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Se la domanda verte su oggetti o reificazioni piuttosto che su individui, si deve
usare
“che cosa” (variante abbreviata di
coòza
223
): analogamente a
chì
, tende ad
occupare laprimaposizioneepuòesserepreceduto soltantodaunapreposizioneche
neesprime il rapportodi dipendenzadal verbo; esempi:
cò^’vdistùrba?
“checosavi
disturba?”,
cò^vrìi’v?
“che cosa volete?”,
cò^eé’l?
“che cos’è?”,
a cò^pénso’t?
“a
che cosa pensi?”.
Pure
cuànt
224
(femm.
cuànta, cuànti
) “quanto”, collocatoall’iniziodella frase, se-
gnala l’elemento saliente della domanda: si differenza dai due segni ora visti perché
orientaquesta sullaquantificazionedi individui/oggetti, sostanzeoporzioni di oggetti
divisibili.Definendo i principi del suouso, piùcomplessi rispettoa
chì
e
, si rileva
che i casi più semplici sono quelli nei quali
cuànt
dipende da una preposizione che
ne esprime le funzioni sintattiche di complemento oggetto indiretto, obliquo oppure
modificatore: non sonoprevistealternativediverseenonèammesso l’usodel clitico
ni
comemodificatoredi
cuànt;
cf., per es.,
a cuànt^ì’v^dè^’l regaàl?
“aquanti avete
dato il regalo?”
con cuànt^zugarèm’ja?
“con quanti giocheremo?”. Poiché le scelte
riguardo al soggettovariano a seconda che il verbo sia intransitivoo transitivo, si di-
stingueranno: (a) frasi converbo intransitivo, (b) frasi il cui verboè transitivoo regge
una frase con la funzione sintattica di complemento oggetto diretto.
Frasi di tipo (a).
Quando si formula la domanda prescidendo da eventuali cono-
scenze condivise riguardo a ciò che si chiede di quantificare, si usa raramente
cuànt
con la funzionedi soggetto: lasceltaè limitataessenzialmentea frasi come
cuàntareé-
sta?
“quanto resta?”, che vertono su reificazioni o sostanze indistinte. Se il soggetto
denota invece insiemi di esseri umani (o, eventualmente, individui di altro genere), si
preferisce formulare ladomandausando i gruppi preposizionali
incuànt /incuànti
con
la funzione di modificatori del verbo, costruendo frasi quali
in cuànt riìvn’i?
“quanti
arrivano?”,
in cuànt én’i^mòrt?
“quanti sonomorti?”. In alternativa si possono usare
costruzioni che rientranonelle frasi “scisse” (
cleft constructions
), chiamatecosìperché
un loro costituente viene “estrapolato” dalla frase “matrice” per evidenziare che ne è
rema (ovvero l’elementocheesprime lanuova informazione): l’elementoestrapolatoè
cuànt,
che funziona come predicato legandosi alla copula
ésor
, mentre gli altri costi-
tuenti della frase“matrice”vengono inglobati inuna relativacheha la funzione sintat-
ticadi soggettodi
ésor
; si formanocosì frasiquali
cuànt^eèn’i ch’ariìva?
“quanti sono
quelli che arrivano?”,
cuànt^eén’i ch’é^mòrt?
“quanti sonoquelli che sonomorti?”.
Non di rado si formula la domanda evidenziando la connessione che l’entità da
quantificarehaconconoscenzecondivisechenecomprendono l’ambito; si aggiunge
così immediatamente prima del verbo il clitico
ni
, incompatibile con i gruppi prepo-
sizionali
in cuànt /in cuànti,
costruendo frasi come
cuànt a nin reésta?
(/
cò’gh^nin
reésta?
) “quanto ne resta?”,
cuànt a nin riìva?
“quanti ne arrivano?”,
cuànt a
n’é^mòrt?
“quanti ne sonomorti?”.
223
Per un’interpretazione in una prospettiva storica cf. Rohlfs, op. cit., vol. 2°, p. 200.
224
Risale a lat.
quantu
(
m
).
61
1...,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73 75,76,77,78,79,80,81,82,83,84,...329
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