(
/parèć/ tànt/ troòp
) “spendopoco (/parecchio/molto/ troppo)”, per lequali èesclusa
l’eventualitàche
poòc, parèć, tànt, troòp
sianodeimodificatori.Lo stesso si potrebbe
dire per la frase
at voó
l^
troòp
“pretendi troppo”, pur ammettendo che in casi come
questo il confine tra complemento emodificatore non è così netto.
Con
poòc
si fa riferimento a individui/oggetti, porzioni di materia o reificazioni
che hanno un determinato ruolo nella vicenda/ situazione denotata dal verbo (o da
altro segno da cui
poòc
dipende), segnalando che essi costituiscono una parte abba-
stanza ridotta di un insieme o grandezza di ordine superiore identificabili sulla base
del contesto; con
tànt
e
parèć
(che sono essenzialmente sinonimi) si segnala invece
che la parte è cospicua, pur senza avvicinarsi alla totalità. Quanto poi a
troòp
, esso
occupa un posto a sé in quanto esprime piuttosto il superamento dei limiti stabiliti
sullabasedi normegenerali oconoscenzeparticolari, ugualmentenote sullabasedel
contesto.
Le forme di numero singolare
poòc/ poòca, parèć/ parècia, tànt/ tànta, troòp/
troòpa
usate con la funzione di complemento oggetto diretto o di soggetto di una
frase converbo intransitivo sonopiù spessomodificate dal clitico
ni,
che ne impone
una collocazione dopo il verbo; cf., per es.,
tó’ni^poòca!
“prendine poca!”,
a nin
voój^poòc
“nevogliopoco”,
dà’m’ni^tànta!
“dammene tanta!”,
at nin toóz^troòp
“ne
prendi troppo”,
aninmadurìsa^poòc
“nematuranopochi”.Nell’ambitodel soggetto
di frasi converbo transitivo si tende inveceapreferireai pronomi indefiniti di numero
singolare i gruppi nominali composti da articolo determinativo (o dimostrativo) ed
aggettivo indefinito “sostantivato”, che escludono l’usodi
ni;
cf., per es.,
al troòpal
stùfa
“il troppo stanca”;
còl^poòcalmecóntenta
“quel pocomi accontenta”. Il clitico
ni/ nin
è esclusopurenelle frasi nellequali le formedi numero singolare (più spesso
poòc
) sono rettedaunapreposizione; cf., per es.,
al’sconténta^’dpoòc
“si accontenta
di poco”,
i’s rabìson par poòc
“si arrabbiano per poco”.
Le forme di plurale
poòc/ poòchi, parèć/ parèći, tànti, troòp/ troòpi
usate con la
funzione di complemento oggetto vanno collocate dopo il verbo e, quando si vuole
sottolinearecheesprimono il remadella frase, si aggiunge il clitico
ni
come loromo-
dificatore; cf., per es.,
a n’ò^vìst^poòc
(
/a n’ò^vìsti^poòchi
) “ne ho visti pochi (/ne
hovistepoche)”,
at n’inviìd^troòp
(
/troòpi
) “ne inviti troppi (/troppe)”.Esse seguono
il verbopurequando sono introdottedaunapreposizione; cf.
al và^d’acòrdi^conpoòc
“vad’accordoconpochi”,
i’s laménton^conparèć
“si lamentanoconmolti”,
at vè^da
troòpi
“vai da troppe”,
al scrìva^a tànti
“scrive a tanti/ tante”.Quando invece leme-
desime forme funzionanocome soggettodi una fraseconverbo intransitivo, possono
sia seguire il verbo reggendodi norma il clitico
ni
, siaesserecollocatenellaposizione
preverbale, cheesclude l’usodi taleclitico: le formeposposteal verbo, inalternativa
alle quali si può usare il gruppo preposizionale
in
+ indefinito (incompatibile con il
clitico
ni/ nin
) con la funzione sintatticadimodificatoredel verbo, esprimono sempre
il rema della frase, mentre quelle collocate prima del verbo presentano un’informa-
zione, nonnecessariamentenota, chevieneutilizzatacomepuntodi partenzaper svi-
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