Con
vón
il parlante fa riferimentoadun singoloessereumanononancoranoto
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,
di cui presuppone l’esistenza; esempi:
vón al còra
“uno corre”,
vùna la còra
“una
corre”,
é^rivè^vón
“è arrivato uno”,
a vèd^vón ch’a còra
“vedo uno che corre”,
aj
ò^vìst^vón ch’at conòs^ànca^tì
“ho visto uno che conosci anche tu”.
Teèl
, che ha come specificatore obbligatorio l’articolo indeterminativo, è essen-
zialmente un sinonimodi
vón
:mentre questoviene usatopiù spesso con la funzione
di soggetto,
teèl
èpreferitoper le funzioni sintattichediversedaquesta; sonodel tutto
intercambiabili quandodaessi dipendeuna frase relativa introdottapermezzodi
che
.
Esempi:
é^rivè^’n teèl
“è arrivato un tale”,
aj ò^incontrè^un teèl
“ho incontrato un
tale”,
aj ò^vìst^un teèl ch’at conòs^ànca^tì
“ho visto un tale che conosci anche tu”.
Seoccupa laposizione finaledella frasee si pronuncia la suavocale tonicaconun’in-
tonazione ascendente allungata, permette di segnalare che l’individuo cui si fa rife-
rimentoconessohapeculiarità fuori dallanorma, più spessovalutabili negativamente;
cf., per es.
l’à^incontrè^un teèl°!
“ha incontrato un tale!”.
Cuelcdón
, che ha ugualmente come specificatore obbligatorio l’articolo indeter-
minativo, viene usato quando gli esseri umani non ancora identificati sono almeno
uno, ma comunque il loro numero è abbastanza ridotto; per questa sua indetermina-
tezza si rivela particolarmente utile per parlare di eventualità che potrebbero realiz-
zarsi.Esempi:
uncuelcdóna riìva
“qualcunoarriva”,
a speér edvèdor^nacuelcdùna
“sperodi vederequalcuna”,
acérc
^
uncuelcdónch’avoója
^
gniìr^conmì
“cercoqual-
cuno che voglia venire conme”.
Cueél
“qualcosa” si differenziada
cuelcdón
perchévieneusatoper riferirsi acose,
sostanze o reificazioni anziché ad esseri umani; esempi:
cueél a’s moóva
“qualcosa
si muove”,
fè’t^cueél?
“fai qualcosa?”,
dà’m^cueél^da magneèr!
“dammi qualcosa
damangiare!”,
a sérc^cueél ch’a’m pjeèza
“cerco qualcosa chemi piaccia”.
Con
socuànt
si segnala che gli individui, oggetti o reificazioni sono di numero
abbastanza ridotto. Quando viene usato per riferirsi ad individui funziona come va-
riante di
cuelcdón
, che il dialetto preferisce; diversamente da quest’ultimo,
socuànt
con la funzionedi soggettodi unverbo intransitivoodi complementooggettodi uno
transitivo può reggere il clitico
ni
comemodificatore, evidenziando la connessione
che il denotato del quantificatore ha con talune conoscenze condivise che ne com-
prendono l’ambito; esempi:
socuànt j én^rivè
“alcuni sono arrivati” (cui il dialetto
preferisce
cuelcdón é^rivè
),
socuànt j én^dvintè^maduùr
“alcuni sono diventati ma-
turi”,
n’è^andè^vìa^socuànt
“ne sonopartiti alcuni”
dà’m’ni^socuànt!
“dammeneal-
cuni!”.
Sartón
denota esseri umani; indicando una quantità che equivale all’incirca a
quelladi
socuànt
; esempi:
sartón j én^rivè jeér
“alcuni sonoarrivati ieri”,
con^sartùni
(
a
)
ne’spoól
^
miìga
^
parleèr
“conalcunenon si puòparlare”,
aj èma^vìst^sartónch’i
gh’eèvn’^al capeél
“abbiamo visto alcuni che portavano il cappello”. Con
sartòn
è
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Tale individuo non può venire presentato come parte di un gruppo: in una frase quale
n’è^rivè^vón
“ne è arrivato uno”,
vón
non è un indefinito,ma un numerale.
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