luppare il remadella frase; cf., per es.,
tànti j én^gnù
tanti sonovenuti”,
parèć imoó-
ron
“parecchimuoiono”
, an’è^gnù^tànti
(/
bombén
) “ne sonovenuti tanti”/
j én^gnù
in tànti
“sonovenuti in tanti”,
aninmoóra^parèć
“nemuoionoparecchi”/
imoórn’^in
parèć
(/) “muoiono inparecchi”.Nelle frasi converbo transitivo l’usodelle formedi
plurale
poòc/ poòchi, parèć/ parèći, tànti, troòp/ troòpi
con la funzione sintattica di
soggetto è limitata alla posizione preverbale, mentre per quella postverbale, con cui
viene espresso il rema, si tende ad utilizzare soltanto il gruppo preposizionale
in
+
pronome indefinito; cf., per es.,
poòc j al seèvon
“pochi lo sapevano”≈
j al seèvn’
^
in
poòc
“lo sapevano inpochi”,
tànt j àn^dè^di sòld
“parecchi hannodatodei soldi”≈
j àn^dè^di sòld in tànt
“hanno dato dei soldi in parecchi”.
Va aggiunto che nelle frasi nelle quali compare il clitico
ni,
il pronome
tànt
è in-
tercambiabile con il lessema avverbiale
bombén
usato con funzione secondaria refe-
renziale; esempi:
a nin vèd^bombén
“ne vedo molti”,
ed clà^tórta^chì a nin
voój^bombén
“di questa torta ne voglio molta”,
a nin riìva^bombén
“ne arrivano
molti”.
§ 5 c. I pronomi
medézim
ed
eètor.
Medézim
“medesimo”ed
eètor
“altro”hannocaratteristiche semanticheabbastanza
diverse rispetto a quelle dei pronomi finqui visti, inprimo luogoper la loropropen-
sione a fungere da rema (cioè elemento comunicativonuovo) della frase, che segna-
lano ospitandone l’accento principale.
Medézim
253
[masch. sing. e plur.] (femm.
medézima
[sing.] e
medézimi
[plur.]),
chehacome specificatoreobbligatorio l’articolodeterminativo, vieneusato inprimo
luogo per riferirsi ad individui/ oggetti (presentati comunque senza fornire gli ele-
menti necessari per una loro identificazione esatta) i cui tratti distintivi essenziali
sono identici a quelli di altri menzionati in precedenza o noti dal contesto: non è
esclusa l’eventualitàche si possaavereunacoreferenzialità, cioèche si tratti deime-
desimi individui/ oggetti. Cf., per es.,
è^gnù^i medézim
“sono venuti i medesimi”,
dà’m^ilmedézimi ed cl’eètor
^
dì!
“dammi lemedesime dell’altro giorno!”.
Pure
eètor
254
“altro” [masch. sing. e plur.] (femm.
eètra
[sing.] e
eètri
[plur.]) è
usato per riferirsi ad individui/ oggetti che hanno tratti essenziali identici a quelli di
altrimenzionati inprecedenzaonoti dal contesto; tuttaviaconesso si esclude l’even-
tualità che questi altri individui /oggetti possano essere identici a quelli denotati da
eètor
. Si unisce al dimostrativo
còl
usato come variante dell’articolo quando gli og-
getti (/insiemi di oggetti) presi in considerazione sono due soltanto, ma all’articolo
indeterminativo o al “partitivo”
dj
/
dil
quando i medesimi sono più di due; esempi:
aj ò^vìst^namàchinaepò^n’eètra
“hovistoun’automobileepoi un’altra”,
dà’m’ni^dj
eètor!
“dammene degli altri”,
aRòma a’gh và^chj eètor
“aRoma vanno gli altri” ≈
253
E’ riconducibile a lat.
metipsimu
(
m
) (cf. Rohlfs, op. cit., vol. 2°, pp. 210-211.
254
E’ riconducibile a lat.
altru
(
m
): la liquida
l
preconsonantica si è velarizzata in
u
, che
successivamente è caduta (cf. Rohlfs, op. cit., vol. 1°, p. 342).
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