg, 1957) le parole
sono scritte con accento e intonazione.
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