cennate i nomi comuni prototipici si differenzianodaquelli propri, chehannoperlopiù
il solo singolare, esattamente come in italiano.
§ 4. Lessemi nominali di generemaschile
I lessemi nominali di generemaschiledel dialettoparmigianopresentanoperlopiù
ilmorfo
129
-
ø
[caratterizzatodall’assenza di fonemi] in corrispondenza a quelli -
o
ed
-
e
dell’italiano
130
; cf., per es.,
gaàt
≈
it.
gatto
,
vén
≈
it.
vino
,
leét
≈ it.
letto, foóg
≈ it.
fuoco
,
fùm
≈
it.
fumo
,
càn
≈
it.
cane
,
pàn
≈
it.
pane
,
meél
≈
it.
miele
,
coór
≈
it.
cuore
.
Nomi come questi sono formazioni radicali, inquanto ilmorfo -
ø
viene aggiunto ad
una base che non può venire scomposta in piùmorfemi distinti. Tale base termina
più spesso inconsonante, comenei casi oravisti, ai quali si possonoaggiungerecome
esempi ulteriori
caàl
“callo”,
capìtol
“capitolo”,
cmón
“comune”,
lìbor
“libro”,
buteér
“burro”,
cioòp
“mucchio”,
còp
“tegola”,
braàs
“braccio”,
oòs
“osso”,
oóv
“uovo”.
Molto più di rado essa termina con una vocale (o con la semivocale
j
), che non ha
nulla a che vedere con la segnalazione del maschile, come, per es.,
cavì
“capello”,
fastìdi
“fastidio”,
geéni
“genio”,
ofìsi
“ufficio”
131
,
aàj
“aglio”,
arloój
“orologio”,
poéta
“poeta”,
treéno
“treno”,
telèfono
“telefono”; diversamentedalla loromatrice italiana,
gli ultimi tre lessemi non sono scomponibili in
treén-+-o
,
telèfon-+-o, poét-+-a
,ma
(come la parola
computer
in italiano) vanno analizzati piuttosto come
poéta
-+-
ø
,
treéno
-+-
ø
“treno”,
telèfono
-+-
ø
eper questa ragionehannounamedesima formaper
singolare e plurale.
Vi sono poi diversi lessemi nominali di genere maschile che sono formati per
mezzo di suffissi derivativi esprimenti non solo la semantica peculiare della deriva-
zione,maanche il generemaschile, vistoche i nomi che li contengono rientranonella
classe del maschile. Tali suffissi terminano perlopiù in consonante, come, per es.,
-doór, -toór, -eèr, -eér, -oór, -én, -meént
, con cui si formano nomi quali
baradoór
“baro”,
ciurladoór
“ubriacone”,
contadoór
“contatore”,
debitoór
“debitore”,
fatoór
“fattore”,
dotoór
“dottore”,
cazeèr
“casaro”,
boeèr
“bovaro”,
forneèr
“fornaio”,
le-
tameèr
“letamaio”,
drogheér
“droghiere”,
finanseér
“finanziere”,
baracheér
“gozzo-
vigliatore”,
amoór
“amore”,
timoór
“timore”,
imbjanchén
“imbianchino”,
fondamént
“fondamento”,
giasamént
“grandegelata”,
giovamént
“giovamento”.Termina invece
in vocale il suffisso
-ìsta
, i cui nomi (come, per es.,
artìsta
“artista”,
bombìsta
“fra-
cassone”) hannounamedesima forma per singolare e plurale; diversamente dall’ita-
liano, non può essere scomposto in -
ist-+-a
.
Soltantopochi lessemi di generemaschilehannouna formadistintaper il plurale:
129
Il terminemorfo denota la realizzazione fonica del morfema, mentre questo concerne
la categorizzazione di uno “spazio” semantico.
130
Il fenomeno è dovuta al fatto che
u
(> toscano
o
) ed
e
finali del latino sono cadute (cf.
Rohlfs, op. cit., vol. 1°, pp. 180 e 186).
131
fastìdi
,
geéni
,
ofìsi
sono prestiti evidenti dall’italiano adattati al dialetto.
39