Gnénta
si differenziada
nisón
perchépermettedi riferirsi a sostanzeo reificazioni;
esempi:
l’é^meéj poòcchegnénta
“èmegliopocodi niente” (cui il dialettopreferisce
l’idioma
l’é^meéj rozgheèr^n’oòs che’nbastón
“èmeglio rosicchiareunosso cheun
bastone”),
an gh’é^gnénta ch’a’m pjeèz
“nientemi piace”,
al ne voól^gnénta
“non
vuole niente”.
Con
ognón
si segnala che la totalità (ouna quantità ad essa vicina
244
) degli esseri
umani appartenenti ad un insieme identificabile sulla base del contesto ha un deter-
minato ruolo nella vicenda/ situazione denotata dal verbo (o altro segno dal quale
ognón
dipende); cf., per es.,
ognón l’à^portè^di regaàl
“ognunohaportatodei regali”,
a voój
^
deèr^a ognón al sò^regaàl
“voglio dare a ciascuno il suo regalo”.
Il lessema
tùt
presentaaffinitàevidenti con
ognón
,ma senedifferenziaper il fatto
che può riferirsi non solo ad esseri umani, ma anche ad oggetti, porzioni di materia
o reificazioni.Vanotato inoltreche le formedi
tùt
intercambiabili con
ognón
sonodi
numero plurale, comportando una diversa prospettiva, più precisamente un diverso
livello di esemplarità (
level of exemplarity
), per dirla con le parole di Talmy
245
.
Con la forma di singolare
tùt,
usata più spesso con la funzione sintattica di com-
plemento oggetto, si prende in considerazione un insieme comprendente elementi
nonomogenei (cioèdi tipi differenti) ed identificabile sullabasedel contesto, segna-
lando che la sua totalità ha un determinato ruolo nella vicenda/ situazione denotata
dal verbo (odaun segnodi altro tipo)dal quale
tùt
dipende; cf., per es.,
almaàgna^tùt
“mangia tutto [= ogni cosa commestibile]”
246
/
l’à^magnè^tùt
“ha mangiato tutto”,
l’à^portè^vìa^tùt
“ha portato via tutto [= ogni cosa che si riesce a prendere]”,
al
voól^tùt
“vuole tutto [= ogni cosa che si può cercare di ottenere]”,
o tùt o gnénta
“o
tuttooniente”. Con la forma
tùti
(/
tùt
davanti al cliticodi 3aplur.
i
/
j,
limitatamente
almaschile)
247
, invece, si prende inconsiderazioneun insiemedi elementi omogenei,
che più spesso sono esseri umani; cf., per es.,
tùt j én^bón^’d criticheèr
“tutti sanno
criticare”,
tùti j én^bóⁿni^’d criticheèr
“tutte sanno criticare”,
d’ed chì a’s vèda^tùti
“da qui si vedono tutti/ tutte”,
clà^dòna^là la và^con tùti
“quella donna va con tutti/
tutte”,
a’l voój
^
diìr^a tùti
“voglio dirlo a tutti/ tutte”.
Sonodegnedi notaopposizioni quali
a^maàgn^tùt
“mangio tutto”≈
a’lmaàgn^tùt
“lomangio tutto”,
a vèd^tùti
“vedo tutti/ tutte” ≈
a ja vèd^tùti
“li vedo tutti/ le vedo
tutte”,
tùt j én^gnù
“tutti sono venuti”/
tùti j én^gnuùdi
“tutte sono venute” ≈
j
én^gnù^tùti
“sono venuti tutti”/
j én^gnuùdi^tùti
“sono venute tutte”
248
Mentre nella
244
Nel parlare quotidiano i principi della logica hanno un’applicazione parziale.
245
Cf. Talmy, op. cit., pp. 80-81.
246
Se
maàgna
significa “è solitomangiare”, con
tùt
si fa riferimento in primo luogo alla
totalità dei vari tipi di cibo.
247
L’interpretazione di
tùt
come plurale è univoca grazie alla compresenza di tale clitico,
oltre che alla concordanza della desinenza del verbo.
248
Inquesti casi ladiversa formadi participiopassatopermettedi disambiguare la seman-
tica di
tùti
riguardo al genere.
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