Le formepostverbali sonopeculiari delle frasi interrogative, eccettuatequellenelle
quali la funzione di soggetto viene espressa permezzo di un pronome interrogativo
o di un nome avente come specificatore un aggettivo interrogativo.
Esempi. (a) in frasi interrogative che attendono una risposta “sì - no”:
scrìv’ja
?
“scrivo?”,
scrìvo’t
? “scrivi?”,
scrìvo’l
? “(lui) scrive?”,
scrìv’la
? “(lei) scrive?”,
scri-
vèm’ja
?“scriviamo?”,
scriviì’v
?“scrivete?”,
scrìvn’i
?“scrivono?”
168
; (b) in frasi nelle
quali la domanda è espressa permezzodi unpronome, aggettivoo avverbio interro-
gativo:
chì^vèdo’t
?“chi vedi?”,
che ragaàs vèdo’t
?“quale ragazzovedi?”,
mocò^diì-
zo’l?
“machecosadice?”,
coòza^gh’eè’t?
“checos’hai?”,
achì^dè’t^al lìbor?
“achi
dai il libro?”,
ache ragaàsdè’t^al lìbor?
“aquale ragazzodai il libro?”,
conchì^veé-
no’l?
“con chi viene?”,
con che ragaàs veéno’l?
“con quale ragazzo viene?”,
cmé^feè’t?
“come fai?”,
cuànd^partireè’t
? “quando partirai?”.
Le forme postverbali vengono utilizzate inoltre, limitatamente al singolare e alla
terza persona plurale
169
, nelle frasi desiderative con verbo al congiuntivo imperfetto
o trapassato. Esempi:
podìs’ja^scrìvor!
“che io potessi scrivere!”,
podìso’t^scrìvor!
“che tupotessi scrivere!”,
podìso’l^scrìvor!
“che lui potesse scrivere!”,
podìs’la^scrì-
vor!
“che lei potesse scrivere!”,
podìsn’i^scrìvor!
“che potessero scrivere!”.
Osservazioni conclusive
Sulla base dell’analisi condotta, si può concludere che il dialetto parmigiano si
differenzia dall’italianoperché nelle sue frasi assertive e interrogative il soggettova
espresso per mezzo di una forma pronominale atona, che è un elemento della frase
nonmeno essenziale del verbo e viene omessa soltanto in casi particolari, perlopiù
quando è
a
170
. Si può senz’altro ritenere tale forma un costituente incorporato nel
gruppoverbale, usatoper segnalare talunepeculiaritàgenerali dell’elementopiù im-
portante (il soggetto) che da esso dipende
171
: come si vedrà nel prossimo capitolo,
essa va usata anche quando la funzione di soggetto è realizzata per mezzo di un
nome
172
opronome tonico, con laconseguenzachequi si haunadoppiacodificazione
168
Nelle forme verbali perifrastiche il clitico del soggetto viene inserito dopo l’ausiliare
(
aveér
o
ésor
),maprimadel participio; esempi:
ò’ja^faàt?
“ho fatto?”,
è’t^faàt?
“hai fatto?”,
à’l^faàt?
“ha fatto?”,
à’la^faàt
“ha fatto?”,
èm’ja^faàt?
“abbiamo fatto?”,
ì’v^faàt
“avete
fatto?”,
àn’i^faàt?
“hanno fatto?”,
són’ja^’ndè?
“sono andato”,
sì’t^andè?
“sei andato?”,
é’l^andè?
“èandato?”,
é’la^’ndeèda?
“èandata?”,
sèm’ja^’ndè?
“siamoandati?”,
sì’v^andè?
“siete andati?”,
én’j^andè
? “sono andati?”.
169
Alla1aealla2aplur. nonvieneusata invecenessuna formaencliticapronominale:
po-
dìson^scrìvor!
“che potessimo scrivere!”,
podìsov^scrìvor!
“che poteste scrivere!”.
170
Per dirla con un termine usato dai linguisti, il dialetto parmigiano non è una lingua
“pro-drop”.
171
Riguardo aquesto aspetto, il dialettoparmigianohauna “head-markinggrammar” (cf.
J. Nichols,
Head-marking and dependent marking grammar
, in “Language” 62 (1986), pp.
56-65).
172
Mirando ad un’esposizione semplice e stringata, da qui in avanti nell’esame dei feno-
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