e plurale
g
dinanzi a vocale e dopo di essa;
-
go
dinanzi a
l
( sing.
nel primo caso si scrive
gh’
masch.); si scrive
gho.
pronome riflessivo
complemento oggetto diretto e indiretto
se
190
-
s
191
s
dinanzi a vocale e dopo di essa; -
so
dinanzia
l
(3asing.masch.)
nel primo caso si scrive
s’
Le forme postverbali
Le forme postverbali sono limitate alle frasi principali con verbo di modo impe-
rativo e a quelle secondarie infinitive, come in italiano. Diversamente da questa lin-
gua, il dialetto tende tuttaviaanonusare tali formedopo il verbodi una frase infinitiva
dipendente dagli ausiliari
voleér
“volere”,
podeér
“potere” o dalla costruzione
aveéro’gh da
“dovere”: a sequenze quali
a voój^scrìvro’l
“voglio scriverlo”,
at
poól^vèdor’ja
“puoi vederli”,
i gh’àn^da porteèr’m’la
“devono portarmela”,
i poó-
lon
^
porteèro’s^cueél
“possonoportarci qualcosa”vengonopreferite lealternative
a’l
voój^scrìvor
,
at japoól^vèdor
,
i’m’gh’l’àn^daporteèr
,
i’spoólon
^
porteèr^cueél,
nelle
quali il cliticocon la funzionedi complementooggetto (direttoo indiretto) ècollocato
prima del verbo reggente.
Analogamente all’italiano, le forme postverbali seguono immediatamente quelle
di imperativoodi infinito, precedendo il participiodelle formeperifrastichedi infinito
passato (per es., in
doòp^aveéro’gh
^
dè
“dopo avergli dato”,
séns’^aveéro’l^vìst
“senza averlo visto”). Nell’ambito delle sequenze di due pronomi clitici il primo ha
la funzione di complemento oggetto indiretto, mentre il secondo è una forma di 3a
persona con la funzionedi complementooggettodiretto.Quando il secondo clitico è
l
(maschile singolare), viene preceduto dalle forme
-mo, -so, -to, -vo, -gho;
quando
inveceè
-la
(femminile singolare) o
-ja
(plurale), vieneprecedutodallevarianti senza
vocale
-m, -s, -t, -v, -gh
.
Le forme postverbali causano talora cambiamenti nell’ambitodeimorfi desinen-
ziali del verbo cui vengono aggiunte.
Dinanzi a
-m, -s, -t, -v, -gh, -l
si usano -
o
anziché -
a
e -
mo
anziché -
ma
(forme polisillabiche di 2a singolare e di 1a plurale dell’imperativo),
-ro
anziché
-r
192
(infinito); si tende invece ad usare -
ø
(anziché -
a
), -
m
(anziché -
ma
) e -
r
quando il segmento fonico al quale
-m, -s, -t, -v, -gh,
matica storica dell’italiano,
Bologna, 1980 (2a edizione), vol. 2°, pp. 199-200.
189
In una prospettiva storica –
gh
e –
gho
sono riconducibili a
ghe
; si spiegano inmaniera
analoga a –
m
e –
mo
.
190
Continua lat.
se
oppure
sĭ
(cf.Rohlfs, op. cit., vol. 2°, p. 184;Lausberg, op. cit. vol. 2°,
p. 129).
191
Inuna prospettiva storica –
s
e –
so
sono riconducibili a
se
; si spiegano inmaniera ana-
loga a –
m
e –
mo
.
192
In tutti e trequesti casi lavocale -
o
muoveda–
e
, usataancoraoggi in talunevarietà“ru-
stiche”del dialettoparmigiano.
51