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la formadimaschile
260
. Esempi:
dólsa
“dolce” (≈
dóls
),
espèrta
“esperta” (≈
espèrt
),
fàcila
“facile” (≈
fàcil
),
bóⁿna
“buona” (≈
bón
),
picéⁿna
“piccola” (≈
picén
),
coloreèda
“colorata” (≈
colorè
),
bruniìda
“brunita” (≈
brunì
),
fojuùda
“riccadi foglie” (≈
fojù
).
In taluni casi ilmorfo
-a
viene aggiuntodopo aver sincopato la secondavocale (per-
lopiù
o
) di un aggettivo bisillabico accentato sulla prima sillaba
261
, per es.
fùrba
“furba” (≈
fùrob
),
férma
“ferma” (≈
feérom
),
lèrga
“larga” (≈
leèrog
),
giò·nva
262
“gio-
vane” (≈
giòvon
).
Il plurale del femminile si ottiene sostituendo ilmorfo
-a
del singolare con
-i
; cf.
cheèri
“care” (≈
cheèra
),
dólsi
“dolci” (≈
dólsa
),
gràndi
“grandi” (≈
grànda
),
picéⁿni
“piccole” (≈
picéⁿna
).
I gradi dell’aggettivoqualificativo
Nel dialettoparmigianonon sonomolto frequenti le formedi superlativocon suf-
fisso
-ìsim-
del tipo
longhìsim
“lunghissimo”
263
,
che vanno considerate più spesso
italianismi (
-ìsim
<
-issimo
)
.
La stessa semanticavieneespressa talorapermezzodel
prefisso
stra-
; esempi:
strabeél
“bellissimo”,
strabrùt
“bruttissimo”,
stragiùst
“giu-
stissimo”. L’alternativa più usuale è tuttavia un gruppo formato da aggettivo +mo-
dificatore restrittivo
bombén
264
“molto”; esempi:
lóng^bombén
“molto lungo”,
beél^bombén
“molto bello”.
Per esprimere il comparativodimaggioranzae il superlativo relativo si usa invece
il modificatore restrittivo
265
“più” (= it.
più
), che si appoggia alla forma aggetti-
vale che lo segue;
pù^lóng
“più lungo”,
al pù^lóng
“il più lungo”,
pù^beél
“più
bello”,
al pù^beél
“il piùbello”.Va aggiunto che il dialettoparmigianonondispone
di forme come it.
superiore
,
migliore
,
peggiore
, ma usa
pù^èlt, pù^bón
(/
breèv
)
,
pù^catiìv;
laparola
supérjor
“superiore”non èun aggettivo,maunnome che signi-
fica “capo”.
260
Tale consonante ha una spiegazione diversa in una prospettiva storica. Si deve partire
dall’opposizione travocale+
d
+
u
(maschile) evocale+
d
+
a
(femminile) di unperiodoan-
tico, riconducibile a lat. vocale+
t
+
u
(
m
) ≈vocale+
t
+
a
(
m
): nella forma dimaschile sono
cadute la vocale finale e successivamente
d
,mentre –
da
del femminile si è conservata.
261
In una prospettiva storica le cose si spiegano diversamente, visto che la vocale della
forma di maschile “sincopata” al femminile è stata inserita dopo la caduta di
u
finale con lo
scopo di evitare taluni nessi consonantici in fine di parola; esempio:
fùrbu
>
fùrb
>
fùrob
.
262
In questo caso si ha anche lametatesi delle consonanti
v
e
n
.
263
Cf. Piagnoli, op. cit., pp. 74-75.
264
Continua la locuzione
mon
(
d
)
bén
– che in origine significava “molto bene” -, con as-
similiazione consonantica
b
-
b
. Cf. G. Petrolini, “Il dialetto parmigiano. Piccola lingua di
una piccola patria”, inAA.VV.,
Storia di Parma
, vol. 1°, Parma, 2008, p. 182.
265
Continua lat.
plus
; la consonante
l
è scomparsa per abbreviazione (cf. Rohlfs, op. cit.,
vol. 1°, p. 452).
74
1...,77,78,79,80,81,82,83,84,85,86 88,89,90,91,92,93,94,95,96,97,...329
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