frase
amaàgn^tùt
il pronome indefinitodenota la totalitàdi un insiemecomprendente
elementi nonomogenei, in
a’lmaàgn tùt
ilmedesimo (che, per dirla con la termino-
logia tradizionale, funziona qui come complementopredicativodell’oggetto) “enfa-
tizza” la totalitàdi unprodotto (/sostanza) noto sullabasedel contestocomunicativo,
cui si fa riferimentopermezzodel pronome clitico
al
. Lo stesso si dica per le frasi
a
javèd^tùti
e
j én^gnù^tùti
: anchequi il pronome indefinito (che funzionacome“com-
plementopredicativo”dell’oggettonel primocaso,madel soggettonel secondo) “en-
fatizza” che lavicendadenotatadal verbo concerne tutti quanti gli individui cui si fa
riferimento con il clitico
ja
nel primo caso e con quello
i
(/
j
) nel secondo.
Nell’ambito poi di frasi quali
còst l’é^tùt
“questo è tutto”,
còsti j én^tùti
“questi
sono tutti/ queste sono tutte” il pronome indefinitodipendenteda
ésor
ha la funzione
predicativa: con esso si segnala che quanto viene denotato per mezzo di
còst/ còsti
corrisponde alla totalità di un insieme noto sulla base del contesto comunicativo o,
eventualmente, aggiunge quantomanca per ottenere questa totalità.
(b)Quantificazioni approssimative:
singolare plurale
maschile femminile maschile femminile
poòc
249
“poco”
poòca poòc
poòchi
parèć
250
“parecchio”
parècia parèċ
parèci
[è considerato un italianismo; ad esso viene preferito
tant
]
tànt
251
“tanto,molto”
tànta
tànti
troòp
252
“troppo”
troòpa troòp troòpi
Diversamente dai segni di tipo (a), le forme di questi lessemi possono reggere
comemodificatore il clitico
ni
, con cui si evidenzia la connessione del lorodenotato
conconoscenzecondivisechenecomprendono l’ambito, segnalando insiemeche tali
forme esprimono il rema della frase. Inoltre possono funzionare comemodificatori
di unverbo, per es. nelle frasi
a lavoór^poòc
(
/parèć/ tànt/ troòp
) “lavoropoco (/pa-
recchio/molto/ troppo)”,
amaàgn
^
poòc
(
/parèć/ tànt/ troòp
) “mangiopoco (/parec-
chio/ molto/ troppo)”, nelle quali si definisce semplicemente il grado di intensità
dell’azione/ attività denotata da
lavoór
e
maàgn;
questa funzione viene disattivata
con la semplice inserzione di
ni/ nin
“ne” - possibile per
maàgn,
ma nonper
lavoór
-,
con cui si costruiscono le frasi
a ninmaàgn
^
poòc
(
/parèć/ tànt/ troòp
) “nemangio
poco (/parecchio/ molto/ troppo)”. Nonmancano tuttavia frasi come
a spénd^poòc
249
Continua lat.
paucu
(
m
).
250
Deriva probabilmente da lat.
*
pariculu
(
m
) “più di uno” >
pariclu
(
m
) (cf. Rohlfs, op.
cit., vol. 2°, p. 228).
251
Continua lat.
tantu
(
m
).
252
Continua francone
throp
“mucchio”, da cui deriva pure it.
truppa
.
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